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ROMA. Ostia Antica. Riapre al pubblico il Serapeum.

ostia antica

Riapre dopo un lungo intervento di restauro e di messa in sicurezza il Serapeum. Il santuario e tempio di Serapide fa parte di un intero complesso che comprende anche il caseggiato di Bacco e Arianna a nord ed un secondo edificio a sud (trasformato in età tarda in una domus), che avevano sia funzioni legate al culto esercitato dai sacerdoti di Serapide che funzione residenziale e di ospitalità. L’intero complesso risulta nella sua prima fase infatti unitario e strettamente interconnesso.
Il culto di Serapide, divinità egiziana ellenistica, si diffuse nel mondo romano in associazione al culto di Giove. A Ostia Antica trova la sua sede di culto in un’area periferica della città, nella Regio III, in una traversa di via della Foce che prende il nome di via del Serapide.
ostia anticaIl tempio fu inaugurato il 24 gennaio del 127 d.C., giorno del compleanno dell’imperatore Adriano: così è riportato infatti su uno dei frammenti dei Fasti Ostiensi, sorta di cronaca incisa su marmo dei principali fatti relativi a Ostia e a Roma. Sulla sua interpretazione come tempio di Serapide non sussiste dubbio alcuno, anche grazie al rinvenimento in situ dell’iscrizione dedicatoria Iovi Serapi (a Giove Serapide), posta in origine probabilmente sul frontone che coronava la facciata del tempio. Attraverso l’ingresso sulla strada, in un secondo tempo monumentalizzato da un protiro, si accedeva ad un cortile inquadrato da un portico, il cui pavimento era decorato con un mosaico a soggetto nilotico, preciso riferimento all’Egitto da cui il dio proveniva. Il tempio vero e proprio sorgeva in fondo al cortile, a fronte tetrastila, cioè con 4 colonne in facciata.
Gli interventi hanno riguardato la ricomposizione e il consolidamento delle cortine dei lati N, W e S del tempio, il consolidamento e la realizzazione delle creste murarie dei muri e dei contrafforti del lato S, la ricomposizione del basamento del portico S e parte di quello N, la stuccatura del fronte E del podio del tempio, la risarcitura delle lacune nel pavimento in lastre di marmo del portico S.
La parete N del tempio necessitava di interventi minimi di consolidamento delle cortine e solo in un caso di ricomposizione del nucleo; lungo tutta la facciata sono state realizzate stuccature interstiziali tra i laterizi e i blocchetti di tufo per ripristinare i giunti di malta erosi e parzialmente mancanti.
Anche lungo la parete W si è intervenuti con puntuali stuccature di consolidamento.
A S del tempio vi sono contrafforti in opera mista che si addossano sia alla sua parete S che al muro di recinzione del santuario. Questi, già restaurati in passato, presentavano lacune nella cortina muraria. In assenza di coperture, tra i contrafforti ed i muri sono cresciute nel tempo piante con apparati radicali talvolta molto spessi, tanto da causare notevoli distacchi tra le due strutture. Si è pertanto proceduto col rimuovere la vegetazione infestante, individuando la radice responsabile del distacco, dopodiché si è provveduto a rimuovere la radice ed a consolidare le due murature, realizzando dei cordoli di malta in sottosquadro per evitare future infiltrazioni di apparati radicali.
Nella porzione E del portico S è stata rimossa buona parte della terra di riporto per livellare la sua quota con quella dei piani adiacenti, in modo da limitare futuri dilavamenti di terra e facilitare la manutenzione dell’area. La fondazione del colonnato è stata consolidata per ripristinarne la visibilità e limitare i dilavamenti di terra nell’aula centrale: non si conservano porzioni originali visibili, pertanto si è scelto di consolidare la sua versione restaurata.
Sul podio del tempio, già interessato da interventi di messa in sicurezza conclusi a luglio 2023, è stata ripristinata con pozzolana la copertura del mosaico.
