Secondo la valutazione di Eric Dodds, storico e grecista irlandese vissuto tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del ‘900 nel mondo antico ci sarebbero state tutte le premesse teoriche per giungere ad una vera e propria rivoluzione industriale, non verificatasi per un motivo preciso: il disprezzo per le mansioni pratiche, contrarie all’innalzamento dello spirtito e più in generale contrarie all’otium,la libertà da impegni,i quali venivano delegati all’enorme quantità di schiavi.
A Roma questo odio nei confronti dei lavori manuali era minore, e circoscritto ad un ambito preciso: l’artigianato.
Oggi questa professione è stimata per l’alto livello di specializzazione, ma Cicerone non era affatto della stessa idea quando definiva la bottega artigianale “non conciliabile con la condizione di uomo libero e luogo in cui si praticava un basso mestiere” (Cicerone, de officiis, I, 141-150).
Questa sembrerebbe una contraddizione in termini in quanto facendo un giro per la capitale sono ancora osservabili meraviglie artistiche prodotte da botteghe artigianali e dai loro artisti.
Di certo gli antichi non sapevano che grazie al lavoro di quelli che loro definivano “schiavi dei salari” ora noi abbiamo numerose informazioni circa la loro vita, ma soprattutto circa le loro gesta in vita.
Gli artigiani operavano soprattutto in ambito funerario, per scolpire sulle lapidi gesta in memoria del defunto.
Un esempio sono le lastre osservabili presso i Musei Vaticani appartenenti alla tomba della famiglia degli Haterii, ritrovata casualmente nel 1848.
In una delle lastre si può osservare nei minimi dettagli una macchina utilizzata in campo edile azionata da alcuni schiavi: non a caso la famiglia degli Haterii operava in campo architettonico.
In una seconda lastra vengono rappresentati i monumenti alla cui costruzione sicuramente partecipò il proprietario della tomba, Q. Haterius Tychius. Si possono riconoscere un arco dedicato ad Iside e Serapide (1), il Colosseo (2), l’arco d’accesso al Circo Massimo (3), l’arco di Tito sulla via Sacra (4) ed un tempio esastilo.
Escludendo quindi la cattiva opinione che gli antichi romani avevano nei confronti degli artigiani, certamente a Roma se non si può parlare propriamente di rivoluzione, poco ci manca.
Ancora oggi infatti vengono utilizzati ponti,acquedotti e strade edificate nell’antichità, e gli stessi metodi di costruzione sono alla base di quelli moderni.
A Roma questo odio nei confronti dei lavori manuali era minore, e circoscritto ad un ambito preciso: l’artigianato.
Oggi questa professione è stimata per l’alto livello di specializzazione, ma Cicerone non era affatto della stessa idea quando definiva la bottega artigianale “non conciliabile con la condizione di uomo libero e luogo in cui si praticava un basso mestiere” (Cicerone, de officiis, I, 141-150).
Questa sembrerebbe una contraddizione in termini in quanto facendo un giro per la capitale sono ancora osservabili meraviglie artistiche prodotte da botteghe artigianali e dai loro artisti.
Di certo gli antichi non sapevano che grazie al lavoro di quelli che loro definivano “schiavi dei salari” ora noi abbiamo numerose informazioni circa la loro vita, ma soprattutto circa le loro gesta in vita.
Gli artigiani operavano soprattutto in ambito funerario, per scolpire sulle lapidi gesta in memoria del defunto.
Un esempio sono le lastre osservabili presso i Musei Vaticani appartenenti alla tomba della famiglia degli Haterii, ritrovata casualmente nel 1848.
In una delle lastre si può osservare nei minimi dettagli una macchina utilizzata in campo edile azionata da alcuni schiavi: non a caso la famiglia degli Haterii operava in campo architettonico.
In una seconda lastra vengono rappresentati i monumenti alla cui costruzione sicuramente partecipò il proprietario della tomba, Q. Haterius Tychius. Si possono riconoscere un arco dedicato ad Iside e Serapide (1), il Colosseo (2), l’arco d’accesso al Circo Massimo (3), l’arco di Tito sulla via Sacra (4) ed un tempio esastilo.
Escludendo quindi la cattiva opinione che gli antichi romani avevano nei confronti degli artigiani, certamente a Roma se non si può parlare propriamente di rivoluzione, poco ci manca.
Ancora oggi infatti vengono utilizzati ponti,acquedotti e strade edificate nell’antichità, e gli stessi metodi di costruzione sono alla base di quelli moderni.
Autore: Silvia Costantin, e-mail: sissico8@hotmail.it