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ROMA. Trovati nuovi tesori della Roma repubblicana e imperiale.

Roma conserva la memoria del proprio passato e periodicamente restituisce tesori inattesi. Il ministero per i Beni culturali e la Soprintendenza per i beni archeologici hanno presentato quattro eccezionali rinvenimenti, alcuni imprevisti, che arricchiscono la lettura della Roma repubblicana e imperiale: scavi e restauri sul fronte occidentale del Palatino, una necropoli con colombari presso lo stadio Flaminio, un monumento funerario sulla via Flaminia nell’area vicina a via Vitorchiano e ulteriori ricerche topografiche nella zona di Castel di Guido sulla via Aurelia per lo studio di un territorio che corrisponde all’antica Lorium dove nacque Antonino Pio. Per il sottosegretario per i Beni culturali Francesco Giro e il Soprintendente Angelo Bottini si aggiunge una pagina nuova alla storia della città.

La Domus Tiberiana che copre quasi interamente il Colle Palatino, poggiando su un banco di tufo profondamente lesionato, è da anni oggetto di consolidamenti: gli attuali scavi sugli Orti farnesiani e nell’area del criptoportico – la galleria sotterranea dove con molta probabilità fu ucciso l’imperatore Caligola – delineano meglio la planimetria centrale del colle e accertano che fu l’imperatore Claudio a dotare il piano nobile della domus di un portico colonnato, di giardini e di una grande vasca. Gli scavi, da cui sono emersi importanti ritrovamenti scultorei, tagli finanziari permettendo, dovrebbero essere completati. Come quelli del cantiere aperto verso il Velabro che hanno portato alla luce pitture riconducibili al primo stile pompeiano (80 a.C.) e pavimenti in mosaico bianco-nero. Con molta probabilità la domus apparteneva in origine a un ricco patrizio di età repubblicana, ma fu acquistata in seguito e ristrutturata da Augusto.

Lo stadio Flaminio, che a Roma è stadio del rugby, in via di adeguamento e ristrutturazione, ha fatto riemergere dal sottosuolo, proprio dove dovevano essere realizzate rampe di scale esterne, parte di un intero quartiere sepolcrale della via Flaminia, forse «il più significativo esempio di città dei morti», sottolinea l’archeologa Marina Piranomonte, dove venivano deposti liberti di origine greca, come risulta dal ritrovamento di un’urna cineraria e due frammenti di iscrizione.

Intercettato un tracciato antico sempre sulla via Flaminia, vicino via Vitorchiano all’interno di un’area industriale abbandonata. Si tratta di un grandioso monumento funebre: blocchi marmorei, parti di colonne, capitelli, timpani, lastre decorate, iscrizioni, emergono sensazionalmente in gruppi monumentali scomposti ma di facile connessione. L’epigrafe dedicatoria consente di attribuire il mausoleo a Marco Nonio Macrino, esponente di una famosa famiglia bresciana, forse il soldato-gladiatore interpretato da Russel Crowe. Per l’archeologa della Soprintendenza speciale di Roma Daniela Rossi si tratta di un ritrovamento eccezionale, come non accadeva da decenni. Il progetto di ricerca prevede la totale demolizione degli edifici presenti, il recupero totale dei resti e la musealizzazione del sito.

Sommerso dalla vegetazione e danneggiato negli anni da ladri e da vandali, l’antico borgo romano di Lorium, sede di residenze e villeggiature imperiali, all’interno dell’azienda agricola comunale di Castel di Guido, stupisce per la quantità e la ricchezza dei ritrovamenti: tre i cantieri aperti dalla Soprintendenza per studi e ricerche sulla Villa delle Colonnacce, divisa in tre livelli, che sta rivelando un particolare apparato murario esterno in opus reticolatum in calcare bianco, con cornici scenografiche a prua di nave. Gli scavi nella Villa di Olivella, condotti in collaborazione con la scuola di specializzazione di Topografia antica dell’Università di Roma e quella di Foggia, hanno portato alla luce nuovi ambienti dell’impianto termale e nuove pavimentazioni con tappeti a tessere bianco-nero. Ritrovate anche tessere colorate in pasta vitrea e lastrine di rivestimento con foglia d’oro.

Recuperato, scavato e parzialmente documentato anche l’insediamento Monte Aurelio, in prossimità del fiume Arrone, antico confine tra il territorio etrusco e Roma: il complesso si sviluppa intorno a una cisterna ipogea con copertura a botte. Considerate le diverse epoche dei reperti, la continuità di vita del complesso insediamentale coprirebbe un lunghissimo arco di tempo, dalla protostoria alla Roma repubblicana.

Per il completamento dei lavori e la chiusura degli scavi si rinvia alla “rimodulazioni” ministeriali che dovrebbero riordinare la qualità della spesa pubblica senza però intaccare settori nevralgici, assicura il sottosegretario del ministro Bondi, come l’archeologia e architettura. «Nei prossimi giorni – conclude Francesco Giro – verrà organizzato un tavolo stabile fra questo ministero e il Comune di Roma per pianificare strategie comuni relative sia al patrimonio archeologico sia alla piattaforma per l’arte contemporanea».


Fonte: Il Sole – 24 Ore 16/10/2008
Autore: Donata Marrazzo
Cronologia: Arch. Romana

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