Scavi di Pompei, il direttore Generale Massimo Osanna e il direttore Generale del Grande Progetto Pompei Luigi Curatoli illustrano gli interventi del Grande Progetto Pompei con l’apertura del complesso di Championnet e la casa del marinaio.
Il complesso Championnet rappresentava un quartiere esclusivo dell’antica Pompei, perché molto prossima al Foro, la piazza centrale di Pompei, dove si svolgeva la vita civile, religiosa ed economica. Vi abitavano, pertanto solo famiglie influenti che avevano realizzato grandi domus articolate su terrazze con scale, rampe, logge e criptoportici, con vista panoramica sul golfo verso le isole di Capri ed Ischia. Sono le case cosiddette “sul pendio”.
In quest’opera di restauro è stata utilizzata, per la prima volta in archeologia, il Corian, per una copertura leggera e molto adattabile, poco invasiva dei decori che è destinato a proteggere.
I nuovi lavori hanno toccato, innanzitutto, il cosiddetto Complesso di Championnet (ottava regio): si tratta di oltre sessanta ambienti, molti finemente decorati e articolati in atri e peristili, con vista sulla piana del Sarno.
L’area prende il nome dal generale Jean Antoine Étienne Vachier, soprannominato, appunto Championnet. Vittorioso sulle truppe di re Ferdinando IV di Borbone, nel 1799 non solo acconsentì alla formazione della Repubblica napoletana, ma diede anche ordine di riprendere gli scavi a Pompei.
Questi ambienti, riportati alla luce proprio in quel periodo, furono intitolati a lui.
Il secondo edificio è la Casa Marinaio (settima regio), edificio a doppio atrio e con impianto termale privato. Deve la sua nomenclatura all’elegante mosaico d’ingresso, che rappresenta sei prue di navi. La villa costituisce un unicum nel nel panorama domestico pompeiano per il suo ampio sotterraneo adibito a panificio.
Le due grandi strutture aprono per la prima volta al pubblico, con un’esposizione di reperti originali in più ambienti e nella cucina del complesso di Championnet, secondo il progetto già da tempo avviato a Pompei di musealizzazione diffusa, che vede ricollocati in loco oggetti e strumenti del passato lì ritrovati.
Autori: Paolo De Luca e Riccardo Siano
Fonte: www.napoli.repubblica.it, 22 sett 2017