L’esposizione “I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una collezione” avrebbe dovuto aprire i battenti il 24 dicembre in concomitanza con l’inizio del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, ma è slittata di quasi due mesi forse per problemi organizzativi, vista la complessità dell’operazione e i tanti prestiti internazionali richiesti: ben 140.
Una mostra esemplare perfettamente riuscita, firmata da Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard, promossa da Roma Capitale e organizzata da Zètema in collaborazione con Civita. Progetto di allestimento e direzione artistica Studio Lucchi & Biserni.
Centoquaranta opere, autentici capolavori tra sculture antiche, bronzi, dipinti, disegni, manoscritti, gemme, monete che facevano parte della più prestigiosa raccolta di opere d’arte e reperti archeologici del Rinascimento sono esposti negli spazi di Villa Caffarelli.
Ricostruiscono la Collezione Farnese nel momento del suo massimo splendore, dai primi decenni del XVI secolo all’inizio del XVII. Anche grazie alla collaborazionedi tanti musei e istituzioni che conservano quel patrimonio inestimabile, l’immenso fondo artistico farnesiano. In primis il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III.
E a Roma la Galleria Nazionale d’Arte Antica, la Galleria Corsini, la Galleria Borghese, a Firenze gli Uffizi, il Museo del Bargello, a Parma il Museo della Pilotta…E poi i prestiti internazionali a cominciare dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, il Louvre, la Royal Collection Trust, la Morgan Library di New York.
La mostra rende testimonianza di un periodo storico di massimo splendore dell’arte a Roma. Il percorso espositivo si snoda lungo dodici sale che raccontano la realtà dei Farnese ricostruendo il legame tra la famiglia, la città di Roma e la collezione attraverso gli ambienti più fastosi del Palazzo: la Galleria dei Carracci, anzitutto, capolavoro di Annibale e Agostino Carracci, che prende il nome dagli affreschi della volta dipinta con soggetti mitologici ispirati alle “Metamorfosi”di Ovidio evocati da disegni preparatori e da alcune sculture che tornano a palazzo come l’Eros Farnese, il ” Satiro con Bacco Bambino”.
Ad aprire la visita il legame fra la famiglia Farnese, Paolo III, la sua collezione e la città di Roma. Un legame ribadito dalla presenza lungo il percorso del testamento del Gran Cardinal Alessandro in cui si afferma che la collezione era inalienabile, doveva restare a Roma.
Poi la Sala dei Filosofi, il Camerino del Gran Cardinale, le stanze dei dipinti sacri e dei ritratti. E delle opere antiche come il gruppo di “Pan e Daphni” della metà del II sec. d. C., il raffinato gruppo di “Ganimede con l’Aquila” anch’esso di età imperiale. E capolavori dell’arte rinascimentale come la “Madonna del Divino Amore” di Raffaello, il “Ritratto di Papa Paolo III con il camauro” di Tiziano, i preziosi disegni preparatori della Galleria dei Carracci fino alla sezione dedicata alla figura e all’opera di Fulvio Orsini, fine collezionista e custode della Biblioteca Farnese che divenne un centro di studio e conservazione di antichi manoscritti, gemme, codici e opere letterarie.
Ed è nella sezione a lui dedicata che sono esposti il prezioso “Codice Capponiano” della Biblioteca Apostolica Vaticana con i disegni preparatori delle “Imagines et elogia Virorum”, la summa della sua erudizione antiquaria, pubblicato dal 1570 in piùEdizioni.
Agli artefici della collezione è dedicata un’intera sezione. Prima di tutto sono esposti il Ritratto di Paolo III in abito cardinalizio, il Ritratto del Cardinale Alessandro di Raffaello, il Ritratto di Paolo III di Tiziano. E poi dei nipoti Ottavio, Ranuccio, Odoardo. Presente anche un ritratto di Margherita d’Austria, moglie di Ottavio.
Papa Farnese, in preparazione del Giubileo del 1550 ordina importanti interventi urbanistici nella città di Roma riassunti sulla riproduzione di una mappa del 1555.
Lavori che cambiarono il volto della città , durante i quali vennero trovati molti reperti archeologici. In particolare, vicino alle Terme di Caracalla, furono rinvenuti capolavori di statuaria come la Flora, l’Ercole e il Toro portati subito a Palazzo Farnese. Il Palazzo fatto costruire da Alessandro quando era ancora cardinale e poi completato dai nipoti Alessandro e Ranuccio. Nel Rione Ponte venne aperta anche una nuova strada che prese il nome del Papa Via Paola.
In particolare si deve a Papa Farnese (il suo pontificato sarà il più lungo del Rinascimento 1534 – 1549) la trasformazione urbanistica di Roma, a cominciare da piazza del Campidoglio che affidò al genio di Michelangelo che fece trasportare dal Laterano la statua di Marco Aurelio e progettò i palazzi.
In mostra una serie di progetti, disegni e stampe e l’acquaforte di Dupérac del 1569.
Info:
Musei Capitolini Villa Caffarelli – Via di Villa Caffarelli, fino al 18 maggio 2025
Orario: tutti i giorni 9.30 -19.30
Informazioni: 060608; www.museicapitolini.org
Autore: Laura Gigliotti
Fonte: quotidianoarte.com 14 feb 2025