Trasformare antiche cave pugliesi in parchi didattici, location per spettacoli, parchi tematici con percorsi scientifici, musei delle tecniche estrattive tradizionali. Al momento è un progetto firmato dall’ architetto romano Paolo Cannata, ma l’ipotesi di restauro e riqualificazione di sei cave, fra le quali quella di Altamura che conserva le orme dei dinosauri abbandonata e inaccessibile al pubblico, potrebbe presto diventare realtà.
L’idea, sviluppata nel corso di un confronto fra addetti ai lavori alla Cittadella della Cultura di Bari, al quale hanno partecipato Ordine regionale dei geologi, ministero dei Beni culturali, Confindustria e Assocave di Puglia e Società italiana di geologia ambientale, nasce dall’iniziativa dell’assessore regionale all’ Ambiente, Michele Losappio, di censire e normare le cave pugliesi attraverso un apposito Piano.
Uno studio che ha consentito per la prima volta la mappatura completa dei siti: in pratica, finora, nessuno sapeva quante fossero le cave pugliesi, quante quelle legittime, quelle dismesse e quelle abusive. Lo studio di Losappio ha solleticato l’ interesse di Ruggero Martines, direttore regionale dei Beni culturali, che proprio in base al progetto dell’ architetto Cannata, intende lavorare insieme alla Regione per il recupero di alcune cave storiche. «E’ evidente – sottolinea Martines – che il settore lapideo pugliese, forte di una tradizione millenaria che pone la nostra regione fra le più importanti d’ Italia sotto il profilo dell’ attività estrattiva e quindi delle ricadute occupazionali, non rientra nelle competenze delle Soprintendenze. Ma è altrettanto evidente che le cave interferiscono con il paesaggio circostante e in questo specifico, la riqualificazione cioè del territorio circostante, la competenza spetta ai Beni culturali».
Le cave prese in esame dal progetto di restauro del paesaggio redatto dall’ architetto Cannata sono dunque sei. Lo studio parte da Canosa, dove in contrada Tufarelle esiste un sistema di cave che, secondo l’ architetto, «risulta sorprendente per l’ articolazione spaziale e le profondità che raggiungono i piani di estrazione, quasi un grand canyon artificiale».
Qui il progetto prevede la realizzazione di un Parco tematico delle attività estrattive, con luoghi dedicati anche alla realizzazione di spettacoli.
A Cursi, la cava potrebbe diventare un Museo delle tecniche estrattive tradizionali. «Istituire il luogo rappresentativo di un’ attività socio-produttiva all’ interno di un tessuto inscindibilmente legato a tale attività – dice Cannata – vuol dire rafforzare il valore intrinseco di quel territorio e renderlo più chiaramente comprensibile e fruibile».
La cava di San Marco in Lamis diventerebbe un Centro per le colture sperimentali. «L’ intervento primario – spiega l’ architetto – si pone l’ obiettivo di ricostruire quel brano di paesaggio che le attività estrattive ormai cessate hanno negato, proponendo un reinserimento dell’ area all’ interno del sistema paesistico locale non solo dal punto di vista meramente estetico, ma anche sociale ed economico: dunque un punto di partenza per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecniche agricole sperimentali».
A Spinazzola, invece, la cava potrebbe ospitare un punto informazione e sosta del Parco nazionale dell’ Alta Murgia, mentre l’ impianto di Maglie sarebbe destinato ad area agricola sperimentale per lo stoccaggio di ecoballe.
Ma la cava più importante e nota è quella di Altamura: qui il progetto ambienterebbe il Parco tematico dei dinosauri, con percorso scientifico, tensostrutture per proteggere le orme dall’ acqua, modellini di dinosauri, giochi di riflessi e proiezioni che costituirebbero il cuore del sistema didattico ludico.
Al piano redatto da Cannata collaborano oltre alla sua équipe (lo Studio dAM), due docenti universitari esperti del settore: Claudio D’ Amato Guerrieri, ordinario di Teorie e tecniche della progettazione architettonica al Politecnico di Bari, e Paola Cannavò, docente all’ Università della Calabria e a quella di Berlino, specialista nel recupero di cave e di paesaggio, all’ attivo un progetto realizzato proprio in una cava pugliese.
La speranza è dunque che le antiche strutture possano essere presto recuperate e valorizzate. In particolare la cava dei dinosauri di Altamura con le 4 mila orme scoperte nel ‘ 99 in località Pontrelli, appartenenti ad oltre cento esemplari di dinosauri vissuti nel Cretacico, 70 milioni di anni fa.
«In questo caso – spiega Ruggero Martines – il discorso è delicato perché il sito insiste su una proprietà privata e quindi lo Stato può mettere in demanio soltanto l’ area ristretta delle orme e non l’ intero complesso. Andrà quindi ricercato un accordo virtuoso fra Comune di Altamura, Regione e proprietà privata per la valorizzazione del sito».
Praticamente inutile pensare di procedere con il sistema dell’ esproprio che potrebbe avvenire solo per “pubblico interesse” e comunque sarebbe una procedura lunga e complessa. «A breve – annuncia il direttore regionale dei Beni culturali – convocheremo i nostri esperti per ragionare sia sulle orme dei dinosauri che sull’ Uomo di Altamura. Abbiamo anche dei finanziamenti disponibili che utilizzeremo per fare rilievi con uno scanner laser di tutto il terreno come prima operazione di salvaguardia». In questo momento, secondo Martines, non c’ è il rischio di perdere le orme, né l’ Uomo di Altamura, lo scheletro fossile risalente al paleolitico, rinvenuto nel ‘ 93 nella grotta di Lamalunga, oggi attaccato da muffe verdi.
«La nostra idea – aggiunge – è di realizzare entro l’ anno prossimo una replica dello scheletro da sistemare nel museo al palazzo comunale. Non un calco – precisa Martines – ma una vera e propria replica, indistinguibile dall’ originale, realizzata con speciali macchine che riescono a scandire fino a un centomillesimo di micron».
Fonte: La Repubblica Bari, 11/11/2007
Autore: Titti Tummino
Cronologia: Preistoria