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ROMA: Appia Antica, il caos dei passi carrai.

La «regina viarum» prigioniera dell’incuria e della confusione. La Soprintendenza: «E’ una delle nostre battaglie». Seicento passaggi e solo una decina in regola: l’allarme dei vigili.

Ci sono oltre seicento numeri civici sulla via Appia da porta San Sebastiano al chilometro di basolato antico, che confina con via di Tor Carbone. Tutti hanno un passo carrabile sulla via, ma solo una decina sono regolarmente autorizzati. Non solo, secondo l’allarme dei vigili urbani, ci sono numeri civici doppi e alcuni che non corrispondono all’anagrafe comunale.

Rita Paris funzionario della Soprintendenza archeologica di Roma, afferma: quello dei passi carrai è una delle nostre battaglie: «È evidente che questa strada deve godere di un regime diverso da qualsiasi altra. I bordi e la strada sono proprietà del Demanio. Quindi nessun passo carrabile è da autorizzare. Mettere un passo carrabile, ovunque sia, equivale a privatizzare un pezzo di strada o i bordi. E questo, sull’Appia, è impossibile».

Su via Cecilia Metella i numeri «3» sono due: quello «Al caffè dell’Appia Antica», l’altro di un comprensorio. Il numero 286 di via Appia Antica per l’anagrafe non esiste dal ’71, quando è stato revocato ed è diventato via dei Lugari.

La regina delle strade, l’Appia Antica, è una delle aree di pregio più tutelate della capitale. Vincoli paesaggistici e archeologici ne assicurano l’integrità. Ma forse, proprio a causa della sua storia millenaria, gli abusi, gli illeciti si nascondono da anni fra monumenti funerari e pietre miliari.
Sono oltre seicento i numeri civici da porta San Sebastiano al chilometro di basolato antico, che confina con via di Tor Carbone. Tutti, ma proprio tutti, hanno un passo carrabile sulla via, ma solo una decina sono regolarmente autorizzati. Ovvero solo dieci, tra ville private, enti ed uffici, hanno chiesto il nullaosta alla Soprintendenza Archeologica di Roma e, dopo averlo ottenuto, hanno concluso la pratica con la concessione dell’accesso regolarmente autorizzato da parte del XI Municipio.
In pratica, la quasi totalità dei passaggi stradali della «regina viarum» sono illeciti, e a volte addirittura molto pericolosi. Come, per esempio, il passo carrabile alla catacomba di San Calisto. L’entrata al cimitero dei martiri cristiani è al civico 126 dell’Appia, all’angolo con vicolo delle Sette chiese: il codice della strada, all’articolo 46, avverte che ci devono essere dodici metri di distanza dall’intersezione stradale. Invece in questo caso accesso e strada coincidono, cioè il passo carrabile è sull’incrocio. E ovviamente quest’accesso non è mai stato autorizzato. La stessa situazione si ripete all’uscita delle catacombe, all’angolo con la via Ardeatina.

Ma questo non è l’unico caso in cui alla violazione amministrativa si unisce un’oggettiva situazione di scarsa sicurezza. Sul cancello del comprensorio «Vigna San Sebastiano», all’incrocio con via Appia Pignatelli, non è esposto il cartello del passo carrabile anche perché quest’ingresso non è mai stato autorizzato. Come non è mai stata concessa l’autorizzazione sul cancello di fronte sul quale ci sono due numeri civici sullo stesso lato, corrispondenti allo stesso ingresso: via Appia Pignatelli 1 e via Appia Antica 117/a.

«In questo caso si tratta di situazione di grande pericolosità – spiega Marco Giovagnorio, comandante dell’XI gruppo dei vigili urbani – perché il passo carrabile delle due ville corrisponde esattamente all’intersezione stradale, in un incrocio ad alta densità dì traffico». Ma sull’Appia le irregolarità sono ormai una regola tanto che non hanno l’autorizzazione al passo carrabile neanche gli uffici dell’Ama, al civico 11, l’Ente Regionale parco dell’Appia Antica al 42 e il contiguo ristorante «Quo Vadis», l’Aeronautica militare al 258, la stazione dei carabinieri, il ristorante «Escargot» al civico 46, che avendo un’area-parcheggio in concessione dal Comune avrebbe tutto lo spazio per ottenere un accesso regolare.
Al numero 222 c’è il cancello che corrisponde alla tenuta della Villa Capo di Bove, l’ultima acquisizione della Sovrintendenza archeologica di Roma, che ha recentemente comprato la tenuta di Santa Maria Nova, oltre tre ettari di assoluto pregio economico culturale carichi di storia e soprattutto confinanti con i 24 ettari della Villa dei Quintili.

