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ROMA. I restauri all’Arco di Costantino.

arco costantino

L’Arco di Costantino, posto lungo la via percorsa dai trionfi, nel tratto compreso tra il Circo Massimo e l’Arco di Tito, è il più grande arco onorario giunto fino a noi e rappresenta una sintesi della propaganda ideologica di età costantiniana.
L’arco celebra il trionfo dell’imperatore Costantino su Massenzio, avvenuto il 28 ottobre del 312 d.C. a seguito della battaglia di ponte Milvio. L’iscrizione sul fornice centrale narra che il monumento fu dedicato dal Senato all’imperatore in memoria di quel trionfo e in occasione dei decennalia dell’impero all’inizio del decimo anno di regno, il 25 luglio del 315 d.C.
arco costantinoLa decorazione in lastre marmoree a rilievo fu ideata e realizzata secondo un progetto unitario, utilizzando perlopiù materiali di spoglio provenienti da altri monumenti imperiali. Sulle facce principali dell’arco e sui lati si alternano, secondo schemi simmetrici, rilievi dell’età di Traiano, di Adriano, di Marco Aurelio e infine, nel settore inferiore, dell’età di Costantino. Marmi colorati ornavano le superfici: colonne in giallo antico, specchiature in porfido rosso ospitavano i tondi adrianei, basi in marmo cipollino sorreggevano le statue dei Daci in marmo, mentre forse una fascia in marmo colorato percorreva orizzontalmente la cornice.
L’Arco di Costantino è stato oggetto di diversi interventi di restauro e manutenzione, a partire dagli anni Cinquanta, con interventi strutturali volti alla messa in sicurezza dell’ordine libero di colonne all’epoca del Soprintendente alle antichità Pietro Romanelli e la qualità degli interventi eseguiti a partire dagli anni Ottanta e principalmente dedicati alla conservazione delle superfici, ha garantito la buona conservazione delle superfici fino ad oggi, trasmettendo il monumento in buone condizioni nonostante l’esposizione al traffico veicolare ed agli agenti atmosferici, due tra i principali fattori di deterioramento delle superfici dell’arco.
Se l’esposizione di un lato dell’arco a Sud da un lato inibisce la formazione di microrganismi vegetali, dall’altro favorisce la cristallizzazione di sali solubili sulle superfici, che favoriscono la progressiva disgregazione del marmo. Al contrario, la mancanza di irraggiamento solare del fronte Nord facilita lo sviluppo dei microorganismi e riduce i fenomeni di disgregazione del marmo. L’intervento recentemente concluso ha interessato i fronti Nord ed Est, sui quali si era formato uno spesso strato di patine algali dannose per la conservazione del marmo e per la visione del monumento poiché non permetteva di apprezzare i marmi policromi dell’arco.
Oltre alle patine biologiche l’arco subiva l’infiltrazione di acque meteoriche, la perdita di funzionalità di stuccature e lo sviluppo di licheni che danneggiavano le superfici esteticamente e materialmente, attaccando il marmo sottostante. Erano presenti zone in cui il marmo era disgregato e mostrava segni di polverizzazione; inoltre le parti più aggettanti dei rilievi erano diventate appoggio per volatili che le avevano coperte di guano, deiezione pericolosa perché aggredisce chimicamente la pietra. La deposizione di polveri atmosferiche nelle aree più riparate e non dilavate dalla pioggia sporcavano le superfici e attivavano la formazione di croste nere, una forma di degrado che erode e polverizza il marmo.
L’intervento di restauro ha reso i marmi nuovamente apprezzabili nella loro varietà e ha permesso anche di scorgere particolari prima poco visibili come l’incisione sulle basi delle statue dei Daci dell’espressione AD ARCU, ad indicare la destinazione scelta per le statue preliminarmente alla messa in opera.
Sono state anche rintracciate le staffe in bronzo che assicuravano il rivestimento marmoreo alla cornice dell’arco e la malta originale retrostante, composta di calce e pozzolana.
I tondi adrianei presentavano tracce di un colore rosso che è stato indagato per scoprire se fosse dovuto ad una possibile applicazione di colore o ad altra origine: le indagini hanno ricondotto queste macchie a ossidi di piombo dovuti alla presenza di elementi in piombo poi rimossi.
Gli archeologi ed i tecnici hanno operato fino in cima al monumento (alto 21 metri, largo 26 e profondo 7,5), inaugurato nel 315 d.C. per ricordare i dieci anni del regno dell’Imperatore e la vittoria di Costantino I contro Massenzio.
L’intervento di manutenzione straordinaria e restauro è iniziato con il laser per la rimozione delle compatte croste nere e la pulizia di alghe, muschi e licheni con spazzole ad acqua.
Si è passati poi alla stuccatura ed al consolidamento delle superfici dell’Arco, frutto di un riuso, in età costantiniana, di sculture e rilievi, come i colossali Daci (98-117 d.C.), delle epoche di imperatori precedenti.
Il direttore operativo dei lavori, condotti dal Parco Archeologico del Colosseo, è l’archeologa Federica Rinaldi, con Barbara Nazzaro e Angelica Pujia e con il restauratore capocantiere Carlo Usai.

Vedi video dell’intervento:
https://www.youtube.com/watch?v=vEOcj-_6KLs&t=554s

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