Nella Tavola peutingeriana, copia del XII-XIII secolo di una antica carta romana (di Marco Vipsanio Agrippa, 63 a.C-20 a.C) che riportava i tracciati di ben 200 mila chilometri di strade militari romane, città e toponimi vari, figurava il nome di Costa Bellene.
L’antico insediamento romano è ora venuto alla luce e gli scavi, avviati già nel 1937 da Nino Lamboglia, solo negli ultimi anni sono svolti con continuità, ogni estate, per tre settimane, da un’équipe di archeologi provenienti da molti Paesi europei e anche extraeuropei coordinati dal professor Philippe Pergola del Pontificio istituto di archeologia cristiana e docente all’Università di Aix-Marseille, in intesa con la Soprintendenza di Genova. Intanto è ormai sicuro che il territorio di Riva Ligure, al «Giro del Don», corrispondesse proprio la Costa Bellene e o anche Costa Balenae citata sull’Itinerario Antonino, carta che indicava le stazioni lungo le strade dell’Impero, le distanze e come procedere.
Gli scavi hanno riportato alla luce una chiesa paleocristiana che risale forse all’inizio del VI secolo (pochi anni dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente) con intorno decine di tombe a sarcofago in pietra di Finale (ma anche a cappuccina) che testimoniano la presenza di una comunità numerosa. La chiesa venne tagliata nel corso della costruzione dell’attuale via Aurelia. Prima ancora della chiesa, nell’area c’era una mansio, una stazione dove si poteva albergare e cambiare i cavalli, costruita poco dopo la conquista definitiva della Liguria (181 avanti Cristo da parte del console Paolo Emilio). Sotto l’Aurelia ci sono i resti di una villa romana costruita nel I o II secolo a.C. la cui ispezione non è del tutto conclusa.
Intorno alla mansio c’era un centro abitato e, dunque, venne costruita la chiesa (più volte rimaneggiata) che presenta il pregevole battistero ottagonale, tombe, resti di un elegante mosaico. Anche nell’ultima estate sono state trovate sepolture. In un caso con più corpi di bambini, in un altro utilizzate più volte. Tutte le tombe, purtroppo, nei secoli sono state violate e alcuni dei coperchi dei sarcofaghi spaccati. Sono rimaste solo le ossa mentre monili, monete e altri oggetti sono stati depredati. Qualche moneta è stata comunque rinvenuta con resti di vasellame e altri reperti. Fra le altre una di Costanzo II (317-361 d.C.), l’imperatore, figlio di Costantino, che per un breve periodo riunificò gli imperi d’Occidente e d’Oriente.
La chiesa potrebbe risalire anche al IV secolo anziché il VI? Mistero. Alcuni ritrovamenti sono ora a Riva, nel Sem, Spazio espositivo multimediale. L’oggetto di maggior pregio è la «Stele di Maria», lastra di pietra dove è stata incisa una accorata (e di notevole valore letterario) poesia che il marito affranto dedicò alla giovanissima moglie morta. Fra l’altro, dallo studio delle ossa rinvenute, è stato possibile in qualche caso ricostruire le cause dei decessi. L’insediamento, a tutti gli effetti «romano», anche se molte parti risalgono a primo Medioevo, potrebbe essere stato distrutto dal re longobardo Rotari nel 643 dopo Cristo.
Il sito viene aperto solo in estate ma sono in arrivo novità. «Puntiamo – anticipa il sindaco di Riva Ligure Giorgio Giuffra – a rendere possibili le visite all’area archeologica attraverso un appropriato percorso»…
Autore: Marco Corradi
Fonte: www.lastampa.it, 5 maggio 2019