Soffia un vento nuovo dentro le tombe etrusche di Baratti-Populonia. Sarà il Comune di Piombino a gestire direttamente il prestigioso patrimonio, attraverso la società dei Parchi di cui è azionista. Viene dunque superata la situazione attuale secondo cui le aree archeologiche di quel parco erano concesse in uso dallo Stato alla società dei Parchi dietro pagamento di un canone. «Una novità che può avere importanti riflessi sull’economia dell’intera zona», ha notato Paolo Cocchi, assessore regionale alla cultura. «Una novità per la quale la Regione si è battuta con determinazione – ha detto l’assessore – e resa possibile da una intesa fra Ministero per i beni culturali, Regione e Comune di Piombino».
La novità è stata illustrata ieri a Firenze, presenti anche il sottosegretario ai beni culturali Andrea Marcucci e il sindaco Gianni Anselmi. «Con questo nuovo accordo – ha sottolineato in particolare il sindaco – il Comune diventa referente e interlocutore diretto del Ministero, sperimentando un’esperienza che fa da apripista in Italia rispetto ai modelli di gestione di aree archeologiche, confermando la posizione di avanguardia conquistata dall’esperienza della Parchi».
Il protocollo è stato sottoscritto ieri a Firenze dai dirigenti delle tre istituzioni: Mario Lolli Ghetti, Ugo Caffaz e Maria Luisa Massai.
La disponibilità dei beni di proprietà statale del parco archeologico di Baratti e Populonia (che si estende su oltre 90 ettari del territorio comunale di Piombino) viene adesso trasferita al Comune. Ciò consentirà, attraverso la specifica società per azioni presieduta da Luca Sbrilli, una gestione unitaria con i beni già comunali nonché una migliore valorizzazione dell’intero complesso che si estende anche al monastero medievale di San Quirico.
L’accordo contiene il dettagliato elenco dei beni adesso trasferiti dallo Stato al Comune: la necropoli etrusca di San Cerbone e Casone, quella in località Le Grotte, nonché tutte le tombe, le mura, i resti di edifici, i tratti di strada, le antiche cave, le strutture medievali di San Quirico che formano il complesso di un’area culturale così rilevante.
«Tutto ciò – come spiega una nota diffusa da Palazzo comunale – è reso possibile dal nuovo Codice dei beni culturali che, in attuazione del nuovo titolo V della Costituzione, introduce una disciplina più avanzata rispetto a una migliore collaborazione tra i diversi attori coinvolti nella gestione dei beni culturali».
Con il suo sistema di parchi e musei (oltre a Baratti-Populonia esistono il parco di San Silvestro, il museo archeologico, i due parchi costieri della Sterpaia e San Rimigliano, il parco forestale di Poggio Neri e il parco naturalistico di Montioni), la Val di Cornia si è recentemente conquistata una maggiore visibilità turistica.
Nel 2006 si sono registrate oltre 1 milione e 480 mila presenze con circa 240 mila arrivi. Nei parchi e musei archeologici sono arrivati, l’anno scorso, 72.734 visitatori con una crescita del 6% rispetto all’anno precedente. Oltre 800 mila i frequentatori dei parchi costieri (Sterpaia e golfo di Baratti). Da area solo industriale-siderurgica, la val di Cornia si è diversificata puntando anche su una forte vocazione turistica nei segmenti naturalistico e culturale di eccellenza.
In base all’accordo appena sottoscritto, il Comune di Piombino provvederà a istituire servizi aggiuntivi di assistenza culturale e di accoglienza per il pubblico. Fra gli obiettivi da raggiungere entro il 2008: il potenziamento della sentieristica, la realizzazione di una nuova guida, la ricerca di finanziamenti per proseguire le indagini archeologiche, la progettazione di laboratori didattici per stimolare l’interesse delle scolaresche verso le attività produttive antiche.
Fonte: Il Tirreno 06/11/2007
Cronologia: Arch. Italica