«Noi abbiamo chiesto da tempo il nullaosta -spiega Marita Fancelli, che abita al 195, una delle prime ville sul basolato – siamo in attesa da tempo, ma se non ce la dovessero concedere cosa facciamo? Non possiamo più entrare e uscire di casa?». Ma gli accessi irregolari non sono le uniche anomalie. Andando avanti ci si accorge che anche la toponomastica è fuori controllo. Su via Cecilia Metella i numeri civici 3 sono due: quello regolare corrisponde «Al caffè dell’Appia Antica», l’altro abusivo invece è di un comprensorio privato, il numero 286 di via Appia Antica per l’anagrafe cittadina non esiste dal ’71, quando è stato revocato ed è diventato una strada: via dei Lugari. Ma all’ingresso c’è una pietra che lo segnala con un certo rilievo. «Qualcuno dei residenti – continua il comandante dei vigili – dichiara di risiedere in via Appia Antica 286, mettendoci in difficoltà quando dobbiamo consegnare multe o notifiche». Stranezze di chi abita sulla «regina delle vie». Vanità. Meno gravi di quell’antenna parabolica che svetta sulla tomba di Geta, fratello di Caracalla. Da lui stesso ammazzato.

La Soprintendenza: «È una delle nostre battaglie».

«Quel cancello è sempre chiuso. Nessuna auto entra ed esce dal civico 222, un’area che la Soprintendenza archeologica di Roma ha da poco acquistato e che sta per aprire al pubblico».
Rita Paris, funzionario della stessa Soprintendenza, ci tiene a spiegare che nessuna autorizzazione per un passo carrabile è stata mai chiesta per quel civico, che corrisponde alla Villa Capo di Bove: «Semplicemente perché il passo carrabile non c’è ora, e non ci sarà mai. Ci mancherebbe altro. Non si dicano bugie, nessuno di noi entra o esce, o è mai entrato e uscito in auto da quel cancello. Le macchine, se e quando entrano, lo fanno regolarmente da un altro ingresso, sul retro e non sulla via Appia. Oltretutto quello che prima era un viale tipico di una villa, ora è stato interamente scavato per indagini archeologiche. Certo, può essere successo che all’inizio dei lavori l’ingresso sia servito anche per il passaggio di mezzi. Ma lei che dice? Ne valeva la pena per scavi importanti? L’unica cosa che abbiamo messo fuori è una targa con la scritta Ministero Beni culturali». Di più, la dottoressa Paris, da anni è impegnata sul «fronte» Appia Antica («una strada che ha mille problemi», dice) indica proprio nei «passi carrabili» della «Regina Viarum» una delle «battaglie», così la definisce, che i difensori del patrimonio archeologico conducono per la salvaguardia di un’area straordinaria: «È evidente che questa strada deve godere di un regime diverso da qualsiasi altra. Lei crede che si potrebbero mettere dei segnali di passo carrabile sulla Via Sacra o nella strada che attraversa il Foro? Ovvio che no. Lo stesso deve valere per l’Appia Antica, che ha monumenti sia a sinistra, sia a destra. I bordi e la strada sono proprietà del Demanio. Quindi nessun passo carrabile è da autorizzare. Per disgrazia, in tempi lontani e recenti, sul tracciato sono state costruite ville, alcune magari anche formalmente lecite, realizzate con regolari concessioni e firmate anche da importanti architetti, su altre invece pende ancora la pratica di condono. Bene, mettere un passo carrabile, ovunque sia, equivale a privatizzare un pezzo di strada o i bordi. E questo, sull’Appia, è impossibile. Sulla strada oltretutto, secondo il piano regolatore del 1965, teoricamente non si potrebbe nemmeno circolare. Ora, nessuno pensa che i residenti non debbano entrare in casa loro, anche in auto. Ma che almeno si studino formule di segnaletica diversa, che non deturpi un contesto impegnativo ed eccezionale».


 


Fonte: Corriere della Sera Roma, 14/06/2006
Autore: Maria Rosaria Spadaccino
Cronologia: Arch. Romana

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