Una scoperta importante ma enigmatica è stata fatta vicino a Roma. Gli archeologi hanno scoperto un’enorme piscina, che ha almeno 2.300 anni. Tuttavia, il ruolo e lo scopo di questo ritrovamento non sono noti. Gli esperti hanno suggerito che fosse utilizzato per vari scopi, ma nessuno ne è sicuro, e la piscina è un vero mistero.
La vasta piscina è stata rinvenuta a metà strada tra la città ed il suo antico porto di Ostia e si trova non lontano dal Tevere. Il ritrovamento è stato effettuato durante un intervento di archeologia preventiva, che ha cercato di identificare e preservare eventuali resti archeologici prima che iniziasse un importante progetto di costruzione nell’area. Questa scoperta “ci ha lasciato sorpresi”, ha dichiarato Daniela Porro, che ha collaborato alla supervisione degli scavi, secondo la relazione della Soprintendenza Speciale di Roma.
La piscina è semplicemente enorme ed è stata paragonata ad una piscina olimpionica. Si tratta di una vasta area infossata i cui fianchi sono costituiti da grossi blocchi di pietra, con alcuni blocchi di tufo che ne delimitano i confini. Risale probabilmente al IV secolo a.C., quando Roma stava cominciando a diventare una potenza ed è lunga circa 150 piedi (50 m) e larga 40 piedi (13,5 m). Ci è voluto un anno intero per scavare la piscina. Il Telegraph cita uno dei membri del team che ha lavorato nella piscina e che ha affermato di non essere sicuro quale fosse il suo scopo, descrivendolo come “un enigma”.
“E’ molto raro scoprire una struttura come questa e non sapere a cosa servisse”, ha detto al Telegraph Emanuele Giannini, un archeologo che lavora sul sito. Ad aggravare l’enigma, è stato trovato un frammento di legno conservato nel fango con un’iscrizione in lettere etrusche, che potrebbe rappresentare un nome personale. Nel iv secolo a.C. i romani furono molto influenzati dalla cultura etrusca.
Si presumeva che lo scopo della piscina fosse in qualche modo collegato al fiume Tevere. Ciò ha portato ad ipotizzare che potesse far parte del cantiere di un costruttore navale. Questa opinione era rafforzata dal fatto che ad un’estremità c’era “una rampa di pietra che avrebbe consentito un facile accesso” riferisce la Soprintendenza Speciale di Roma. Tuttavia non è stato trovato alcun canale che collegasse la piscina al fiume e quindi non era adatto ad alcun ruolo nella costruzione delle navi.
Un’altra teoria era che fosse utilizzato nell’acquacoltura, l’allevamento di pesci destinati al consumo. I romani erano esperti nell’allevamento ittico ed in tutti i suoi territori antichi sono stati trovati molti stagni per pesci. Tuttavia, la piscina non ha le caratteristiche di un laghetto, ovvero un’area speciale in cui i pesci possono deporre le uova. Si è anche ipotizzato che il sito fosse utilizzato per altri scopi, come ad esempio “contenere letame animale” secondo la Soprintendenza Speciale di Roma.
Sembra improbabile che l’enorme contenitore d’acqua sia stato utilizzato per scopi industriali non meglio specificati. Dall’esame della rampa è emerso che non era solcata dai carri e sembra che fosse utilizzata solo dalle persone per uscire ed entrare in acqua. Alcuni suggerirono allora che si trattasse di una piscina. Non esisteva però un grosso centro abitato nelle vicinanze ed il pavimento della piscina era in terra battuta, mentre tipicamente erano di marmo e pietre pregiate.
Successivamente è stato suggerito che la piscina fosse utilizzata come parte di cerimonie religiose o per altri scopi rituali. Le piscine sacre facevano parte della religione romana. Tuttavia, è molto più grande di piscine sacre simili e non c’erano prove di resti di un santuario o di un tempio nelle vicinanze. Daniela Porro, citata dal Telegraph, ha affermato: “potrebbe avere avuto uno scopo religioso sacro ma stiamo ancora lavorando per cercare di capire esattamente di cosa si trattasse”.
Sono stati anche accertati alcuni fatti sulla piscina. Si trovava al confine tra Roma e Ostia. Tecnicamente era amministrato da Ostia a causa della sua posizione. Nella Soprintendenza Speciale di Roma si legge che la sua ubicazione è “una posizione rilevante, forse non casuale, che si inserisce in un contesto storico più ampio e ricco”.
Si ritiene che la piscina venne inondata dal Tevere e non fu più utilizzata a partire dal I secolo d.C.
Un’altra possibilità è che fosse legato alle numerose ville d’élite. Plinio il vecchio scriveva che “la sua villa laurentina si trovava in una zona vocata a ville e pascoli grazie alla presenza dell’acqua” secondo la Soprintendenza Speciale di Roma. Probabilmente la piscina era collegata ad alcuni acquedotti della zona e faceva parte dell’antico sistema di approvvigionamento idrico della regione.
Barbara Rossi, direttrice del progetto: “speriamo che lo studio dei tanti oggetti venuti alla luce, tra cui pezzi di legno, oggetti in terracotta, manufatti metallici ed iscrizioni, sveli i segreti di questo straordinario angolo dell’antica Roma.”. Ciò aiuterà a risolvere il mistero della piscina, che potrebbe fornire nuove informazioni su un periodo critico della storia romana. La Porro, citata dalla Soprintendenza Speciale di Roma, ha affermato che il progetto è “un altro successo per l’archeologia preventiva”.
Autore: Vincenzo Di Gregorio 26 mag 2024