A un anno e mezzo dalla chiusura al pubblico il complesso restauro dei Mercati di Traiano comincia a intravedere con certezza il traguardo finale, che il sindaco Walter Veltroni ha fissato per la primavera del prossimo anno, primo grande appuntamento di un calendario di inaugurazioni che proseguirà a settembre con il Palaexpò e poi con la nuova ala del Macro di via Reggio Emilia, ridisegnata dall’architetto Odile Decq.
L’annuncio sigilla la presentazione dei risultati del primo grande blocco dei lavori, che riguarda la copertura e le pareti della grande Aula d’ingresso, 12 metri d’altezza, 36 di lunghezza e 8 di larghezza, uno degli interni più ampi e imponenti della Roma imperiale.
A un colpo d’occhio distratto potrebbe sembrare solo un accurato maquillage, che ha rimosso lo spesso e sgraziato strato di malta protettiva applicato negli anni ’30, quando il monumento, liberato dalle strutture del convento medievale che lo aveva inglobato, fu riportato al suo stato attuale e riavvicinato al suo aspetto originario. Lavoro che ha rimesso in luce la perfetta architettura del soffitto, un ricamo di sei volte a crociera, firmato da Apollodoro di Damasco, il più fantasioso architetto dell’epoca, nascosto da una crosta che il tempo e lo smog avevano annerito e appesantito oltre ogni limite di guardia.
In realtà- spiegano il sindaco, l’assessore Gianni Borgna e il soprintendente Eugenio La Rocca- l’operazione curata da Giorgio Croci, il mago della statica cui si deve la ricostruzione del Duomo di Assisi, ha rimarginato un’insidiosa ferita che prima sfuggiva alla vista: una fenditura che attraversava in senso longitudinale l’intera sala, moltiplicando i rischi di crollo. E poi prevenuto
e sventato in modo definitivo un altro grave pericolo quello dei terremoti, ancorando in una fitta gabbia di catene e tiranti d’acciaio, in gran parte coperta dalla murature, pareti laterali e soffitto. Analoghi interventi di risanamento e messa in sicurezza, finanziati con 5 milioni di euro dal fondo per Roma capitale, sono in corso anche nelle altre aule del complesso, nato nel secondo secolo d.c insieme al Foro di Traiano, che si sviluppa su sei livelli collegati da una strada basolata costellata di botteghe, la via Biberatica, e da un sofisticato intreccio di scalinate e di rampe, e molto probabilmente ospitava la più grossa banca della Roma antica e i tesori delle grandi famiglie senatoriali e patrizie.
Avanzano a ritmo accelerato anche i progetti per riconvertire e attrezzare il monumento a museo dei Fori. Gli esperimenti più fascinosi sono gli interventi di anastilosi, con cui si tenta per la prima volta di riaccorpare e rendere leggibili i frammenti delle architetture delle piazze imperiali. Un primo esempio, uno spaccato del portico di Augusto, è già esposto nell’Atrio. Ora si lavora a rimontare uno stupendo fregio marmoreo che decorava la cella del tempio di Venere, fatto erigere da Cesare in onore di Cleopatra. Una serie di lastre su cui sono scolpiti degli amorini alati che sacrificano tori o danzano tra festoni e tralci di fiori. Gioielli della scultura classica che da quasi un secolo giacevano invisibili nei depositi.
Fonte: Il Messaggero 07/07/2006
Autore: Danilo Maestosi
Cronologia: Arch. Romana