Il tempio a pozzo di Santa Cristina è la massima espressione architettonica della civiltà nuragica risalente a circa 3000 anni fa, ma sembra costruito oggi, con i suoi massi squadrati, perfettamente incastrati con una geometria perfetta.
Situato nei pressi di Paulilatino, è il pozzo sacro più rappresentativo dell’Isola dove storie, leggende e verità s’intrecciano tra loro, ma c’è qualcosa che non tutti sanno: una serie di eventi incredibili che puntualmente si verificano e mettono in evidenza l’interazione del monumento con il sole e la luna. La grande bellezza del monumento, la sua complessità architettonica e tutte le altre ormai note caratteristiche, rendono questa opera un vanto per l’archeologia della Sardegna, visto il loro valore storico e scientifico.
L’interazione sole-luna consente al monumento di essere proiettato in un contesto intercontinentale e di salire sul podio insieme a monumenti famosissimi come ad esempio Stonehenge, il monumento megalitico più complesso e più celebre d’Europa o le piramidi egiziane.
Da sempre i popoli antichi costruiscono gli edifici sacri creando corrispondenze fra il loro allineamento e la disposizione di costellazioni e pianeti, testimoniando la consapevolezza del legame tra fenomeni celesti e terrestri, in particolare della forte influenza del Sole.
Uno degli esempi più incredibili di questo legame fra architettura ed astrologia è Abu Simbel, località dell’alto Egitto, dove da migliaia di anni due volte l’anno avviene quello che è definito il miracolo del Sole: dalla piccola porta incastonata tra le colossali statue i raggi di luce penetrano nell’oscurità del tempio illuminando l’effigie del faraone.
Nel mese di settembre dal 21 al 23 alle ore 12.00 e nel mese di marzo dal 18 al 21 alle ore 11.00 in occasione degli equinozi il sole illumina perfettamente il fondo del pozzo passando per il vano scale. Il sole, con i suoi raggi, si riflette dentro il pozzo sino a toccare l’acqua. In questa circostanza l’osservatore, mentre guadagna gli ultimi 6 scalini interni, viene accompagnato da due ombre: una si proietta nell’acqua, l’altra discende dalla camera a tholos a testa in giù. Il fenomeno, è ovvio, desta molta meraviglia in chi lo vive. …che significato avrà? …enigmi di un passato di 3500 anni!
Il 21 di giugno il sole illumina il vano scale passando attraverso l’ingresso trapezioidale del pozzo e verso le 13:30 in contemporanea arriva a toccare l’acqua entrando peperndicolarmente alla camera a tholos attraverso il foro di 30 cm, creando effetti spettacolari!
Ogni 18,6 anni, in periodo di lunistizio maggiore, la luce della luna raggiunge lo specchio d’acqua riflettendosi perpendicolarmente attraverso il foro del diametro di circa 30 cm della camera a tholos. Teorie che prendono piede dal 1972 per intuizione di Carlo Maxia e Lello Fadda col supporto dell’astronomo Edoardo Proverbio. Teorie che portano in Sardegna, nel 2005, il Professor Arnold Lebeuf autore, nel 2011, dopo 5 anni di studi, del libro “Il pozzo di Santa Cristina un osservatorio lunare”. Secondo il Prof. Lebeuf il monumento probabilmente serviva per la previsione delle eclissi, nei prossimi anni l’analisi di nuovi dati sicuramente consentirà di sciogliere ogni dubbio.
oggi fa da cornice ad un insieme di monumenti che testimoniano una storia di frequentazione dei luoghi iniziata ben oltre 3600 anni fa. Arrivando nel sito si ha la netta sensazione di trovarsi improvvisamente proiettati in un’altra dimensione temporale a causa di un perfetto mix di archeologia, paesaggio e religione.
Un luogo magico ed unico, da visitare almeno una volta nella vita, che evoca sensazioni oniriche soprattutto nel tardo pomeriggio quando la luce crea un’atmosfera suggestiva, quasi mistica! Impossibile non essere rapiti dalla grande bellezza di tutto il paesaggio circostante che trasmette un forte senso di sobrietà ed equilibrio. In questo luogo anche il semplice passeggiare è straordinariamente piacevole specialmente nel momento in cui ci si rende conto di aver fatto un tuffo in un lontano passato, di esserne completamente avvolti, di essere in piena armonia con esso. Emozioni che sicuramente vennero percepite anche dai primi frequentatori del sito che, non a caso, decisero di viverci.
