Una scoperta archeologica di portata straordinaria getta nuova luce sulla vita di un bambino vissuto circa 17.000 anni fa nel Sud Italia, in pieno Paleolitico Superiore.
Attraverso un’analisi multidisciplinare, un team di ricerca internazionale coordinato dalle Università di Firenze, Bologna e Siena ha ricostruito con precisione i dettagli di quella che è stata, in effetti, una breve esistenza, ma ricca di implicazioni scientifiche.
I resti del bambino, tra i meglio conservati dell’epoca, hanno permesso di sequenziare il genoma più antico d’Italia.
Le analisi genetiche rivelano che il piccolo, vissuto in Puglia, aveva occhi azzurri, capelli scuri e ricci, e la pelle scura.
Come se non bastasse, un’altra scoperta importante riguarda i suoi genitori: i dati genetici indicano una parentela molto stretta, probabilmente una consanguineità che, se nel
Neolitico diventava più comune, durante il Paleolitico era assai rara.
Questo dettaglio, unito a evidenti segni di stress fisiologico nei denti, ha portato gli scienziati ad ipotizzare che il bambino soffrisse di una cardiomiopatia ipertrofica, una condizione congenita che probabilmente ne ha causato la morte precoce.
Ma le sorprese non finiscono qui.
Le sofisticate analisi condotte sui denti del bambino hanno rivelato tracce di episodi di stress già durante la vita intrauterina e nei primi mesi dopo la nascita.
Parallelamente, le analisi geochimiche hanno tracciato i movimenti della madre durante la gravidanza, dimostrando che si era spostata ben poco negli ultimi mesi.
Un dato che parla chiaramente di uno stile di vita più stanziale del previsto, almeno per questa specifica comunità.
I risultati genetici raccontano una storia ancora più ampia. Il bambino apparteneva ad un gruppo di popolazioni migranti provenienti dai Balcani, che avevano raggiunto il Sud Italia dopo l’ultimo massimo glaciale.
In altre parole, questo studio ci mostra un Sud Italia come crocevia di popoli e culture già in epoche remotissime, ben prima che l’idea di “migrazione” diventasse un fenomeno sociale o politico.
Questa scoperta non si limita a essere un tassello fondamentale per la comprensione del popolamento umano nell’Italia meridionale, ma ci regala una finestra inedita su cosa significava nascere e crescere nel cuore del Paleolitico Superiore.
Una vita breve, forse, ma capace di raccontare molto di più di quanto avremmo mai immaginato.
Autore: Ilaria Solero Pagliaro
Fonte: ArcheoAmbiente 26 set 2024