Ceduta allo Stato italiano nel 1919, la Collezione Castellani trovò esposizione al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia solo nel 1930, costituendone uno dei nuclei di maggior spicco. Dal 1999 è stata riproposta al pubblico – a conclusione di un accurato riordinamento scientifico e di un’approfondita revisione critica – nelle diverse sezioni che la compongono: ceramiche, bronzi e materiali metallici, vetri, avori e ossi lavorati.
La Collezione è collocata al piano nobile della palazzina cinquecentesca e nella sala dei Sette Colli è ospitata l’intera sezione dedicata alle oreficerie, contapponendo, secondo la volontà dei suoi antichi proprietari, gli “ori moderni” agli “ori antichi”. Questi ultimi privilegiano le produzioni dell’Etruria, della Magna Grecia e del mondo romano, e sono raccolti secondo criteri cronologici e tipologici, tenendo però conto anche della pertinenza degli oggetti a contesti unitari. Un esempio si trova nel complesso funerario della principesca tomba Galeassi – risalente agli inizi del VII secolo a.C. e rinvenuta a Palestrina nel 1861 – ai cui preziosi cimeli si affiancano altri monili che concorrono a documentare adeguatamente lo splendore dell’Etruria in età orientalizzante.
Non meno ricche ed elaborate sono le oreficerie di età arcaica – orecchini, collane, anelli e fibule – aderenti al modello di vita dei ceti dominanti in Etruria fortemente improntato al fasto e all’opulenza. In tali preziosi è frequente l’uso della filigrana e della granulazione, come anche nella successiva produzione orafa etrusca tra la fine del V e il IV secolo, coincidente con un momento di rinnovato fulgore dovuto alla vivace ripresa economica.
Appartengono a questo periodo le ricche corone funerarie a tralci vegetali intrecciati, i vistosi orecchini a grappolo e le collane composte da vaghi d’oro e pasta vitrea.
Un gusto più sobrio manifestano le oreficerie di età romana che talora si caricano anche di contenuti magici ed apotropaici. Predomina l’oro, arricchito talvolta da pietre colorate, e sono numerosi gli anelli. L’interesse dei Castellani si estende anche lontano dai canoni del mondo classico, ripercorrendo le mode femminili nel periodo compreso tra la caduta dell’Impero romano d’Occidente e l’affermarsi del dominio dei Longobardi (476 – 568 d. C.), mentre non manca un’eco di mondi lontani, grazie ad isolate testimonianze del Vicino Oriente e , soprattutto, al bel nucleo di ori precolombiani. Affianca gli ori antichi un gruppo di 385 gemme che accoglie scarabei fenici, etruschi e paste vitree oltre a una preziosa gemma minoica.
Di non minor sfarzo e varietà sono le oreficerie ottocentesche – gli “ori moderni” – riproposte al pubblico secondo l’ordinamento loro conferito da Augusto Castellani. La sequenza espositiva testimonia adeguatamente la straordinaria, variegata attività della bottega Castellani e la qualità della loro produzione. Repliche di originali famosi si alternano a rielaborazioni e creazioni, mentre pressoché costante è la presenza del monogramma formato da due C intrecciate sul retro dei gioielli che garantisce l’autenticità dei pezzi. Si parte dunque dal periodo “Primigeno”, ricco di ambra, osso e avorio, per passare a quello “Tirreno” caratterizzato dalla raffinatezza delle tecniche impiegate. Seguono i gioielli del periodo “Etrusco”, fase ispirata allo stile “barocco” di prototipi provenienti da Vulci, Chiusi, Orvieto e Tarquinia e gli eleganti monili del periodo “Siculo”, nei quali domina in assoluto l’oro. Infine il “Romano” , in cui l’impiego di gemme preziose si coniuga con la sobrietà della tecnica, mentre più raffinati ed originali sono i monili ascritti al periodo “Rinascenza” – ispirato dalla grande lezione del Cellini – e al “Moderno”, in cui più rari divengono i riferimenti al mondo antico. Nel settore “Medievale” balzano in primo piano i motivi religiosi e nitida è l’eco degli sfarzosi programmi decorativi che ornano le chiese ravennati, bizantine, veneziane; è ampio inoltre il ricorso al micromosaico eseguito con tecnica sapiente.
Un particolare successo riscuote la splendida sezione degli ori che dimostra come ancora oggi le sapienti tecniche e i modelli decorativi degli antichi artigiani orafi colpiscano l’immaginario dei visitatori che restano parimenti affascinati dallo stile eclettico fortemente permeato di un soffuso classicismo degli splendidi gioielli “moderni”. Le oreficerie archeologiche ed i prodotti della bottega Castellani continuano a rivelarsi fonti d’ispirazione per la moderna produzione concorrendo concretamente a perpetuare il successo della grande tradizione orafa romana della quale Pio Fortunato, Augusto e Alfredo sono stati magistrali interpreti.