Presupposti che crearono le giuste motivazioni per edificare dei monumenti che oggi sono lo specchio e la magnificazione di queste sensazioni. Basta soffermarsi un attimo sulla bellezza del pozzo sacro per notare che la forma, il genio creativo, la maestria nella lavorazione e la sistemazione delle sue pietre sono di fatto spettacolari. Una mirabile opera d’arte e di ingegno unica al mondo che peraltro sembra quasi avere un’anima per la grande energia positiva che trasmette a tutti coloro che gli rendono omaggio con una semplice visita.
Il sito archeologico è posto a ridosso della SS131 quasi a metà strada tra Cagliari e Sassari. L’accesso all’area è reso agevole da adeguati svincoli, ben segnalati da ampi cartelli a bandiera dislocati poco prima in entrambi i sensi di marcia, procedendo in direzione Cagliari al km 115 e metri 70, procedendo in direzione Sassari al km 114 e metri 300. Coordinate satellitari per GPS: 40°3’39″N 8°43’48″E
L’insediamento è caratterizzato dalla presenza di una serie di monumenti edificati in epoche e spazi diversi, ma vicini tra loro, in un’area complessiva di oltre un ettaro avvolta da un parco di 14 ettari di proprietà del Comune di Paulilatino. Lasciata la macchina nell’ampio parcheggio si accede al moderno centro servizi posto ai margini di un villaggio cristiano del 1200. Procedendo verso Est, rispetto al villaggio cristiano, si raggiunge l’area del Tempio a pozzo del XII sec. a.C. invece a Sud-Ovest si giunge al Nuraghe Santa Cristina del XVI sec. a.C. e ad altre costruzioni di periodi diversi come il bizantino e il romano.
Oltre ai monumenti è possibile ammirare la vegetazione tipica del territorio costituita da una grande varietà di erbe spontanee, lentischi, peri, olivi, olivastri, e peri selvatici. Presenti anche piccoli animali selvatici come volpi, ricci, conigli, cinghiali, falchi e cornacchie.
Il parco archeologico e le sue strutture ricettive, dal 1987, sono gestiti dalla Cooperativa Archeotour di Paulilatino che cura i vari servizi.
Il villaggio cristiano prende il nome da una piccola chiesetta campestre del 1200 appartenuta ai monaci Camaldolesi di Santa Maria di Bonarcado. La chiesa si colloca al centro di un villaggio fatto di modestissime costruzioni realizzate in pietra basaltica e fango dette “muristenes” abitate un tempo dai frati. Dopo diversi secoli l’insediamento monastico divenne luogo di pellegrinaggio ed ancora conserva questa particolarità in occasione delle novene “nuinas” che per tradizione si svolgono in due periodi dell’anno e si concludono con la festa di Santa Cristina (seconda domenica di maggio) o dell’Arcangelo Raffaele (quarta domenica di ottobre).
Nel villaggio nuragico troviamo le testimonianze più antiche di frequentazione dell’intero sito di Santa Cristina. In particolare, un nuraghe monotorre costruito con blocchi di basalto disposti su filari irregolari che appare in buono stato di conservazione e si trova posizionato sul fianco di un leggero avvallamento dell’altopiano circondato dai resti del villaggio nuragico. La sua datazione è attribuibile al XVI sec. a.C. e si presenta in una torre unica del diametro esterno di circa 13 metri con altezza residua di circa 6 metri. L’interno si presenta in tutto il suo aspetto originale: a destra dell’ingresso è posizionata una nicchia di fronte alla quale si accede al vano scala che conduce al piano superiore. Subito dopo l’ingresso si giunge nella camera a tholos perfettamente conservata. All’interno di quest’ultima sono disposte tre spaziose nicchie.
Il nuraghe presenta l’ingresso orientato verso Sud-Est. Strategia che consentiva e consente l’illuminazione del suo interno, per mezzo del sole, per buona parte della giornata. L’apertura è sormontata da un architrave poderoso che è sovrastato da una finestrella di scarico.
Lasciato il nuraghe, poco più avanti, si incontra una singolare costruzione che evoca, pur non avendovi nulla a che fare, il corridoio in pietra delle tombe dei giganti. E’ la capanna allungata, ancora integra, costruita in pietre di basalto. Il suo corridoio interno è coperto da lastroni in pietra che in origine erano sicuramente collocati a formare il ballatoio del nuraghe. La capanna è larga circa 2 metri, presenta una lunghezza di quasi 14 metri ed è alta metri 1,85. Una vera rarità!