ostia anticaGli interventi nel Serapeum sono stati mirati principalmente al consolidamento della scala del tempio, delle murature e strutture esterne al perimetro del complesso fino a comprendere il lato SE dell’attuale pertinenza del Caseggiato di Bacco e Arianna; inoltre sono state risarcite le lacune della pavimentazione in graniglia moderna e sono state consolidate le porzioni di pavimento di restauro in opus sectile di reimpiego, al fine di evitare la perdita dei frammenti. Infine sono stati realizzati interventi puntuali di consolidamento nei punti in cui si è riscontrata la mancanza di malta nei giunti o il parziale distacco di piccole porzioni di paramento, a conclusione dell’intervento generale.
L’intervento più impegnativo ha riguardato la scalinata di accesso al tempio, di cui non si conserva rivestimento ma solo il nucleo in muratura, poiché si presentava completamente ricoperta di vegetazione e terra con la malta fortemente impoverita e disgregata. Dalle foto conservate nell’Archivio Fotografico del Parco e relative al primo scavo del complesso e da quelle pubblicate dall’archeologo Ricardo Mar a seguito delle sue campagne di scavo, si desume che non sono state fatte operazioni conservative sostanziali sulla scala, pertanto si è rivelato necessario intervenire per preservarne la struttura, poiché questi anni di esposizione alle intemperie ne hanno già fortemente ridotto il volume.
Secondo le ricostruzioni di R. Mar, nella sua prima fase costruttiva il tempio era corredato da una scala centrale, alla quale si sono aggiunti due corpi laterali per formare una scalinata ampia quanto la cella. Sono visibili le trincee di scavo realizzate per mettere in luce la scala centrale, che conserva ancora parte del rivestimento in intonaco, grazie alle quali si apprezza la sequenza stratigrafica delle costruzioni. Non si conservano elementi di rivestimento, sebbene il basso gradino inferiore che era ampio quanto tutta la larghezza del tempio sembra fosse rivestito in marmo, a giudicare dalle lastre conservate ma evidentemente riposizionate. La struttura delle scalinate è fortemente compromessa e non si intuiscono con precisione le altezze delle alzate, sebbene sia deducibile l’andamento generale dei gradini. Al fine di preservare al meglio le strutture, evitando di operare scelte eccessivamente ricostruttive, si è scelto di proteggere il nucleo a vista realizzando una superficie di sacrificio a imitazione del nucleo su tutte le estensioni che ne imitasse l’andamento e la composizione, senza definire arbitrariamente alcun profilo che non fosse visibile o intuibile nella struttura originale.
Le vasche di raccolta delle acque poste nella porzione NE del complesso e relative a una sistemazione successiva rispetto all’impianto originale del complesso sono state consolidate e sono state ricomposte le creste sommitali a protezione dei muri perimetrali; in precedenza il fondo delle vasche era stato riempito con argilla espansa ma, con il tempo, questa si è parzialmente dispersa consentendo la crescita della vegetazione: si è, quindi, deciso di rimuovere argilla e vegetazione mettendo in luce il fondo delle vasche con parziale rivestimento originale in cocciopesto, il cui stato di conservazione sembra buono nelle parti conservate. Dopo aver rimosso i depositi e aver documentato fotograficamente le vasche, sul fondo si è steso uno strato di telo DeltaLite sul quale è stata stesa della graniglia di piccole dimensioni, con la finalità di ridurre al minimo la possibilità di crescita di vegetazione con una modalità che ne consente facilmente il monitoraggio e la manutenzione.
Le porzioni del rivestimento pavimentale si presentano già restaurate nel secolo scorso, quando il mosaico è stato staccato e riposizionato su massetto di cemento armato; il rivestimento in opus sectile è stato ricomposto e le lacune sono state risarcite con graniglia e cemento.
Gli attuali interventi si sono limitati alla fermatura di alcune lastre di marmo distaccate, alla realizzazione di piccole porzioni di graniglia a risarcitura delle lacune ed alle stuccature di finitura laddove necessario. Al termine del consolidamento generale, le superfici sono state pulite con acqua, spazzole a setole morbide e spugna, per rimuovere i residui dei frequenti dilavamenti di terra dovuti alle forti piogge autunnali.

Autore: Giusy Castelli

Fonte:
https://www.ostiaantica.beniculturali.it

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