Nei tempi che stiamo vivendo il turismo è esploso a Roma su dimensioni imprevedibili. Ed è in continua ascesa, talvolta è persino difficilmente sostenibile ma è pur sempre accetto di buon grado per il suo apporto di diffuso benessere. Sembra incredibile però che proprio in momenti come questo l´attenzione dello Stato per il patrimonio archeologico, che tanto contribuisce all´opulenza di buona parte della città, possa essere scesa a livelli infimi, mai raggiunti da cento anni a questa parte.
Crollano le mura, e presto andranno in disfacimento anche le altre architetture antiche. A nulla saranno valsi allora i complessi lavori di conservazione eseguiti in passato per sottrarre le antichità di Roma all´aggressione dell´inquinamento atmosferico ed al decadimento per vetustà o incuria. I risultati di quegli interventi hanno consentito a molti monumenti di mantenersi bene fino ad oggi, ma già si manifestano nuovi allarmanti segni di deterioramento. Non si riesce più infatti ad assicurare alcuna forma costante di manutenzione ordinaria del patrimonio monumentale.
Le conseguenze dell´abbandono sono quelle che vediamo. Se si aggiunge a questo il progressivo illanguidimento delle energie umane impiegate nella cura del patrimonio archeologico, per mancanza di assunzioni, mentre schiere di giovani con altissima preparazione scientifica e professionale vengono disperse su altre attività, il quadro sarà completo.
Nel 1981 con il voto unanime del Parlamento una legge speciale stanziò in cinque anni 188 miliardi di lire per la protezione delle antichità di Roma. Rivalutata secondo gli indici ufficiali quella somma corrisponde ad un valore odierno di circa 370 milioni di euro, ossia ad una disponibilità annua di 74 milioni di euro.
La legge fu rifinanziata nel 1987 con altri 50 miliardi di lire, che con la rivalutazione equivalgono a 52 milioni di euro. Un flusso di finanziamenti di quelle dimensioni avrebbe consentito di mantenere degnamente il patrimonio archeologico più rilevante del mondo, se non si fosse interrotto per indirizzare le maggiori risorse della legge di Roma capitale su altri obiettivi, talvolta importanti ma non alternativi alla cura delle nostre antichità, più spesso di pura apparenza e del tutto superflui.
Se si esclude il biennio del ministero Veltroni, le risorse sono inesorabilmente scemate nel tempo, con motivazioni di ordine economico e con il risultato di sottrarre investimenti ad uno dei settori più vitali dell´economia nazionale, per non parlare del prestigio culturale. Siamo giunti al punto che oggi viene presentata come grande benemerenza l´erogazione di finanziamenti statali di modesta entità, pochi milioni di euro, stanziati per fare fronte con episodici interventi di restauro alle esigenze conservative di complessi monumentali che reclamano ben altro impegno, come il Palatino e la Domus Aurea.
Mentre crollano le mura di Roma, e si omettono restauri urgenti, architetture ed opere d´arte antica, vanto e gloria della città, vengono oscurate senza effettiva necessità per lunghissimi periodi al fine di applicarvi immagini della pubblicità commerciale, sminuite con ricostruzioni in vetroresina per un volgare divertissement, mortificate come scenario del lusso e della presunzione.
La gloria, certo, non si vede, ma ormai neanche più le mura e gli archi e le colonne.
Fonte: La Repubblica Roma, 08/11/2007
Autore: Adriano La Regina
Cronologia: Arch. Romana