Misteri sabini. Agli inizi degli anni ’90, in località Civitella (Pescorocchiano), nei sotterranei della chiesa cimiteriale di S. Angelo, fu scoperto dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio un santuario italico contenente depositi votivi risalenti al periodo medio-repubblicano (fine IV-metà II sec. a.C.).
Si tratta probabilmente di resti appartenenti all’antica cittadina di Nersae. L’edificio in questione è formato da una grande terrazza recintata. Su di un muro, sono scolpiti due falli. Arriviamo ai depositi. Gli oggetti votivi offerti alle divinità, non potendo essere spostati dal santuario quando aumentavano di numero, venivano collocati all’interno di grandi fosse ricavate nel terra. Alcuni di quelli in questo modo rinvenuti nel nostro santuario, ricordano quelli etrusco-laziali, centro-italici e campani, destinati alle guarigioni: questo rito era legato ad un culto delle acque.
Ma c’è altro. Nel santuario sono presenti statue di terracotta a grandezza naturale (teste, organi genitali maschili e femminili, mani, piedi, occhi, statuette femminili). Ma non solo, anche ceramiche a vernice nera, bronzi degli dei Marte ed Ercole e anelli, fibulae (spille), monete. Non mancano ossa appartenenti a caprini ed ovini che venivano sicuramente sacrificati agli dei. Insomma un grande e “movimentato” laboratorio di culti pagani, questo santuario italico, tra cui spiccava – visti falli, organi genitali femminili e quant’altro sparsi qua e là – quello per propiziare probabilmente la fertilità.
Fonte: Il Messaggero 01/06/2006
Autore: Andrea Liparoto