Un putto, pingue e variopinto, cavalca sicuro un grosso e scuro delfino. Figli dell´idillio tra divinità e natura, sono incorniciati da colonne tortili, intorno alle quali s´è avviluppata la vegetazione, e candide colonne abbinate, tanto salde quanto “virtuali”.
È l´illusione evocata dal mosaico, raffigurante un paesaggio sacro, che emerge come un sogno dalla parete annerita trovata nove metri sotto il livello stradale, tra via Sistina e via Gregoriana. E che ci riporta al tempo in cui lo sperone meridionale del Pincio risplendeva della lussureggiante bellezza degli Horti di Lucullo (60 a. C.), impreziositi per secoli dai successori del vincitore di Mitridate.
La composizione musiva è affidata, per adesso, solo ad alcune tessere, di pietra e vetro, pulite e assicurate al muro: ecco lo zoccolo blu color blu cobalto, un fregio monocromo, quindi la testa di un lupo verde e oro. Pochi elementi, ma che già fanno immaginare la grandezza dell´immagine complessiva, ancora tutta da scoprire. Ossia la decorazione del ninfeo romano scoperto sotto il cantiere della Biblioteca Hertziana, proprio accanto al palazzetto cinquecentesco che ospitò famiglia, affreschi, e la celebre facciata manierista a forma di faccia, degli Zuccari.
Il ritrovamento è avvenuto agli inizi di primavera, durate scavi che vanno avanti dal 2002.
Spiega Maria Antonietta Tomei, della Soprintendenza archeologica di Roma, che dirige, con l´assistenza di Stefania Trevisan, gli scavi eseguiti da Fabrizio Felici e Vincent Cousi (cooperativa Parsifal): «Un muro di contenimento, con frammenti di mosaico, era stato ritrovato già quando nel 1913 fu costruita la biblioteca, ampliata nel 1968-70, per raccogliere il lascito di Henriette Hertz. Ora che l´interno di quell´edificio novecentesco è stato demolito per la costruzione della nuova struttura, progettata da Juan Navarro Baldeweg, non abbiamo fatto che seguire la linea dell´opus reticulatum. E sono apparse le architetture del giardino romano».
Ecco allora il muro di terrazzamento fatto sotto Lucullo, che fu trasformato in ninfeo, attraverso l´apertura di absidiole, intorno al ‘47 dopo Cristo, dal nuovo proprietario, Valerio Asiatico.
Sempre d´età claudia sono le statue di ninfe (di cui s´è persa la traccia) e il mosaico col putto, ora affidato alle cura della restauratrice Maria Bartoli. Del secondo secolo è l´aggiunta dell´emiciclo opposto «e risale invece al quarto – spiega la Tomei – la vasca al centro, sul fondo della quale ci sono il giallo antico, il cipollino e il pavonazzetto: i marmi di riuso».
Scavi, e novità, non sono finiti. «Scenderemo di altri 3-4 metri» assicura la Tomei. Che è entusiasta («lavorare così è un sogno» dice) del cantiere.
Finanziati dall´Istituto Max Planck, che ottiene fondi dallo stato tedesco e dai 16 laender, lavori di costruzione e scavi archeologici vanno avanti di pari passo. «E questo grazie – aggiunge l´architetto Enrico Da Gai – alla piastra che abbiamo teso da via Gregoriana a via Sistina, poggiandola solo sui muri perimetrali: una soluzione che ci ha permesso di non dover impiantare nuovi pilastri e, così, di preservare i resti romani che andiamo ritrovando».
I giardini da sogno di Roma, dalla Repubblica all´Impero, dagli Horti Lucculliani alla Domus Pinciana, durarono fino al VI secolo, quando Belisario li scelse come sua residenza. Dal gigantesco paradiso cantato da Plutarco, dove trovò la morte Messalina, sono riapparse negli anni scorsi architetture e statue, documentate fino a luglio alle Olearie papali nella mostra “Memorie dal sottosuolo”.
Alla ricostruzione dei giardini sul Pincio concorre ora anche il ritrovamento, sotto l´Hertziana, di una splendida testina di Venere. Ma anche di una quarantina di vasi interrati che, allineati, costituivano l´aiuola su via Sisitina. «Gli archeobotanici della Sapienza – racconta la Trevisan – vi hanno trovato dentro anche il fossile della radice di una rosa».
Fonte: La Repubblica 16/05/2007
Autore: Carlo Alberto Bucci
Cronologia: Arch. Romana