Un Museo nazionale, con un’area archeologica annessa, che ambisce a diventare un vero e proprio Parco archeologico. È quello di Altino, sito della Direzione regionale Musei del Veneto, al cui progetto di ammodernamento e ampliamento sta lavorando da mesi la direttrice Marianna Bressan. E se in primavera sono arrivati cospicui fondi dal MiC a sostentamento, nell’ordine di tre milioni di euro, in estate sono arrivati anche nuovi ritrovamenti a confermare la bontà del progetto.
Lo scavo, condotto da marzo a luglio su un’area finora non indagata, ha fatto emergere i resti di una monumentale cloaca che la direttrice considera «indizio di un intervento urbanistico imponente per una rete di irregimentazione delle acque risalente alla fine del primo secolo». Un’opera che racconta sia la storia pubblica della città romana di Altinum, sia quella privata dei suoi abitanti: al suo interno sono stati infatti reperiti numerosi oggetti, vasellame da mensa e da cucina, vetri, oggetti per la cura del corpo, utensili di cui sono rimaste rare parti in legno la cui conservazione è dovuta all’umidità del contesto. Oggetti che saranno studiati e di cui si valuterà il destino.
«Altinum si estendeva per circa 125 ettari, ricorda Bressan: abbandonata nel VII secolo, i suoi terreni sono stati poi utilizzati per usi agricoli a partire dal XIX secolo. Se quindi da una parte lo scavo è possibile in assenza di costruzioni sovrapposte, dall’altra gli interventi di agricoltura hanno distrutto le parti esterne dei resti, compromettendone in parte la conservazione. Ma le potenzialità di ricerca legate a questo sito sono tuttavia amplissime, paragonabili a quelle di parchi archeologici ben più noti come ad esempio Pompei».
Il sogno della direttrice è quello di ottenere dal MiC oltre ai fondi già garantiti anche la certificazione già richiesta per assumere la definizione di parco archeologico entro il 2023.
«Il vantaggio che ne otterremmo, spiega, sarebbe quello di gestire una più vasta area in maniera unitaria e complessiva, comprendendo anche la tutela ambientale e puntando a diventare un centro di ricerca internazionale di alto livello».
In attesa di riuscire ad acquisire nuovi terreni attualmente di proprietà privata, per cui le trattative sono in corso, il progetto di trasformazione del sito è comunque in fase esecutiva e sta già riguardando l’ammodernamento dei percorsi di visita.
«Non posso ancora dire se sarà possibile mantenere a vista i nuovi ritrovamenti, ci sono elementi di sicurezza che dobbiamo ancora valutare, chiarisce la direttrice. Ma di certo hanno dato un’ulteriore conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, delle potenzialità e delle ricchezze del sito».
Autore: Camilla Bertoni
Fonte: www.ilgiornaledellarte.com, 5 set 2022