I resti versano in condizioni discrete e gli esperti ritengono si tratti di due individui adulti, di cui uno forse di sesso femminile.
Un’equipe giapponese ha riportato alla luce due scheletri umani poco fuori dalle mura dell’antica Pompei. Dall’analisi dei resti, gli esperti pensano si tratti di due schiavi morti mentre tentavano una fuga disperata durante l’eruzione. Prova ne è l’anello di metallo alla caviglia di uno dei due e lo schiacciamento del cranio di entrambi. Quanto al sesso, c’è qualche incertezza: sono due adulti, e uno è forse una donna (lo proverebbe la presenza della fibbia usata per reggere la tunica femmimnile). Non c’è parità di conservazione: lo scheletro di uno è quasi completo, mentre dell’altro ci sono solo pochi resti. I due corpi erano sepolti nell’area nord della cinta difensiva di Pompei, appena fuori dal perimetro della città vesuviana sepolta dall’eruzione.
A ritrovarli sono stati gli esperti del Japan Institute of Paleological Studios di Kyoto diretto dal prof. Bun-ei Tsunoda e coordinato dal professor Sakai, che dal ’94 sta approfondendo gli aspetti topografici e urbanistici dell’area e indaga in particolare sull’esistenza della famosa Porta di Capua, descritta da studi ottocenteschi ma sulla quale permangono molti misteri.
“Sappiamo che all’epoca gli schiavi erano incatenati, sia per punizione che normalmente, durante la notte, per evitarne la fuga – dice il soprintendente archeologo Pietro Giovanni Guzzo – Questo spiegherebbe la presenza dell’anello di metallo”.
Fonte: Il Nuovo 26/11/02
Autore: redazione
Cronologia: Arch. Romana