È stato da poco riaperto al pubblico il Mausoleo di Sant’Elena, con la contemporanea inaugurazione di un Antiquarium realizzato al suo interno. L’evento, a 1.690 anni dalla morte della madre dell’imperatore Costantino, è il frutto del fondamentale lavoro di restauro e allestimento di un team multidisciplinare di esperti e della proficua collaborazione tra la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, che ha restituito alla comunità un importante complesso monumentale, fulcro del quartiere di Tor Pignattara, nel suburbio est di Roma.
Il mausoleo in cui fu sepolta Elena fu eretto per volere di Costantino tra il 315 e il 326 d.C. in connessione a una basilica funeraria dedicata ai martiri Marcellino e Pietro, sopra la catacomba che ne custodiva i resti al III miglio dell’antica Via Labicana, nella località ad (o inter) duas lauros all’interno di un possedimento imperiale collegato al palazzo del Sessorium. Ne caratterizzano ancora oggi gli imponenti resti alcune anfore olearie provenienti dalla Spagna (Dressel 20, chiamate anche pignatte, da cui deriva il nome del quartiere moderno) visibili nelle reni della cupola crollata.
Il lento declino della struttura cominciò in epoca medievale, quando i resti di Elena furono trasferiti in Santa Maria in Aracoeli e il suo sarcofago nel portico del Laterano per tumulare papa Anastasio IV (1153-54).
Dopo secoli di spoliazioni e degrado e una forte ripresa dell’interesse degli studiosi solo a partire dagli anni ’50 del ’900, l’allora Soprintendenza Archeologica di Roma ha dato avvio nel 1993 a un esteso programma di scavo, recupero, restauro e valorizzazione dell’area, stilando con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra una convenzione (rinnovata nel maggio 2019) per i complessi lavori di risanamento, l’allestimento di un Antiquarium e la gestione del complesso.
L’Antiquarium, pensato come museo del suo contesto territoriale, è stato organizzato secondo quattro tematiche principali: la località ad (o inter) duas lauros e i reperti (soprattutto epigrafi) provenienti dalla necropoli pagana al III miglio della Via Labicana (Sala I); le caratteristiche costruttive e decorative del complesso costantiniano (Sala II: qui il reperto più importante è una testa ritratto riconducibile all’iconografia di Elena); il sepolcreto cristiano e le Catacombe dei santi Marcellino e Pietro, con oggetti relativi ai corredi delle tombe o ai riti del refrigerium e lastre marmoree utilizzate a chiusura dei loculi (Sala III); il complesso in età medievale, moderna e contemporanea (Primo piano).
Autore:
Rocco Bochicchio, Funzionario archeologo responsabile Mausoleo di Sant’Elena, Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma
Fonte: Il Giornale dell’Arte.com, numero 405, febbraio 2020