Sono ancora in corso le ricerche archeologiche che anche quest’anno l’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte esegue per conto del Comune di Pietrabbondante d’intesa con il Ministero per i beni e le attività culturali.
Hanno partecipato allo scavo studenti della Sapienza di Roma e dell’Università del Molise. I finanziamenti, come nei precedenti anni, sono stati erogati dalla Regione Molise al Comune di Pietrabbondante nell’ambito di un vasto programma di
valorizzazione dell’antico complesso monumentale. Sono infatti previsti non solo scavi e restauri, ma anche la costruzione di un museo che possa rappresentare, attraverso i documenti archeologici qui rinvenuti, aspetti salienti della civiltà
del Sannio preromano.
La novità principale di queste ultime indagini riguarda un aspetto storico-religioso ricco di insospettate implicazioni non solo per la conoscenza della sacralità
nell’Italia sabellica ma anche per alcuni suoi rapporti con l’ordinamento religioso romano. Vi è stata infatti la conferma che una delle divinità principali venerate nel santuario di Pietrabbondante era Ops Consiva. Si era già segnalata l’anno scorso la possibilità che a questa dea si riferisse il nome attestato da due dediche in lingua osca, alquanto problematiche e di difficile interpretazione. La certezza viene ora dal ritrovamento di un nuovo documento epigrafico con un nome servile nella forma latina di Opalis. Si tratta evidentemente di uno schiavo addetto al culto di Ops.
Opalia erano chiamate le feste che, a Roma, si celebravano per quella divinità il 19 dicembre.
Ops Consiva era la dea dell’abbondanza, la personificazione dell’opulenza, e si identificava con la Terra; in età imperiale assunse poi il nome di Abundantia, che sopravvive forse nell’attuale denominazione di Pietrabbondante. La tradizione le
attribuiva origini sabine: sarebbe stata introdotta a Roma da Tito Tazio, il re sabino che secondo la leggenda avrebbe regnato su Roma insieme con Romolo.
A Roma Ops aveva un sacrario nella Regia, vicino alla casa delle Vestali ed alla domus publica nel Foro romano; vi potevano accedere solamente il pontefice massimo e le Vestali. Secondo una tradizione riportata da Macrobio proprio in Ops Consiva, ma la questione era controversa, poteva essere riconosciuta la divinità tutelare segreta di Roma. Doveva restare segreta per impedire che i nemici potessero evocarla e farle abbandonare la città da lei protetta. La sua comparsa a Pietrabbondante conferma le origini italiche di questa dea introdotta precocemente a Roma in occasione di quella fusione etnica e politica dei Latini con i Sabini che ha trovato la sua rappresentazione mitica nel ratto delle Sabine.
Ops Consiva si viene così ad aggiungere all’altra divinità già nota a Pietrabbondante con il nome osco corrispondente a quello latino di Victoria. Le dee dell’abbondanza e della vittoria
caratterizzavano dunque il grande santuario nazionale dei Sanniti ed insieme con una terza divinità, probabilmente Marte, dovevano costituire la triade a cui era dedicato il grande tempio a tre celle retrostante il teatro.
I nuovi lavori hanno interessato la grande casa in parte già scavata negli anni precedenti, e si sono estesi anche nello spazio antistante, un’area libera su cui in età tardo antica si è concentrata l’attività produttiva, consistente per lo più nel
recupero e nella fusione dei metalli che si potevano estrarre dagli edifici ormai abbandonati del santuario.
La prima fase della casa, con il caratteristico atrio a impluvio, si può datare all’incirca tra gli anni 130-100 avanti Cristo. La sua funzione di residenza pubblica, di rappresentanza, in occasione dei convegni di carattere politico tenuti durante le festività religiose, era risultata evidente dall’ubicazione e dal carattere monumentale dell’edificio già al momento del rinvenimento cinque anni fa; è stata poi confermata l’anno scorso dal ritrovamento di un grande porticato a due navate annesso all’edificio principale.
Il portico occupa il posto in cui nelle case private si trova il peristilio con il giardino.
Liberamente accessibile anche dall’esterno, a Pietrabbondante il portico aveva invece la funzione di conservare e di esporre statue di divinità, dediche sacre e preziosi doni votivi recati al santuario da magistrati sanniti e da ambasciatori stranieri.
Il porticato ospitava inoltre altari e sacelli destinati a particolari funzioni di culto: si tratta quindi della domus publica del santuario.
A Roma la domus publica, sede del sommo sacerdote, si trovava nel Foro Romano e fu la residenza di Cesare quando questi divenne appunto pontefice massimo; la villa publica, ove tra l’altro venivano ospitati gli ambasciatori stranieri, si trovava invece nel Campo Marzio. È ben probabile che l’edificio di Petrabbondante abbia assommato queste funzioni di ospitalità e di rappresentanza. Il culto pubblico dovette essere abrogato a Pietrabbondante dopo la guerra sociale, con la fine delle ultime forme di autonomia del Sannio, di fatto dopo l’anno 82 avanti Cristo, per sopravvivere nella locale dimensione rurale ancora per qualche tempo, come avvenne nei luoghi di culto minori di Vastogirardi, Quadri, Schiavi d’Abruzzo, S. Giovanni in Galdo.
Negli ultimi anni di Cesare o nei primi di Augusto il santuario di Pietrabbondante con tutte le sue pertinenze, uomini e cose, fu privatizzato e venne in possesso dei Socelli, una famiglia che si insediò nella ex domus publica e si costruì un monumento funerario non lontano dall’abitazione.
Esplorata solo in parte, l’area archeologica di Pietrabbondante è nota soprattutto per l’elegante teatro ellenistico e per il grandioso tempio che dominano, da circa mille metri di altitudine, gran parte del Sannio dei Pentri e dei Frentani. Le attività di scavo sono riprese recentemente, nel 2002, dopo lunghi anni di inattività, in occasione del restauro del teatro.
La straordinaria documentazione restituita dal complesso monumentale con le nuove indagini lascia intendere che tra le rovine di questo santuario è sepolto il più grande archivio di informazioni che possiamo sperare di recuperare sulla storia, sulle istituzioni, sulla cultura artistica e sulla religiosità dell’antico Sannio.
Fonte: Il Tempo 13/09/2007
Autore: Adriano La Regina
Cronologia: Arch. Romana