Emblemi di bellezza statuaria, parevano in molti casi uscite dal laboratorio del dottor Frankenstein. Sono le sculture più importanti del salone grande dei musei Capitolini.
Sedici capolavori di arte romana — realizzati copiando e assemblando modelli greci—sono stati restaurati (lavori portati a termine in questi giorni) dopo un lungo intervento che, sponsorizzato da Lottomatica, in alcuni casi ha previsto anche il ritorno all’anatomia originaria.
La statua di Augusto, ad esempio. Il braccio, con la mano che regge il globo, era scostato dal corpo a causa dell’allentamento di una staffa. E se il gesto ora ha ritrovato l’originaria, composta, postura, lo stesso non si può dire perla testa: il ritratto veritiero del grande imperatore è rimasto attaccato al corpo “palestrato” di un giovane atleta greco, niente di meno che il Diadumeno di Policleto, fuso in bronzo ma tradotto dai romani in marmo. Tali innesti non erano rari nell’arte dell’Urbe. Ma, in questo caso, 1′ “effetto Frankenstein” si deve allo scultore, il Napolioni, che nel Settecento si occupò della raccolta allestita dal cardinal Alessandro Albani assicurandosi i pezzi più pregiati degli scavi eseguiti a Roma e dintorni a partire dal Cinquecento.
Il gusto per le statue acefale e per i corpi armoniosi anche se privi di braccia, è frutto dell’estetica moderna. Invece ancora nel XVIII secolo — nota Francesco Paolo Arata, che ha diretto i restauri — «era inconcepibile l’esposizione delle sculture nello stato di frammentarietà nel quale venivano ritrovate».
Il cantiere, di studio oltre che di interventi conservativi, è stato realizzato in loco. E ha permesso ai visitatori di vedere il magnifico Apollo, il bellissimo Giovane atleta o la principesca Cerere, riacquistare giorno dopo giorno — attraverso le cure delle restau-ratrici Tiziana Borgese e Laura Liquori (della Ra) — l’originario candore, riapparso sotto uno strato di polvere vecchio di due secoli.
Ma anche di ritrovare il giusto tono del bigio morato, il marmo scuro nel quale sono stati scolpiti Zeus ed Esculapio.
Se le figure intere del salone risplendono ora di nuova luce, lo stesso non si può dire per i busti romani.
Anche per Faustina minore, per il ritratto di Adriano o per la testa di Sofocle sono in arrivo acqua nebulizzata, impacchi di distillata e nuove stuccatire.
Il cantiere durerà fino al 2009. A pagare le spese sarà Lotto-matica. Del resto, per racimolare i 66mila scudi necessari nel 1733 per assicurarsi ai Capitolini le statue che la famiglia Albani stava per vendere all’estero, papa Clemente XII prese anche dai proventi del gioco del lotto.
Fonte: La Repubblica 04/11/2007
Autore: Carlo Alberto Bucci
Cronologia: Arch. Romana