Una recente intervista ad Andrea Carandini, archeologo di fama internazionale, ci offre lo spunto per riportare la nostra attenzione su quello che egli considera uno dei migliori musei italiani: «il Museo della Cripta di Balbo, in via delle Botteghe Oscure, a Roma».
La Crypta Balbi, una delle sedi del Museo Nazionale Romano, è in effetti un sito esemplare, nell’ambito dell’archeologia urbana, per l’applicazione del metodo stratigrafico e la sua esposizione alla comprensione del pubblico, nonché per lo studio approfondito delle fasi di vita del luogo. Il complesso comprende una serie di edifici di epoche diverse, nelle immediate vicinanze del cortile porticato (Crypta Balbi) annesso al teatro di Balbo, fatto erigere nel 13 a.C. da Lucius Cornelius Balbus.
L’intero complesso è costituito da un isolato compreso fra via delle Botteghe Oscure, via dei Delfini, via Caetani e via dei Polacchi. L’itinerario museale è articolato nei vari edifici succedutisi nell’area nei diversi periodi storici. Sono riconoscibili differenti sezioni espositive: La Cypta Balbi, infatti, si configura anche come museo della Roma altomedievale.
Una prima sezione “Archeologia e Storia di un paesaggio urbano“ illustra la cronologia del complesso dall’antichità al XX secolo: si inizia dalle costruzioni di Balbo per poi assistere alla ruralizzazione dello scenario urbano durante il V secolo.
Si prosegue nel Medioevo, con l’edificazione delle abitazioni (in via dei Delfini) e delle chiese, in particolare della chiesa-convento di Santa Maria Domine Rose, con il relativo orto. Il convento di Santa Caterina, con annesso Conservatorio (ossia orfanotrofio), risale invece all’età rinascimentale. Infine nel ‘700 sono costruiti la chiesa di san Stanislao e l’adiacente ospizio dei Polacchi.
La sezione “Roma dall’antichità al medioevo” mostra invece le trasformazioni del contesto urbano tra l’età tardoantica e quella altomedievale (V-IX secolo). Il nucleo dei rinvenimenti più consistente è costituito da materiali recuperati in sede nel corso dello scavo stratigrafico: vasellame, utensili e frammenti architettonici. Particolarmente rilevante il deposito tardoantico e altomedievale dell’esedra che della fase di VII secolo: soprattutto ceramiche, ma anche monete, oggetti in vetro, lavorazioni di metallo, avorio, osso, pietre preziose e strumenti di lavoro provenientida un’officina che produceva manufatti di lusso per ornamento e abbigliamento.
Ai ritrovamenti avvenuti in loco sono affiancati reperti provenienti da altri contesti di scavo urbani degli ultimi decenni e dalle collezioni storiche dei musei di Roma.
Irrinunciabile la visita di questo importante museo romano: l’esposizione, con lo scopo di mostrare l’evoluzione nel tempo dei complessi e delle attività è una straordinaria testimonianza dello sviluppo storico della vita cittadina e dei cambiamenti del paesaggio urbano.
La Crypta Balbi, una delle sedi del Museo Nazionale Romano, è in effetti un sito esemplare, nell’ambito dell’archeologia urbana, per l’applicazione del metodo stratigrafico e la sua esposizione alla comprensione del pubblico, nonché per lo studio approfondito delle fasi di vita del luogo. Il complesso comprende una serie di edifici di epoche diverse, nelle immediate vicinanze del cortile porticato (Crypta Balbi) annesso al teatro di Balbo, fatto erigere nel 13 a.C. da Lucius Cornelius Balbus.
L’intero complesso è costituito da un isolato compreso fra via delle Botteghe Oscure, via dei Delfini, via Caetani e via dei Polacchi. L’itinerario museale è articolato nei vari edifici succedutisi nell’area nei diversi periodi storici. Sono riconoscibili differenti sezioni espositive: La Cypta Balbi, infatti, si configura anche come museo della Roma altomedievale.
Una prima sezione “Archeologia e Storia di un paesaggio urbano“ illustra la cronologia del complesso dall’antichità al XX secolo: si inizia dalle costruzioni di Balbo per poi assistere alla ruralizzazione dello scenario urbano durante il V secolo.
Si prosegue nel Medioevo, con l’edificazione delle abitazioni (in via dei Delfini) e delle chiese, in particolare della chiesa-convento di Santa Maria Domine Rose, con il relativo orto. Il convento di Santa Caterina, con annesso Conservatorio (ossia orfanotrofio), risale invece all’età rinascimentale. Infine nel ‘700 sono costruiti la chiesa di san Stanislao e l’adiacente ospizio dei Polacchi.
La sezione “Roma dall’antichità al medioevo” mostra invece le trasformazioni del contesto urbano tra l’età tardoantica e quella altomedievale (V-IX secolo). Il nucleo dei rinvenimenti più consistente è costituito da materiali recuperati in sede nel corso dello scavo stratigrafico: vasellame, utensili e frammenti architettonici. Particolarmente rilevante il deposito tardoantico e altomedievale dell’esedra che della fase di VII secolo: soprattutto ceramiche, ma anche monete, oggetti in vetro, lavorazioni di metallo, avorio, osso, pietre preziose e strumenti di lavoro provenientida un’officina che produceva manufatti di lusso per ornamento e abbigliamento.
Ai ritrovamenti avvenuti in loco sono affiancati reperti provenienti da altri contesti di scavo urbani degli ultimi decenni e dalle collezioni storiche dei musei di Roma.
Irrinunciabile la visita di questo importante museo romano: l’esposizione, con lo scopo di mostrare l’evoluzione nel tempo dei complessi e delle attività è una straordinaria testimonianza dello sviluppo storico della vita cittadina e dei cambiamenti del paesaggio urbano.
Autore: Niccolò Mottinelli, nicco.motti@hotmail.it