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POZZUOLI (Na). L’Anfiteatro Flavio riapre al pubblico.

L’Anfiteatro Flavio, uno dei due anfiteatri romani (“maggiore” e “minore”), esistenti a Pozzuoli, con le sue meraviglie archeologiche ed i suoi scrigni storico-culturali, è stato riaperto al pubblico dallo scorso sabato 29 marzo, dopo circa un anno di sospensione temporanea.
Dal 12 giugno al 15 luglio e dal 30 ottobre 2024 ad oggi, infatti, il prestigioso, monumentale sito dei Campi Flegrei, era stato “chiuso” perché si avviasse l’ultima fase di programmazione delle lavorazioni previste, per un “luogo più bello da visitarsi” (PaFleg), e quindi per il restauro – valorizzazione del prestigioso sito, della sua tutela e valorizzazione, attraverso la riqualificazione dello spazio arena, per ludi gladiatori, e dell’area di accesso ai sotterranei, le rinnovate luci di archi o porte (fornici), il consolidamento murature e superfici, l’allestimento di una libreria “climatizzata”, gli impianti elettrici e di illuminazione con predisposizione della video-sorveglianza e così via.
Interventi, insomma, di miglioramento dell’accessibilità e nuova fruizione del famoso edificio di Corso Terracciano, costati circa 2 milioni e 250mila euro (oltre l’IVA), a valere su Pon Fesr-Cultura e Sviluppo 2014-2020.
Risalente alla seconda metà del I secolo d.C., fu realizzato per far fronte all’incremento demografico dell’allora Puteoli, che aveva reso insufficiente la precedente costruzione, adibita si sa per spettacoli pubblici in età repubblicana. Secondo solo al Colosseo ed all’anfiteatro Campano di Capua in quanto a capienza, il “Flavio” di Pozzuoli, la cui struttura di pianta ellittica misura 150 x 116 metri, è stato attribuito agli stessi architetti del Colosseo, del quale è di poco successivo: alcuni testi riportano la sua edificazione sotto Vespasiano e la sua inaugurazione, probabilmente, da Tito.
Secondo alcuni studiosi, la presenza di muratura realizzata con la tecnica dell’opus reticulatum, farebbe pensare ad una sua realizzazione sotto Nerone, fino a comprendere, tuttavia, anche l’utilizzo di laterizi. Inoltre, il ritrovamento di un’iscrizione epigrafica che recita: Colonia Flavia Augusta/Puteolana pecunia sua (cioè, “la Colonia Flavia Augusta costruì a sue spese”), ed il fatto stesso che la tipologia dell’anfiteatro puteolano è del tutto simile a quella del Colosseo, darebbero ragione ad una collocazione cronologica del monumento in età Flavia.
La facciata esterna, che comprendeva tre ordini di arcate sovrapposti, poggianti su pilastri e sormontati da un attico, in origine era preceduta da un portico ellittico impiantato su una platea di lastroni in travertino, i cui pilastri originari in piperno, ornati da semicolonne, vennero in seguito rinforzati con grandi pilastri in laterizio.
All’interno, cui si accedeva mediante i quattro ingressi principali o attraverso altri dodici secondari, l’arena, sul cui perimetro si aprivano diverse botole, anche lungo la “fossa scenica” (“asse mediano” o “media via”), le quali venivano chiuse con tavole di legno durante gli spettacoli, da dove facevano la loro entrata le belve (tigri, leoni e giraffe), ha i due semiassi di 74 e 44 metri. La cavea, divisa in tre livelli di gradinate (ima, media e summa), permetteva di contenere fino a 40.000 spettatori.
Nei sotterranei, posti a circa 7 metri di profondità, sono tuttora visibili parti degli ingranaggi per sollevare le gabbie che portavano sull’arena belve feroci e, probabilmente, altri elementi di scenografia degli spettacoli.
La riapertura dell’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli rappresenta un evento di straordinaria importanza per la città e l’intera area flegrea.
Questo straordinario sito archeologico, secondo solo al Colosseo per grandezza, è una testimonianza unica della nostra storia e della centralità di Pozzuoli nell’antica Roma.
Il consigliere comunale di Pozzuoli, Antonio Villani, così commenta: <<Tuttavia, non possiamo limitarci a celebrare l’evento senza affrontare alcune riflessioni politiche. La riapertura deve essere il primo passo di un piano strutturato per la valorizzazione del patrimonio archeologico locale, che troppo spesso è stato lasciato in secondo piano. È essenziale che vi siano investimenti stabili per la manutenzione e la tutela del sito, evitando chiusure improvvise dovute a degrado e mancanza di fondi; piani di promozione turistica che inseriscano l’Anfiteatro in circuiti culturali nazionali ed internazionali, creando sinergie con altri siti archeologici dell’area flegrea; il coinvolgimento delle attività locali, affinché la cultura diventi anche motore economico per il territorio>>. Ma, aggiunge, “c’è un ulteriore aspetto da considerare: l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, laddove possibile e nel rispetto della sua storicità, potrebbe diventare un palcoscenico per eventi di grande risonanza, sul modello dell’Arena di Verona. Spettacoli, concerti e rappresentazioni di prestigio, compatibili con il valore archeologico del sito, potrebbero trasformarlo in un luogo vivo, capace di attrarre pubblico e generare un indotto significativo per la città. Questa prospettiva richiede una visione politica chiara ed un impegno concreto per garantire che la riapertura dell’Anfiteatro non sia solo un traguardo, ma l’inizio di un rilancio culturale e turistico duraturo per Pozzuoli”.
Insomma, per Villani, la cultura deve essere una leva di sviluppo, non un’occasione persa. Concordiamo in pieno.

Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it

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