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ROMA. Riaperta al pubblico restaurata la Sala degli Imperatori ai Musei Capitolini..

E’ stato illustrato ieri, presenti il sindaco Virginia Raggi e l’assessore alla Crescita culturale Luca Bergamo, il restauro della Sala degli Imperatori del Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini, riaperta al pubblico dopo i lavori promossi dalla Sovrintendenza Capitolina guidata da Claudio Parisi Presicce e resi possibili grazie al sostegno di Enel Green Power (sembra 80 mila euro), per la valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale di Roma. “Non ci fermeremo qui”, dice Francesco Venturini AD della società elettrica, annunciando una ulteriore collaborazione pubblico-privato per il restauro nei prossimi mesi dell’area di Villa Caffarelli, in particolare delle zone esterne, Giardino Caffarelli e Giardino De Vico, delle fontane e degli arredi di uno dei luoghi più significativi di Roma, precisa il Sovrintendente. Sotto la terrazza Caffarelli a piano terra, si trovano gli ambienti che facevano parte dell’allestimento del Museo Mussolini inaugurato nel ’25, poi del Museo Nuovo. Dovrebbe ospitare la prima mostra di una selezione di opere della Collezione Torlonia.
“La cultura serve a nutrire la nostra mente, il nostro spirito”, dice il Sindaco. Il turismo deve tornare ad avere un ruolo molto importante che non può prescindere dall’esistenza del nostro patrimonio storico e archeologico con cui dobbiamo far respirare questa città. E parla di “primo tassello sulla strada del riscatto culturale”, insiste sull’impegno per la rinascita con la collaborazione di tutti. “Dobbiamo tornare a essere una comunità anche nella cultura”, afferma.
Dopo quattro mesi di lavoro, durante i quali 20 opere sono state esposte nel Museo dell’Università di Oklahoma nella mostra “Immortales”, le pareti della Sala degli Imperatori hanno ritrovato il colore originario azzurro-cinerino, il “colore dell’aria” tanto amato nel Settecento, mentre le partiture decorative, le lesene a decorazione vegetale, le corone a foglia di quercia, hanno il delicato color avorio delle origini. Nelle guide di qualche anno fa si vede il rosso pompeiano, che è successivo agli scavi.
L’intervento di restauro in cui sono state impegnate cinque persone, terminato ad aprile, “ha tirato fuori la vera lastra antica”, spiega Sebastiano La Manna, progettista e direttore dei lavori. Come già era avvenuto nella vicina Sala dei Filosofi restaurata due anni fa. Nel Settecento era tutto patinato, non si distingueva il marmo dallo stucco. Un esempio? “Il rilievo in alto di un sarcofago con battaglia e un rarissimo elefante, ha un’integrazione settecentesca in terracotta che era perfettamente mimetizzata e che ora si distingue nettamente dal resto”, fa notare il Sovrintendente Capitolino. Dalle patinature riemerge la storia delle raccolte.
La riscoperta dell’originaria doratura a foglie delle baccellature e delle fuseruole ha donato nuova luce alle cornici in stucco dei bassorilievi. Oltre a restituire alla sala la sua cromia originaria, il restauro ha riservato numerose sorprese e particolari fino ad ora sconosciuti. Sulla porta d’ingresso dalla galleria è conservato un calco in gesso di un rilievo appartenente alle collezioni romane che evidentemente dopo il trattato di Tolentino finì con Napoleone a Parigi. Un sarcofago con le muse mai tornato.
“E’ stato un lavoro complesso – precisa il restauratore Roberto Bordin – ma la cosa più importante è aver ritrovato le dorature settecentesche sotto gli scialbi e nelle statue aver riscoperto l’originaria pelle del marmo liberato da concrezioni e sporco”. L’intervento ha riguardato anche otto busti sulle mensole e il ripristino dei banconi su cui sono poggiati i ritratti imperiali, realizzati in stucco e decor a finto marmo, nonché i sei bassorilievi antichi incastonati nelle pareti fra cui spiccano quello di Perseo che libera Andromeda, quello di Endimione addormentato su una roccia e quello dedicato alle Ninfe.
Il Museo Nuovo, cosiddetto perché edificato più tardi rispetto al Palazzo Senatorio e al Palazzo dei Conservatori (al suo posto immagini del ‘500 mostrano il muro di contenimento del convento dell’Aracoeli), inserito nel progetto di Michelangelo, iniziato ai primi del ‘600 con papa Clemente VIII che affidò l’opera a Girolamo Rainaldi, fu completato alla metà del secolo da Carlo Rainaldi sotto il pontificato di Innocenzo X. Prima di diventare nel 1733 con papa Clemente XII la prima raccolta pubblica di antichità ordinata secondo i criteri di un museo moderno, fu concesso in uso alla “Corporazione delle arti della lana e della seta”.
La sala degli imperatori espone i ritratti raffiguranti imperatori e personaggi della corte imperiale, raccolti in maggior parte dal cardinale Alessandro Albani, la cui collezione fu acquistata dai Capitolini come nucleo fondante del nuovo museo aperto nel 1734. Al centro la statua seduta di Elena, madre di Costantino, raffigurata secondo il modello di Fidia, sulle pareti importanti rilievi di epoca adrianea e in una doppia fila di mensole, in ordine cronologico, 67 ritratti che permettono di seguire lo sviluppo della ritrattistica romana dall’età repubblicana al periodo tardo antico, da Augusto a Onorio. Augusto rappresentato come combattente e poi come padre della patria e Livia come Cerere, o la coppia dell’ultima grande dinastia, l’imperatore Settimio Severo e la moglie siriaca Giulia Domna, con la tipica acconciatura a melone, o il Nerone con barba prediletto dal cinema.

Info:
Musei Capitolini, Palazzo Nuovo – Piazza del Campidoglio Roma.
Orario: dal martedì alla domenica ore 9.00-20.00.
tel. 060608 e www.museicapitolini. org

Autore: Laura Gigliotti

Fonte: www.quotidianoarte.it, 20 lug 2016

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