Manca solo un giorno all’apertura del museo paleontologico di Pietrafitta e nel comune di Piegaro cresce l’attesa per un evento dai molteplici significati. Finalmente la collezione dei fossili, un tesoro di inestimabile valore scientifico, soprattutto per il numero di specie rinvenute, considerata uno dei più ricchi e importanti patrimoni paleontologici a livello europeo, sarà visibile nel museo costruito a Pietrafitta, poco lontano dalla miniera dove tutto ebbe inizio.
Domani alle 18 le porte della nuova struttura si apriranno e sarà festa grande. L’evento sarà coordinato dall’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Piegaro Marabissi e vedrà presenti numerose istituzioni presenti a cominciare dal presidente della Regione Marini e dal numero della Provincia, Guasticchi. A fare gli onori di casa i sindaci del Comune di Piegaro e di Panicale, Caporali e Bianco, nonché il presidente della società Valnestore Sviluppo Patalocco, il presidente della Comunità montana Bianchi, Enel produzione nella persona persona dell’ingegner Capurso e il Soprintendente per i beni archeologici dell’Umbria, Pagano. Seguirà poi una visita guidata ai locali, un buffet e una serata celebrativa allietata dall’intervento del corpo bandistico “Lo Smeraldo” e il gruppo teatrale “La Badia” di Pietrafitta.
Il museo paleontologico porterà il nome di Luigi Boldrini, ovvero di colui che negli anni Sessanta, ispezionando sistematicamente e continuamente gli scavi, in qualità di assistente capoturno della miniera che riforniva di lignite la centrale di Pietrafitta, iniziò a costituire la prima raccolta dei resti fossili.
“Capii subito – scrisse qualche tempo dopo Boldrini – che erano ritrovamenti interessanti e così cominciai ad appassionarmi alla ricerca e al recupero dei fossili. Quando riaprì la miniera di Pietrafitta, ritornai al mio lavoro con la qualifica di assistente capoturno. Lo feci con un altro spirito, con l’occhio sempre fisso sui banchi di lignite dove lavorava la macchina escavatrice per individuare qualche resto fossile”.
Quei giacimenti, infatti, non era raro che restituissero tesimonianze di forme di vita di milioni di anni fa. La collezione di resti fossili delle ligniti quaternarie di Pietrafitta è costituita da alcune migliaia di campioni ed è divenuta nel suo genere una della più importanti raccolte attualmente conosciute in Europa. L’attività mineraria sviluppatasi nel bacino di Pietrafitta, con il suo bagaglio di archeologia industriale intesa non solo come storia delle opere e dei macchinari utilizzati dall’industria, ma soprattutto come vicende di quanti hanno lavorato nella miniera e quindi storia sociale di un particolare ambito industriale e geografico, costituisce un ulteriore elemento a riconferma dell’importanza culturale dell’area.
Domani alle 18 le porte della nuova struttura si apriranno e sarà festa grande. L’evento sarà coordinato dall’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Piegaro Marabissi e vedrà presenti numerose istituzioni presenti a cominciare dal presidente della Regione Marini e dal numero della Provincia, Guasticchi. A fare gli onori di casa i sindaci del Comune di Piegaro e di Panicale, Caporali e Bianco, nonché il presidente della società Valnestore Sviluppo Patalocco, il presidente della Comunità montana Bianchi, Enel produzione nella persona persona dell’ingegner Capurso e il Soprintendente per i beni archeologici dell’Umbria, Pagano. Seguirà poi una visita guidata ai locali, un buffet e una serata celebrativa allietata dall’intervento del corpo bandistico “Lo Smeraldo” e il gruppo teatrale “La Badia” di Pietrafitta.
Il museo paleontologico porterà il nome di Luigi Boldrini, ovvero di colui che negli anni Sessanta, ispezionando sistematicamente e continuamente gli scavi, in qualità di assistente capoturno della miniera che riforniva di lignite la centrale di Pietrafitta, iniziò a costituire la prima raccolta dei resti fossili.
“Capii subito – scrisse qualche tempo dopo Boldrini – che erano ritrovamenti interessanti e così cominciai ad appassionarmi alla ricerca e al recupero dei fossili. Quando riaprì la miniera di Pietrafitta, ritornai al mio lavoro con la qualifica di assistente capoturno. Lo feci con un altro spirito, con l’occhio sempre fisso sui banchi di lignite dove lavorava la macchina escavatrice per individuare qualche resto fossile”.
Quei giacimenti, infatti, non era raro che restituissero tesimonianze di forme di vita di milioni di anni fa. La collezione di resti fossili delle ligniti quaternarie di Pietrafitta è costituita da alcune migliaia di campioni ed è divenuta nel suo genere una della più importanti raccolte attualmente conosciute in Europa. L’attività mineraria sviluppatasi nel bacino di Pietrafitta, con il suo bagaglio di archeologia industriale intesa non solo come storia delle opere e dei macchinari utilizzati dall’industria, ma soprattutto come vicende di quanti hanno lavorato nella miniera e quindi storia sociale di un particolare ambito industriale e geografico, costituisce un ulteriore elemento a riconferma dell’importanza culturale dell’area.
Autore: Biagio Speranza
Fonte: Corriere dell’Umbria, 13 luglio 2011