Nelle gallerie sotterranee dei martiri Pietro e Marcellino sulla Casilina un’equipe francese studia le salme: trovati monili e monete.
Una voragine che s’è aperta nel terreno ha portato nell’estate del 2003 gli archeologi alla scoperta di pitture e iscrizioni cristiane dentro uno sconosciuto tratto di gallerie delle catacombe dei santi Pietro e Marcellino, sulla Casilina.
Ma dietro la parete dagli affreschi ormai quasi cancellati, sono emersi i contorni di un giallo: i resti di circa 1200 corpi stipati in sei stanze sotterranee scavate nella pozzolana.
La scoperta è straordinaria per due motivi: il numero di salme accostate l’una all’altra, come fosse una fossa comune ma con ben altra cura e romana pietas nella composizione dei cadaveri; e, soprattutto, i tempi ravvicinatissimi in cui i morti furono seppelliti. Questa significativa simultaneità è stata ipotizzata dagli antropologi dell’università di Bordeaux, chiamati dalla Pontificia accademia romana d’archeologia a risolvere quello che appare un mistero dell’antica Roma: quale drammatico evento portò le pietose matrone a seppellire, nel giro di poche settimane, al massimo di mesi, un numero così alto di persone, tra cui anche qualche bambino? Di vittime certamente si tratta. Ma a quale male soccombettero? Di una strage, magari frutto della persecuzione dei cristiani? E se non un massacro, la colpa fu allora di un’epidemia? Oppure fu una terribile carestia la causa di questa remota mattanza?
Raffaella Giuliani — l’archeologa della Pontificia accademia che dirige i lavori, dopo che monsignor Mauro Piacenza ha firmato una convezione di scavo con Michel Gras dell’Ecole franaise de Rorne — non esclude nessuna ipotesi, «anche se l’analisi dei resti” sottolinea «sembrerebbe escludere una morte violenta».
Tuttavia la studiosa dà l’appuntamento all’incontro del 22 giugno in palazzo della Cancelleria a Roma. E aspetta che sia Dominique Castex, con gli altri tre esperti del Laboratoire d’Anthropologie des Populations du Passé di Bordeaux, a dare risposte più precise dopo le indagini e le analisi condotte sui resti umani, depauperati dall’acqua e dalle spoliazioni.
I “Csi” dell’équipe francese hanno infatti capito, dalla curva di decomposizione delle salme, che si trattò quasi certamente di una sepoltura simultanea. «E l’altro elemento che li ha enormemente interessati — racconta Giuliani — è il numero eccezionale di individui. Quando ci trovammo di fronte alla parete affrescata nel sesto secolo, sbirciammo oltre il muro. E trovammo un corpo, poi un altro, un terzo, un quarto …. “. Nelle catacombe si arriva a “tombe” al massimo da sei. Nelle viscere del complesso denominato Ad duas lauros (ai due allori), invece, cadaveri a perdita d’occhio. Per adesso ne sono stati identificati cento — coperti dai frammenti dei sudari bagnati di calce — ma l’indagine è ancora in corso. «E poi c’è da mettere nel conto — spiega l’archeologa romana — gli scheletri sottratti nel momento in cui, forse tra Sei e Settecento, questi ambienti furono distrutti nella parte superiore dagli scavatori di pozzolana».
La pila di corpi ora arriva a un metro e mezzo circa. E tra i poveri resti, dilavati dall’acqua e dal tempo, gli archeologi hanno trovato alcuni lacerti d’abito, tre pezzetti di stoffa con un filo d’oro, due semplici orecchini e un po’ di soldi. «Proprio le monete — rivela Giuliani — ci hanno fornito il termine post quem, ossia prima metà del terzo secolo, datazione confermata dall’analisi del carbonio 14 condotta sui tessuti ma non ancora sui corpi».
La catacomba dei santi martiri Pietro e Marcellino, cimitero dalla seconda metà del terzo secolo agli inizi del quinto, è una delle più vaste e più belle tra le circa 60 che si trovano a Roma, ma è chiusa al pubblico con altre 54.
Nei 200 metri quadrati delle “nuove” sei stanze del cimitero sulla Casilina, è sepolto quindi il mistero dei mille dimenticati dalla storia. Accanto a loro, non più in là di 15 metri, i corpi dei santi martiri Pietro e Marcellino. Sopra la loro testa, quelli degli Equites singulares, il corpo di cavalleria dell’imperatore sepolto in superficie. 11200 dormono ancora protetti dal loro dio, non importa se pagano o cristiano.
Fonte: La Repubblica 23/05/2006
Autore: Carlo Alberto Bucci
Cronologia: Arch. Romana