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POMPEI (Na). Il Sacrario dell’insula 10 nella Regio IX racconta il mondo rurale con nostalgia.

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Vista la frequenza con cui sono annunciate, si potrebbe pensare che le nuove scoperte al Parco archeologico di Pompei non facciano più notizia. Ma è proprio l’eccezionalità del sito campano, valorizzata di recente da una speciale puntata di Meraviglie su Rai Uno, che Alberto Angela ha condotto avvalendosi della tecnica del piano sequenza, a giustificare l’attenzione mediatica riservata a uno dei più straordinari centri di ricerca al mondo per la conoscenza del mondo antico.
La città cristallizzata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. regala sorprese continue, agli archeologi e al pubblico che numeroso visita ogni giorno il sito, che proprio alla fine di maggio ha inaugurato un nuovo percorso sopraelevato per apprezzare l’Insula dei Casti Amanti, osservando al contempo le attività di indagine e restauro nell’area che hanno recentemente portato alla luce disegni realizzati a carboncino da bambini in un cortile di servizio.
pompeiAd aprile era invece stata la volta del salone decorato con soggetti mitologici riconducibili alla guerra di Troia, dipinti su fondo nero in uno degli ambienti dell’insula 10 presso la Regio IX, dove nell’ambito del Grande Progetto Pompei è stato scoperto anche il panificio-prigione balzato agli onori della cronaca per la discussa “pizza” affrescata.
Ora siamo a parlare di un’ulteriore scoperta, ancora una volta proprio nell’insula 10 della Regio IX, dove gli scavi proseguono e hanno restituito di recente un ambiente interpretabile come Sacrario, con pareti a fondo azzurro (raramente utilizzato a Pompei, attribuibili al IV Stile e decorate con figure femminili rappresentanti le stagioni (Horae), nonché due allegorie, dell’agricoltura e della pastorizia, come indicano i rispettivi attributi, l’aratro per la prima figura e il pedum – un corto bastone usato da pastori e cacciatori – per la seconda.
Una rappresentazione “arcadica” del mondo rurale, da interpretarsi in relazione ai valori di riferimento dell’élite urbana di Pompei – committente degli affreschi – che all’epoca aveva perso ogni reale contatto con le pratiche agricole, e le contemplava come un ricordo nostalgico. Si pensi in tal senso alle Georgiche di Virgilio, composte negli anni ’30 del I secolo a.C., e ancor prima alle sue Bucoliche, in cui l’idillio nasconde un profondo senso di perdita e di irrecuperabilità di un mondo tramontato. Un passaggio questo, esplicitato dal programma iconografico del sacrario appena scoperto, su cui ora il sito ufficiale del Parco pubblica un approfondimento, a seguito delle immagini in anteprima mostrate nello speciale di Alberto Angela dello scorso 27 maggio.
pompeiNell’ambiente si conservavano oggetti sacri e si svolgevano con molta probabilità attività rituali. Gli scavi hanno infatti riportato alla luce quindici anfore da trasporto e un corredo in bronzo composto da due brocche e due lucerne, ma anche accumuli di materiali edilizi da ristrutturazione, cui sono riconducibili i gusci d’ostrica rinvenuti sulla soglia d’ingresso, che una volta tritati venivano aggiunti agli impasti per gli intonaci e le malte.
La piccola stanza, di 8 metri quadri, faceva parte della grande domus dell’insula 10, cui era collegato anche un quartiere termale, ancora in fase di scavo. Prepariamoci, quindi, a nuove sorprese.

Autore: Livia Montagnoli

Fonte: www.artribune.com 3 giu 2024

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