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ROMA. Empori, taverne, lupanari: nuovi tesori dall´Appia antica.

Cercavano tracce di fuochi, un altare, echi di antichi riti in favore del divino Ercole. E invece hanno riportato alla luce pezzi di grosse giare, dodici stanze intonacate che si affacciano su un quadriportico, canalette per l´acqua, ricordi di viandanti che si fermarono a riposare e a fare qualche acquisto nel più antico “centro commerciale” dell´Appia antica: un emporio all´ottavo miglio della Regina Viarum. Trovato allontanando, con garbo, le prostitute che stazionano accanto e dentro i sepolcreti. E mettendo mano allo scavo che va di pari passo con il restauro di un nuovo tratto della consolare salvata da Antonio Cederna.
Non solo di aulici, mitici lupercali è fatta la cronaca delle scoperte archeologiche.

Ma anche di lupanari, taverne, stazioni di posta: architetture semplici, potenti. Romane. Come i frammenti di colonne di peperino adagiate da secoli davanti all´ingresso di villa Fiorano, tra via degli Armentieri e via di Fioranello.

A cavallo di quei rocchi, i fotografi di Alinari avevano immortalato pastori con i loro cani scrivendo nella didascalia “Tempio di Ercole” poiché Marziale lo ricorda all´ottavo miglio. Invece si tratta di un luogo di sosta con accesso diretto sull´Appia, come dimostra la deviazione del manto di basole che conduce alle mazzette dove si impostava il portone di questo “autogrill” del primo secolo avanti Cristo: una delle architetture più antiche dell´Appia.
«Sì, l´impianto principale è di tarda età repubblicana, come dimostrano i bolli rettangolari impressi nelle tegole. Ma, accanto ai bei muri in opera reticolata venuti fuori scavando, abbiamo evidenziato testimonianze di età imperiale. Segno che l´emporio ebbe una vita molto lunga. A un certo punto, le porte che s´affacciavano sul cortile colonnato vennero chiuse poiché, probabilmente, furono create nuove aperture all´esterno. Ma questo lo scopriremo solo mettendo mano alla collinetta che ha ricoperto l´edificio» racconta Giorgio Gatta che, per conto della Soprintendenza, sta eseguendo gli scavi con Antonella Rotondi e secondo il progetto di Massimo De Vico e Rita Paris.
Dopo sette-otto miglia, i romani costruivano luoghi di sosta perché questo erano i “chilometri” che il viaggiatore percorreva a piedi. La conferma che si tratti di uno spazio commerciale viene dalla pianta dell´edificio, dai molti frammenti dei doli (i grandi vasi per le derrate alimentari), dalle stanze dagli alti muri (si sono conservati alzati fino a tre metri: una rarità) e dal perfetto impianto di smaltimento dell´acqua. Ma da dove prendevano tutta quell´acqua?
Gli archeologi sono ora a caccia di una fonte. E guardano con “cupidigia” allo spiazzo di terreno lì accanto, tra le colonne in peperino i e i resti di una gigantesca tomba. Anche questa area è stata salvaguardata dalla linea delle “macere”, i muretti alzati nell´Ottocento da Luigi Canina per delimitare le zone di pregio dell´Appia antica.

Lo scavo dell´emporio è stato finanziato risparmiando 300mila euro dal restauro del tratto di consolare che si sta contemporaneamente portando avanti, dal civico 200 al 400. Ma ora si spera in nuovi fondi per finire l´indagine, proteggere le rovine, innalzare le colonne cadute a terra.

E andare a vedere se lì accanto sgorga una fonte con, annesso, un tempio. Magari proprio quello dedicato a Ercole. Dio bello, forte e protettore dei traffici e dei mercati.


Fonte: La Repubblica Roma, 27/11/2007
Autore: Carlo Alberto Bucci
Cronologia: Arch. Romana

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