Sparite da palazzo Trigona due teste marmoree del I secolo dopo Cristo della Villa Romana del Casale.
Il soprintendente ai Beni culturali, Beatrice Basile, ha denunciato l’ammanco dei due pezzi al Nucleo Tutela Patrimonio culturale dei carabinieri di Palermo. Una segnalazione nella quale non si parla di furto, ma si sottolinea il mancato ritrovamento dei due reperti archeologici, entrambi ritrovati negli anni 50′, nel periodo in cui a condurre le prime campagne di scavi alla Villa Romana era l’archeologo Vinicio Gentile.
Tra le ipotesi investigative possibili, subito seguite con molta prudenza dagli inquirenti in queste ore, quella di un possibile trafugamento. Ma sembra emergere nelle ultime ore un’ altra ipotesi privilegiata e meno grave, quella di un mancato coordinamento tra diversi enti competenti in decenni diversi, tale da aver provocato un trasferimento in altri depositi di altre soprintendenze.
Sull’area archeologica della Villa Romana, infatti, nei decenni scorsi, la competenza spettava prima alla soprintendenza di Siracusa e poi a quella di Agrigento. Nessun particolare quindi sul se e sul quando del trafugamento.
Potrebbe non esserci stato nessun furto, ma ammesso che ci sia stato potrebbe essere collocato sotto il profilo cronologico negli ultimi 20 anni. La soprintendenza di Enna non è stata in grado di aggiungere altri particolari.
Ricerche sono in corso presso diversi magazzini, tanto a Enna, quanto a Piazza Armerina, ma anche tra i magazzini di altre soprintendenze. Novità importanti potrebbero emergere nelle prossime ore. Il soprintendente Basile non si è voluta sbilanciare più di tanto. Sembra che a far scoprire l’ammanco dei due reperti archeologici sia stato solo il caso. Una tesi di laurea di una studentessa avrebbe portato la laureanda e qualche tecnico della soprintendenza di Enna a palazzo Trigona. Qui la scoperta e la segnalazione fatta partire dai carabinieri. Senza la tesi con molta probabilità nessuno si sarebbe accorto di nulla per altri decenni. Le due teste marmoree furono fotografate e catalogate decenni fa da un fotografo privato e poi inserite in alcuni libri di storia dell’arte.
La Testa virile è di marmo bianco, alta con il collo 34,5 centimetri. Il ritratto rappresenta un volto virile non molto allungato, dalle guance sfinite verso il mento rotondo.
Il ritratto scultoreo di dama di età Flavia, anch’esso di marmo bianco, alto mezzo metro circa. Già in passato alcune cassette di reperti archeologici, depositate all’interno di palazzo Trigona, secondo quanto riferito in un dossier dì Legambiente pubblicato alcuni anni fa, erano state negli anni ottanta oggetto di un primo tentativo di furto da parte di ignoti trafugatori d’arte.
Fonte: Giornale di Sicilia 03/10/2006
Autore: Roberto Palermo