Dal 1948 è situato nel complesso dell’ex convento di San Domenico. È articolato in due grandi sezioni principali dedicate alla preistoria e al periodo etrusco-romano. Nel 1960, dopo la donazione da parte del Comune di Perugia, lo Stato italiano è subentrato nella gestione del Museo. Nel 1964 vi è stata istituita la Soprintendenza alle antichità (oggi “Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria”).
Molti dei reperti esposti provengono da scavi condotti nell’Ottocento: tra questi di notevole interesse sono il “sarcofago dallo Sperandio”, il “cippo di Perugia” e i “bronzi arcaici di Castel San Mariano”. Di notevole interesse storico-archeologico è inoltre la ricostruzione in loco della tomba dei Cai-Cutu (III – I secolo a.C.), comprensiva dei relativi corredi funerari.
Molti reperti preistorici provengono dall’acquisto di una collezione privata, ma anche da campagne di scavo che, fin dai primi anni del Novecento, hanno ampliato la consistenza del museo.
Il “cippo di Perugia”
Il cosiddetto “cippo di Perugia”, iscrizione etrusca del secolo III/II a.C., riporta il testo di un accordo tra le famiglie dei Velthina e degli Afuna, relativo alle modalità d’uso comune di una proprietà contenente una tomba dei Velthina.
Info:
Museo archeologico nazionale dell’Umbria, Perugia, piazza Giordano Bruno.