Si è tenuto nei giorni scorsi, presso la accogliente sala Athena Hotel Neronensis, in via Pergolesi a Pozzuoli, un interessante quanto significativo convegno, di Medicina Termale : “La Formula dell’ Acqua “, promosso dal Comitato del progetto Hydrosophia.
L’ evento, presenti studiosi, illustri ospiti ed un pubblico più che sensibile alla tematica, è stato coordinato e moderato dalla dr.ssa Antonella Cicale, Responsabile di “Terme del Cantarello” (fonte preziosa dei Campi Flegrei), e Presidente ISDE (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente).
L’incontro ha visto declinare l’acqua in tutte le sue forme: dall’ importanza storico-scientifico-termale, grazie a quanto trattato egregiamente dal Prof. Walter Iorio e dal Dr. Arturo Armone Caruso, a quella turistico – culturale con il dr. Bruno Brillante; dall’importanza biologica e chimica, esposta con attenta dovizia documentale, dai professori Marco Guida e Marco Trifuoggi; a quella poi energetica, illustrata dal dottor Roberto Germano e, infine, a quella architettonica ed urbanistica, con l’architetto Alexander Valentino.
Sono intervenuti al convegno: Filippo Monaco, assessore al Turismo del comune di Pozzuoli; Francesco Maisto, presidente dell’ Ente Parco Campi Flegrei, e Roberto Laringe, presidente di “Federalberghi Campi Flegrei”.
Ad introdurre e presentare il meritevole, qualificato progetto, è stato il professor Gennaro Mantile, solerte presidente del Comitato promotore di “Hydrosophia”.
Cenni storici. L’area dei Campi Flegrei, essendo di origine vulcanica, presenta, si sa bene, fenomeni naturali, come l’emissione di vapori endogeni (fumarole) e sorgenti idrominerali, che hanno favorito da sempre la diffusione di complessi termali, soprattutto a scopo curativo e terapeutico.
Numerosi sono i resti, in molti casi abbandonati al degrado, di queste strutture, a Pozzuoli come intorno al lago d’Averno ed a Baia, ma anche ad Agnano, nel cratere degli Astroni ed a Bagnoli, di alcune delle quali sono state ritrovate parti di origine greca, a testimonianza di quanto fosse antica la pratica di sfruttare dette risorse.
I Romani, intorno a tali “fonti di utilità”, costruirono grandi edifici, mirati a valorizzare l’uso delle benefiche proprietà delle acque e dei sudatori, frequentati indistintamente da uomini e donne e, tra questi, imperatori, nobili, poeti, storici e filosofi. I cosiddetti bagni termali, pare che ne fossero 35, continuarono, per tutto il medioevo, a costituire “pratica importante e salutare”.
Di tutte queste strutture, oggi come oggi e quasi certo più di ieri, resta poco o nulla, tanto che di alcune solo le sorgenti e di altre…semplicemente i ruderi. La fine di questi edifici fu dovuta, è noto, alla distruzione generata dall’eruzione di Monte Nuovo che, in una sola notte, sconvolse l’area a ridosso del lago di Lucrino, che da sola ospitava ben otto edifici termali.
Don Pietro d’Aragona, viceré di Carlo II di Spagna, nel XVII secolo decise di recuperare i bagni termali, affidando il compito al medico Sebastiano Bortolo, che rinvenne numerose sorgenti e di ognuna, per volere del viceré, vennero indicati: nome, sito e proprietà terapeutiche. Una di queste iscrizioni si trovava sopra i cosiddetti sudatori di Tritoli, note come Le stufe di Nerone. In origine l’area termale consisteva nei sudationes, cavità scavate nella roccia a contatto diretto con il calore, proveniente dalla roccia stessa e/o da sorgenti calde poste in prossimità, dove si effettuavano i “bagni di sudore”. In seguito, intorno ovvero a ridosso di queste cavità, vennero aggiunti nuovi ambienti, destinati ad implementare il percorso termale ed a renderli più funzionali e confortevoli.
L’acqua insomma è vita e, come tale, fonte di risorse trasversali, la cui diffusione e riqualificazione contribuirebbero, non poco ed in prospettiva, al consolidamento dei flussi eco-turistici e conseguente sviluppo economico in senso ampio, del territorio flegreo-partenopeo.
Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it