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POMPEI (Na). Allerta maltempo per gli scavi.

Le ondate di pioggia incombono sulle Rovine e naturalmente il pensiero va a quella seria di crolli che ha attirato l’attenzione degli esperti internazionali sul sito archeologico di Pompei. Quanto dovranno ancora restare in balia del maltempo? E’ il lecito interrogativo che si pongono in molti, e che potrebbe avere presto una risposta con gli sviluppi sull’inchiesta aperta proprio sui cedimenti. E’ arrivata infatti quasi agli sgoccioli l‘inchiesta sui crolli di Pompei, nata all’indomani della impressionante serie di cedimenti che interessarono alcune delle strutture del sito archeologico più famoso al mondo.
L’indagine, condotta dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, conterebbe circa una decina di indagati accusati di crollo colposo perché non avrebbero attivato tutte le procedure e i meccanismi di controllo, tutela e prevenzione dell’area nei loro poteri. Gli episodi si verificarono nel dicembre 2010, quando la Campania – e la provincia di Napoli, in particolare – furono investite da due settimane di pioggia battente che provocarono una serie di frane in alcune ville romane degli Scavi. Un’area ad altissima densità critica, per quanto riguarda il rischio idrogeologico, se si considera che su una porzione di territorio di 66 ettari ci sono circa 1500 testimonianze d’epoca, più o meno conservate bene, alcune delle quali però ridotte a piccole mura perimetrali. Nel giro di circa quindici giorni, vennero giù il muro divisorio di una bottega, all’interno della villa stabiana, e parte della parete di accesso e un ambiente della vicina casa del lupanare piccolo’, struttura chiusa al pubblico. Il primo sopralluogo effettuato dai tecnici della Soprintendenza accertò che questi crolli erano dovuti tecnicamente alla perdita di coesione’ della malta che lega tra loro le pietre, proprio in seguito – si legge nella relazione – ‘alle martellanti piogge di questi giorni’. Prima del lupanare piccolo’, erano crollati il solaio in calce strutto e buona parte delle mura della Schola Armaturarum oltreché un muro grezzo ceduto nel giardino di una domus conosciuta come la casa del moralista’.
Dopo questa serie di crolli, la Procura affidò ai carabinieri l’apertura di un fascicolo e avviò le prime investigazioni poi confluite in una informativa ora all’attenzione dei magistrati oplontini che, a questo punto, prossimamente potranno tirare le somme del lavoro inquirente e decidere che cosa fare del materiale raccolto dai militari dell’Arma in seguito ai crolli.

Fonte: Cronache di Napoli, 20 gen 2013

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