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RIVA LIGURE (Im). Il sito e’ considerato uno dei piu’ interessanti del Ponente.

Il villaggio di Costa Balenae venne distrutto dai Vandali. E’ la suggestiva ipotesi per i contemporanei, ma drammatica per chi la visse, che emerge a conclusione della campagna di scavi al Giro del Don a Riva Ligure.
Intorno alla chiesa paleocristiana l’e’quipe di «Indiana Jones» ha rinvenuto abitazioni caratterizzate da crolli. Singolare che siano state soggette allo stesso destino contemporaneamente. Poiche’ non si ha notizie di terremoti e’ ipotizzabile la distruzione da parte dei Vandali (la cronologia e’ compatibile). Gli studiosi sono molto cauti.
«Siamo sulla sommita’ dei crolli – spiega il direttore del cantiere Alessandro Garrisi – e finche’ non arriveremo alla base non potremo formulare alcuna ipotesi distruttiva».
Il sito presenta un battistero, una quindicina di tombe, il tracciato di una strada che potrebbe essere l’antica via Julia Augusta, i resti di una villa oltre a quelli ora venuti alla luce databili fra il IV e V secolo dopo Cristo, nel Tardo Impero romano.
La campagna e’ stata condotta da Comune di Riva, Soprintendenza, Pontificio Istituto di archeologia cristiana, Universite’ de Provence, Maison Mediterraneenne des Sciences de l’Homme. La direzione tecnica e’ stata affidata a Luigi Gambaro con il quale hanno collaborato Philippe Pergola e Alessandro Garrisi.
«Le attivita’ – spiega Gambaro – hanno compreso anche lo studio e catalogazione dei reperti, delle tecniche murarie impiegate nelle diverse fasi costruttive della basilica».
«Anche quest’anno – sottolinea l’assessore Anselmo Avena – ha operato un’e’quipe internazionale, con studiosi di Genova, Roma, Siena, Bologna, Milano, Parigi Sorbona e provenienti anche da Spagna, Siria e Tunisia».
Un certo mistero riguarda il tracciato stradale: i resti sembrerebbero indicare un precoce restringimento mentre sono stati identificati successivi rifacimenti ciottolati tardo-antichi e alto-medievali.
«E’ stata allargata – preannuncia Philippe Pergola – l’area gia’ scavata. Sono state restituite tracce di attivita’ agricole e materiali con una cronologia che va dal I e II secolo fino al tardo Medioevo quando la basilica di Capo Don era stata in piu’ fasi ridotta nelle dimensioni».

Fonte: La Stampa.it, mperia, 28/07/2011

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