L’area del Tempio a Pozzo (o Pozzo Sacro) si raggiunge lasciando il villaggio cristiano e procedendo per circa 150 metri verso Est. Le documentazioni scritte sulla sua esistenza si hanno solo a partire dal secolo scorso ad opera di Alberto Ferrero della Marmora e di Giovanni Spano. La prima campagna di scavo archeologico del monumento avvenne alla fine degli anni sessanta e fu condotta dal Prof. Enrico Atzeni del Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico Artistiche dell’Università degli Studi di Cagliari in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le Province di Cagliari e Oristano e con il Comune di Paulilatino gestore dei finanziamenti erogati dall’Assessorato al Lavoro e alla Pubblica Istruzione della Regione Autonoma Sardegna.
La costruzione monumentale edificata intorno al XI – IX secolo a.C. appare in perfetto stato di conservazione, realizzata con utilizzo esclusivo di basalto (pietra di origine vulcanica) così finemente lavorata da attribuire al monumento la facoltà di rappresentare il culmine dell’architettura religiosa nuragica. L’Accademico dei Lincei e principale studioso della civiltà nuragica, Professor Giovanni Lilliu, nel definire questo capolavoro ha parlato di “magistra barbaritas” (civiltà barbarica maestra).
Il monumento è orientato da NNO a SSE e si compone di tre distinte parti accuratamente scalpellate nelle loro componenti a vista e così delineate: vestibolo o atrio, vano scale e camera ipogeica a tholos. Due paramenti murari esterni edificati in superficie quasi a protezione del tempio invece non presentano alcuna lavorazione, sono realizzati con pietre e fango e creano un notevole recinto a forma di toppa di chiave. Il vestibolo è la parte antistante la scalinata del Pozzo Sacro nel quale probabilmente venivano deposte le offerte votive per la divinità che i nuragici identificavano nella Dea Madre. Il Vano Scale consentiva l’accesso alla camera ipogeica e oltre ad avere una importante funzione estetica permetteva, evidentemente, di raggiungere l’acqua. Da notare la proporzione tra i 24 gradini che discendono verso il centro del pozzo e i 12 che compongono il soffitto a gradoni.
La camera circolare a Tholos o a falsa cupola, larga circa 2,50 metri, si raccorda perfettamente con la forma trapezoidale del vano scale e si compone di conci che formano cerchi concentrici. Questi ultimi si restringono man mano che si procede verso la sommità della camera, la quale termina con un’apertura circolare di cm 35 ed ha un’altezza di oltre 7 metri. Il basamento della camera è scavato nella roccia e presenta la forma di un catino che accoglie l’acqua proveniente da una falda acquifera perenne.
Il tempio si trova a pochi metri dai resti delle dimore dei pellegrini, dei fedeli e dei sacerdoti nuragici che convenivano a Santa Cristina per celebrare le festività. Situazioni che oggi ritroviamo ancora, in maniera analoga, nel villaggio cristiano. E’ pure presente una distribuzione di edifici allora sicuramente adibiti a mercato in occasione dei festeggiamenti. Costruzioni in gran parte a pianta quadrangolare.
In ottimo stato di conservazione anche la grande capanna circolare che conserva tutto attorno al perimetro murario il sedile in pietra. Sicuramente era destinata ad ospitare riunioni di carattere politico e religioso.
Il Pozzo Sacro sostanzialmente presenta caratteristiche analoghe a quelle degli altri suoi simili presenti nell’Isola tuttavia si distingue per le sue ragguardevoli dimensioni, per l’eccellente stato di conservazione e soprattutto per la raffinatissima ed impareggiabile tecnica di costruzione.
Percorrendo la SS131, in direzione Sassari, a 4 Km da Santa Cristina, si giunge nell′abitato di Paulilatino. Nel centro storico del paese caratterizzato dalla presenza di antiche case realizzate con la tipica pietra locale (basalto) si erge un imponente edificio fortificato del XVIII secolo, oggi Museo Civico, che appartenne ad una nota e ricca famiglia di Paulilatino proprietaria di terre e bestiame della quale l’ultimo discendente fu il Cavaliere Giovanni Antonio Atzori. Il museo si compone di tre livelli con 14 ambienti espositivi ed ospita una ricchissima sezione etnografica.
Info: www.pozzosantacristina.com
Tel. 0785 55438
Il Parco Archeologico di Santa Cristina è aperto tutto l’anno con orario continuato dalle 8:30 e sino all’imbrunire.
Autore: Massimo Muscas
Fonte: www.sardegnalive.net, 8 ago 2020