Ancora dieci giorni per la Villa romana del Casale. Questo il tempo che Vittorio Sgarbi, alto commissario del sito archeologico di Piazza Armerina, si è riservato per decidere sul futuro del monumento dichiarato dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”.
Un futuro che tarda ad arrivare, soprattutto se si considera che i 18 milioni di euro provenienti dall’Ue per la villa romana rientrano in Agenda 2000, cioè nella programmazione dei fondi europei di sei anni fa.
Stando alle ultime dichiarazioni del critico d’arte, la soluzione migliore per la tutela e per la salvaguardia della villa romana sarebbe il progetto della cupola ideata quasi un anno fa dagli architetti Lucio Trizzi-no e Mario Bellini. Durante la riunione straordinaria del consiglio comunale di Piazza Armerina convocata nei giorni scorsi appositamente per parlare del sito archeologico, lo stesso Sgarbi aveva definito il “cupolone” come “una nuvola sospesa sul monumento”, mostrandosi così favorevole all’ipotesi del duo Trizzino-Bellini.
Si tratta di una decisione definitiva? O tornerà in ballo la copertura in plexiglass ideata negli anni Settanta da Franco Minissi e portata avanti ancora oggi dal centro regionale per il restauro? La risposta a questi interrogativi arriverà la prossima settimana quando l’alto commissario per la Villa del Casale renderà note le sue intenzioni.
Il progetto scelto, poi, I dovrà avere l’approvazione dell’assessorato regionale ai beni culturali, guidato da Alessandro Pagano, dal sovrintendente di Enna, Salvatore Scuto, dal presidente della provincia ennese, Cataldo Salerno, e dal sindaco di Piazza Armerina, Maurizio Prestifilippo.
“Escludendo l’ipotesi che prevederebbe l’inserimento di pilastri”, spiega a MF Sicilia Trizzino, “l’unica soluzione è quella di creare una struttura geodetica (con forma sferica, ndr) che avvolga e protegga la Villa del Casale, inglobando al suo interno anche l’habitat naturale che la circonda”. “Anche distraendosi dalla visione dei mosaici, che comunque polarizzano l’attenzione del visitatore”, conclude l’architetto siciliano, “ritengo che la cupola non abbia alcun impatto ambientale, poiché perfettamente inserita nel contesto paesaggistico”. La struttura (150 metri di diametro e 45 di altezza), se realizzata, finirebbe nel guinness dei primati: sarebbe infatti la più grande del mondo, superiore persino a quella che si trova in Australia e che ha un diametro di 128 metri.
Ma al di là di chi porterà avanti il progetto per la copertura della Villa del Casale, una cosa è certa: il restauro dei mosaici porterà lavoro nella provincia di Enna e darà uno slancio all’economia del luogo. “I lavori di recupero del sito archeologico impiegheranno numerosa mano-dopera locale e coinvolgeranno specialisti e restauratori siciliani”, così come sottolineato da Sgarbi nel suo intervento in consiglio comunale. Per il recupero e per la tutela della Villa del Casale c’è sul piatto una somma che supera i 24 milioni di euro: 18.277.250 ottenuti attraverso il Por Sicilia 2000-2006 e altri 6 milioni provenienti dal Pit 11 che serviranno per le opere annesse al sito archeologico. Affinché i finanziamenti non vengano perduti, i lavori dovranno esse re portati a termini entro il dicembre del 2006. Per la rendicontazione contabile a Bruxelles e per i collaudi c’è tempo, invece, fino al dicembre del 2008.
Sulla vicenda Villa del Casale e sui tempi di realizzazione della sua copertura è intervenuta anche Legambiente, che si dichiara contraria a scelte troppo affrettate per non perdere i fondi Uè. “Oggi”, si legge in una nota diffusa dall’associazione ambientalista, “si corre il rischio che, pur di non perdere il finanziamento, si accetti una scelta affrettata. Non condividendo la logica del “si faccia purché si faccia”, chiediamo di conseguenza che le scelte degli organi preposti alla tutela del territorio e del bene monumentale siano dettate da logiche attente e partecipate e non dalla sola volontà di “spendere” i soldi sul territorio”. L’attacco è chiaramente riferito al progetto della cupola per la cui realizzazione sono necessari, tra tempi tecnici e amministrativi, 18 mesi. Un anno e mezzo di lavoro, cioè, che rientrerebbe entro i termini stabiliti dall’Unione europea.
Fonte: MF Sicilia 27/04/05
Autore: Emanuela Rotondo
Cronologia: Arch. Romana