Gli scavi di Pompei rischiano di piegarsi al tempo e alla negligenza umana.
L’ultimo scempio, il crollo della Schola Armaturarum in via dell’Abbondanza. L’edificio, risalente agli ultimi anni di vita della città romana prima che l’eruzione del 79 d.C. la seppellisse, era una sorta di palestra dove i gladiatori si allenavano e nella quale riponevano le armi. Ora non c’è più.
“Riusciremo a salvare gli affreschi e a ricostruirli”, dice un ingegnere del pool di esperti giunti direttamente da Roma per effettuare un sopralluogo, mentre i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata procedono con il sequestro dell’intera area. Nella storia degli Scavi non si è mai assistito a un simile provvedimento.
Le abbondanti piogge dei giorni scorsi non possono essere additate come cause dell’accaduto.
La casa crollata era considerata ad alto rischio fin dal 2008, quando era stata classificata al terzo grado, in una scala di rischio a quattro livelli, da uno studio condotto a partire dalla fine degli anni Novanta. Pertanto, è necessario indagare sulle reali cause della distruzione della palestra della gioventù pompeiana.
Operai e tecnici scavano per cercare di salvare qualche “pezzo” dell’affresco, mentre i carabinieri effettuano i rilievi del caso per ricostruire la vicenda nella sua interezza e risalire ad eventuali responsabilità.
Nell’attesa della verità non si può non essere d’accordo con quanto detto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale ha definito l’episodio “una vergogna per l’Italia”.
Non serve essere esperti, studiosi di archeologia o appassionati per reagire a una notizia come questa con un senso di lutto e di perdita. Non serve nemmeno essere italiani per indignarsi.
I tabloid inglesi in primis si sono scagliati contro l’Italia. Il “New York Times”, in particolare, ha pubblicato la storia in prima pagina con il titolo: “Il crollo di Pompei suscita accuse di negligenza pubblica”.
“Archeologi, commentatori e oppositori politici accusano il Governo italiano – si legge sul quotidiano – di negligenza e cattiva gestione per il crollo della Domus risalente a 2000 anni fa”.
Un evento che ha avuto una risonanza internazionale, a tal punto che la Procura della Repubblica di Torre Annunziata ha aperto un’inchiesta.
In realtà, si tratta della terza sugli scavi di Pompei. Dopo le indagini sulla gestione in deroga per l’emergenza da parte del commissario Marcello Fiori, partita dalle denunce contro presunti abusi edilizi nel Teatro Grande e quelle nate da una denuncia della Uil, si indaga ora sulle cause della distruzione della “palestra della gioventù pompeiana”.
Un cumulo di calcinacci, quello che resta della sala utilizzata per lo sport fino al 79 dopo Cristo, anno dell’eruzione, al quale da ieri sono stati sottoposti i sigilli della magistratura.
L’inchiesta è stata aperta dopo un piccolo incidente diplomatico-giudiziario. Domenica scorsa, infatti, insieme con il Ministro per i Beni Culturali, Sandro Bondi, anche i carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) hanno effettuato un sopralluogo all’interno del sito archeologico. Sono stati ascoltati alcuni testimoni. E’ stato così possibile stilare una relazione. I verbali, però, sono arrivati in Procura con ventiquattro ore di ritardo e, solo allora, i pm coordinati dal Procuratore Diego Marmo hanno potuto procedere.
Dalle prime indiscrezioni, il crollo della Schola Armaturarum sarebbe dipeso dai lavori fatti durante il commissariamento nelle vicine Domus dei Casti Amanti e di Giulio Polibio, che hanno previsto un diverso sistema di canalizzazione delle acque. Questa, rivela la Uil dei beni culturali, sarebbe l’ipotesi che si fa strada nell’indagine avviata in queste ore dai tecnici.
Prima dei lavori, riferisce il sindacato, “la canalizzazione delle acque avveniva verso via dell’Abbondanza, mentre a seguito degli interventi questa va a finire direttamente nel terrapieno che sta alle spalle delle domus dei Casti Amanti, Giulio Polibio, Trebio Valente, nonché dalla Schola”.
Quest’ultima sarebbe crollata tra l’altro non al mattino presto, bensì alle due di notte.
“Questa nuova canalizzazione – spiega il segretario generale, Gianfranco Cerasoli – ha creato lo sfaldamento del terreno e da qui si sarebbe generato il crollo che a questo punto mette seriamente a rischio tutte le domus che danno su via dell’Abbondanza che hanno il terrapieno alle spalle. Se questa è la causa – sottolinea – di certo le responsabilità vanno individuate poiché significherebbe aver lavorato con grave approssimazione”.
