Reperti di inestimabile valore ritrovati nei fondali del costruendo porto di Diamante. La conferma arriva da Simonetta Bonomi, soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria che ha tenuto a precisare come il blocco dei lavori al porto sia temporaneo, ovvero da inquadrarsi nelle rilevazioni e nelle analisi che dovranno essere effettuate sui reperti trovati.
“Dispiace dover rilevare – scrive la Bonomi – che alla Soprintendenza venga attribuita una parte della responsabilità, per un fantomatico ulteriore blocco. Al riguardo è bene specificare che le indagini in corso sono di fatto terminate ma necessitano di un’ultima tranche, consistente nella rimozione con mezzo meccanico di alcuni scogli e nel restauro (da effettuarsi in laboratorio) dei reperti recuperati. Dette operazioni potranno avere luogo però solo nel momento in cui il cantiere verrà dotato delle attrezzature necessarie che, come tutte le precedenti operazioni, sono a carico del progetto”.
Una scoperta che la Bonomi ritiene di “assoluto rilievo nel panorama dell’archeologia subacquea dell’Italia meridionale degli ultimi anni”, e che consiste nei resti di un importante carico della prima metà del III secolo a.C., costituito da numerose anfore greco-italiche e spiaggiato in occasione di una mareggiata nel quadro di traffici tra il golfo di Napoli e la Sicilia.
“A questo proposito – prosegue la soprintendente – rincresce piuttosto lamentare il fatto che la mancata conclusione delle operazioni abbia impedito la partecipazione al 51° Salone Nautico Internazionale tenutosi proprio nella scorsa settimana a Genova, come il Ministero avrebbe auspicato. Siamo quindi costretti a concludere come – piuttosto che alimentare sterili polemiche – sarebbe preferibile valutare bene l’impiego delle proprie risorse, indirizzandole verso una compiuta valorizzazione, vista la ricchezza e l’importanza del patrimonio presente in Calabria”.
“Dispiace dover rilevare – scrive la Bonomi – che alla Soprintendenza venga attribuita una parte della responsabilità, per un fantomatico ulteriore blocco. Al riguardo è bene specificare che le indagini in corso sono di fatto terminate ma necessitano di un’ultima tranche, consistente nella rimozione con mezzo meccanico di alcuni scogli e nel restauro (da effettuarsi in laboratorio) dei reperti recuperati. Dette operazioni potranno avere luogo però solo nel momento in cui il cantiere verrà dotato delle attrezzature necessarie che, come tutte le precedenti operazioni, sono a carico del progetto”.
Una scoperta che la Bonomi ritiene di “assoluto rilievo nel panorama dell’archeologia subacquea dell’Italia meridionale degli ultimi anni”, e che consiste nei resti di un importante carico della prima metà del III secolo a.C., costituito da numerose anfore greco-italiche e spiaggiato in occasione di una mareggiata nel quadro di traffici tra il golfo di Napoli e la Sicilia.
“A questo proposito – prosegue la soprintendente – rincresce piuttosto lamentare il fatto che la mancata conclusione delle operazioni abbia impedito la partecipazione al 51° Salone Nautico Internazionale tenutosi proprio nella scorsa settimana a Genova, come il Ministero avrebbe auspicato. Siamo quindi costretti a concludere come – piuttosto che alimentare sterili polemiche – sarebbe preferibile valutare bene l’impiego delle proprie risorse, indirizzandole verso una compiuta valorizzazione, vista la ricchezza e l’importanza del patrimonio presente in Calabria”.
Fonte: telereggiocalabria.it, 12-10-2011