Contro ogni previsione, si è presentata in tribunale Marion True. A differenza dell’altro co-imputato Robert E. Hecht, il 16 novembre ha preso posto nella VI sezione del Tribunale di Roma per il processo che la vede incriminata per ricettazione di reperti archeologici e associazione a delinquere. In un soprabito di camoscio nero, capelli color platino, l’ex curatrice del Getty Museum è stata seduta per quattro ore senza mai guardarsi intorno.
Gli avvocati della sua difesa, Franco Coppi e Francesco Isolabella, con l’avvocato Alessandro Vannucci per Hecht, si sono opposti alla presenza delle telecamere, lasciando nel corridoio gli inviati della Reuters, dell’Associated Press, di due emittenti tedesche (Zdf e Ard), e del primo canale di lingua tedesca della Tv svizzera (Drs). La giornalista elvetica Sabine Gisiger ci teneva in modo particolare alle riprese perchè da pochi mesi è entrata in vigore nel suo Paese una legge che mette finalmente sotto controllo il traffico di opere d’arte, che prima arrivavano e venivano depositate in ben cinque Porti Franchi senza una dichiarazione di provenienza.
Alla presenza di molti giornalisti della carta stampata (tra cui Tracy Wilkinson, la corrispondente italiana del “Los Angeles Times”, che ha dato grande rilievo alla vicenda con approfondite inchieste) il processo è iniziato alle 11,10.
Il presidente Gustavo Barbarinaldo ha prima respinto, perché giudicate infondate, le eccezioni avanzate dalla difesa e relative alla fase istruttoria, tendenti a bloccare il processo; poi ha ascoltato le motivazioni per le richieste di costituzione di parte civile che, dopo riunioni e dibattiti, sono state tutte accolte. Accanto al pubblico ministero Fabio Giorgio Ferri, ci saranno d’ora in poi, come parti lese, i rappresentanti dello Stato, della Regione Sicilia, e anche quelli di Italia Nostra e del privato Giorgio Guglielmi.
Il Pm Ferri ha avanzato la richiesta di ammissibilità al fascicolo processuale di una documentazione integrativa e di una memoria scritta con allegati. La difesa della True e di Hecht si è opposta, ma il Pm ha replicato che si tratta di una documentazione che abbraccia quaranta anni di traffico illegale e che le consulenze tecniche, da lui disposte, si sono effettuate all’estero e su richiesta dell’autorità svizzera che, a seguito dei risultati, ha trasmesso gli atti in Italia.
Fra le eccezioni sollevate, gli avvocati Coppi e Vannucci hanno chiesto di unificare questo processo a quello riguardante Rodolfo Giovinazzo (udienza fissata a marzo) trattandosi di incriminazioni simili, ma il Pm ha precisato che, differenti sono le entità del danno e, quindi, delle colpe.
Se Giovinazzo può considerarsi più defilato per la posizione penale, Hecht può definirsi come il “capo della Banda Bassotti e Marion True come il referente estero dell’associazione a delinquere”. Il Presidente ha concluso respingendo l’accorpamento dei due processi, accogliendo la memoria scritta redatta dal Pm senza la cospicua documentazione allegata, e ammettendo la produzione degli atti delle rogatorie all’estero, già presenti nel fascicolo del dibattimento, eccezion fatta per quelli non strettamente legati all’espletamento delle rogatorie stesse. Ferri, infine, ha richiesto un’ulteriore documentazione: acquisizioni bancarie per le trattative Fleischman-Getty Museum; esami autoptici di reperti; acquisizione dei dati relativi agli acquisti di manufatti archeologici da parte del Getty Museum dal 1984.
Prossimi appuntamenti: 5 e 16 dicembre; ultima udienza: 21 giugno 2006.
Fonte: Il Giornale dell’Arte 01/12/2005
Autore: Marisa Ranieri Panetta