L’ultimo scempio, il crollo della Schola Armaturarum in via dell’Abbondanza. L’edificio, risalente agli ultimi anni di vita della città romana prima che l’eruzione del 79 d.C. la seppellisse, era una sorta di palestra dove i gladiatori si allenavano e nella quale riponevano le armi. Ora non c’è più.
“Riusciremo a salvare gli affreschi e a ricostruirli”, dice un ingegnere del pool di esperti giunti direttamente da Roma per effettuare un sopralluogo, mentre i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata procedono con il sequestro dell’intera area. Nella storia degli Scavi non si è mai assistito a un simile provvedimento.
Le abbondanti piogge dei giorni scorsi non possono essere additate come cause dell’accaduto.
La casa crollata era considerata ad alto rischio fin dal 2008, quando era stata classificata al terzo grado, in una scala di rischio a quattro livelli, da uno studio condotto a partire dalla fine degli anni Novanta. Pertanto, è necessario indagare sulle reali cause della distruzione della palestra della gioventù pompeiana.
Operai e tecnici scavano per cercare di salvare qualche “pezzo” dell’affresco, mentre i carabinieri effettuano i rilievi del caso per ricostruire la vicenda nella sua interezza e risalire ad eventuali responsabilità.
Nell’attesa della verità non si può non essere d’accordo con quanto detto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale ha definito l’episodio “una vergogna per l’Italia”.
Non serve essere esperti, studiosi di archeologia o appassionati per reagire a una notizia come questa con un senso di lutto e di perdita. Non serve nemmeno essere italiani per indignarsi.
I tabloid inglesi in primis si sono scagliati contro l’Italia. Il “New York Times”, in particolare, ha pubblicato la storia in prima pagina con il titolo: “Il crollo di Pompei suscita accuse di negligenza pubblica”.
“Archeologi, commentatori e oppositori politici accusano il Governo italiano – si legge sul quotidiano – di negligenza e cattiva gestione per il crollo della Domus risalente a 2000 anni fa”.
Un evento che ha avuto una risonanza internazionale, a tal punto che la Procura della Repubblica di Torre Annunziata ha aperto un’inchiesta.
In realtà, si tratta della terza sugli scavi di Pompei. Dopo le indagini sulla gestione in deroga per l’emergenza da parte del commissario Marcello Fiori, partita dalle denunce contro presunti abusi edilizi nel Teatro Grande e quelle nate da una denuncia della Uil, si indaga ora sulle cause della distruzione della “palestra della gioventù pompeiana”.
Un cumulo di calcinacci, quello che resta della sala utilizzata per lo sport fino al 79 dopo Cristo, anno dell’eruzione, al quale da ieri sono stati sottoposti i sigilli della magistratura.
L’inchiesta è stata aperta dopo un piccolo incidente diplomatico-giudiziario. Domenica scorsa, infatti, insieme con il Ministro per i Beni Culturali, Sandro Bondi, anche i carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) hanno effettuato un sopralluogo all’interno del sito archeologico. Sono stati ascoltati alcuni testimoni. E’ stato così possibile stilare una relazione. I verbali, però, sono arrivati in Procura con ventiquattro ore di ritardo e, solo allora, i pm coordinati dal Procuratore Diego Marmo hanno potuto procedere.
Dalle prime indiscrezioni, il crollo della Schola Armaturarum sarebbe dipeso dai lavori fatti durante il commissariamento nelle vicine Domus dei Casti Amanti e di Giulio Polibio, che hanno previsto un diverso sistema di canalizzazione delle acque. Questa, rivela la Uil dei beni culturali, sarebbe l’ipotesi che si fa strada nell’indagine avviata in queste ore dai tecnici.
Prima dei lavori, riferisce il sindacato, “la canalizzazione delle acque avveniva verso via dell’Abbondanza, mentre a seguito degli interventi questa va a finire direttamente nel terrapieno che sta alle spalle delle domus dei Casti Amanti, Giulio Polibio, Trebio Valente, nonché dalla Schola”.
Quest’ultima sarebbe crollata tra l’altro non al mattino presto, bensì alle due di notte.
“Questa nuova canalizzazione – spiega il segretario generale, Gianfranco Cerasoli – ha creato lo sfaldamento del terreno e da qui si sarebbe generato il crollo che a questo punto mette seriamente a rischio tutte le domus che danno su via dell’Abbondanza che hanno il terrapieno alle spalle. Se questa è la causa – sottolinea – di certo le responsabilità vanno individuate poiché significherebbe aver lavorato con grave approssimazione”.
Autore: Roberto Mazza
Fonte: www.metropolisweb.it, 10/11/2010