La sesta campagna di scavi sul sito di Montecorvino sta facendo emergere nuovi e sorprendenti ritrovamenti. L’indagine archeologica del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Foggia, condotta dai professori Pasquale Favìa e Roberta Giuliani col contributo dei Comuni di Pietramontecorvino e Motta Montecorvino, hanno portato alla luce una seconda torretta Castrense con cisterna, una piccola chiesa signorile, delle torri che fiancheggiavano l’ingresso dell’antica cattedrale, nuovi ambienti episcopali, diverse sepolture e fosse granarie.
La campagna di scavi, dunque, stanno ricostruendo accanto agli imponenti resti della torre Castrale (la cosiddetta “sedia del diavolo”, in foto) l’intera planimetria della cattedrale che fu dimora di Sant’Alberto Normanno e del Castello che dominava un insediamento di età bizantina (inizi XI secolo) con funzione di Castrum e di importante sede vescovile.
La campagna di scavi, dunque, stanno ricostruendo accanto agli imponenti resti della torre Castrale (la cosiddetta “sedia del diavolo”, in foto) l’intera planimetria della cattedrale che fu dimora di Sant’Alberto Normanno e del Castello che dominava un insediamento di età bizantina (inizi XI secolo) con funzione di Castrum e di importante sede vescovile.
L’indagine archeologica, grazie agli ultimi scavi, sta permettedo di ricostruire anche gran parte della storia del sito e di far luce sul perché della sua scomparsa agli inizi dell’evo moderno. Sono numerosissimi i reperti mobili ritrovati: dai blocchi decorati della cattedrale a intonaci dipinti, maioliche, vetri decorati, anelli, monete bronzee, punte di frecce, attrezzi da lavoro. Importanti anche i resti bioarcheologici riportati dalla luce, tra i quali ossa di cervo, daino e tartarughe.
“Sono stati compiuti passi in avanti importantissimi, quello di Montecorvino sta diventando uno dei siti archeologici più interessanti e spettacolari della Capitanata grazie al lavoro dell’Università di Foggia, peccato però che non sia ancora stato risolto il problema del vincolo a protezione dell’area archeologica – dichiara il sindaco di Pietramontecorvino, Rino Lamarucciola – Un vincolo atteso ormai da oltre 10 anni. Lo scorso anno fu il responsabile provinciale della Soprintendenza ai Beni Culturali, Francesco Paolo Maulucci, ad assicurarci che di lì a qualche settimana il vincolo sarebbe stato posto. Stiamo ancora aspettando”.
Il progetto su Montecorvino vuole rappresentare anche l’occasione di porre il problema civico e culturale della salvaguardia del patrimonio costituito da molti insediamenti medievali abbandonati di Capitanata (come Tertiveri, Dragonara, Civitate, ma anche Masseria Pantano a Foggia) a rischio di degrado o scomparsa, ubicati in proprietà privata e, nel caso di Montecorvino, privi di qualsiasi forma di protezione, tutela o vincolo di tipo archeologico, architettonico o ambientale.
“Sono stati compiuti passi in avanti importantissimi, quello di Montecorvino sta diventando uno dei siti archeologici più interessanti e spettacolari della Capitanata grazie al lavoro dell’Università di Foggia, peccato però che non sia ancora stato risolto il problema del vincolo a protezione dell’area archeologica – dichiara il sindaco di Pietramontecorvino, Rino Lamarucciola – Un vincolo atteso ormai da oltre 10 anni. Lo scorso anno fu il responsabile provinciale della Soprintendenza ai Beni Culturali, Francesco Paolo Maulucci, ad assicurarci che di lì a qualche settimana il vincolo sarebbe stato posto. Stiamo ancora aspettando”.
Il progetto su Montecorvino vuole rappresentare anche l’occasione di porre il problema civico e culturale della salvaguardia del patrimonio costituito da molti insediamenti medievali abbandonati di Capitanata (come Tertiveri, Dragonara, Civitate, ma anche Masseria Pantano a Foggia) a rischio di degrado o scomparsa, ubicati in proprietà privata e, nel caso di Montecorvino, privi di qualsiasi forma di protezione, tutela o vincolo di tipo archeologico, architettonico o ambientale.
Fonte: IlGrecale.it, 21 luglio 2011