Una grotta, rimasta sigillata per migliaia di anni, che allo stato attuale delle ricerche presenta uno sviluppo planimetrico di oltre mezzo chilometro con andamento labirintico, nella quale vi sono cunicoli angusti e strettoie al limite della percorribilità, ma anche grandi sale con altezze che sfiorano i 20 metri, ricche di concrezioni calcitiche. E nuove scoperte archeologiche alle Tane del Diavolo che, insieme all’entusiasmo ed al fascino, accendono il desiderio di realizzare un museo per esporre reperti del Neolitico e tesori restituiti dalla Grotta dei Conoidi.
Lo ha annunciato il sindaco di Parrano, Valentino Filippetti, in occasione dell’evento ospitato sulla Rupe, nel corso del quale è stato tracciato il punto sulle ricerche, gli scavi realizzati con fondi messi a disposizione dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, ed i nuovi dati del giacimento archeologico dell’alto Orvietano. A farlo sono stati Federico Spiganti (Università degli Studi di Ferrara) del Gruppo Speleologico Todi, Felice Larocca (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” – Centro di ricerca speleo-archeologica “Enzo dei Medici”) e Luca Pulcinelli (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria).
La grotta in questione si sviluppa per oltre 500 metri con una profondità di circa 38 metri, lungo un percorso particolarmente impervio. Non era abitata, ma frequentata già da prima dell’Età del Bronzo. Lo hanno rivelato una serie di indagini condotte in laboratorio sui resti di anse e recipienti in terracotta, ceramiche rozze con all’interno tracce di combustione. Le indagini, alle battute iniziali ma destinate a proseguire vista la rilevanza storico-scientifica, hanno palesato essenze vegetali atipiche: aromatiche, con funzione olfattiva, e tracce di piante con fiori e frutti appariscenti, con funzione più visiva. Quanto ai frammenti ossei umani, la mandibola analizzata sembra appartenere ad una 18enne vissuta 3.300 anni fa.
La scoperta di questa cavità ritenuta di eccezionale interesse speleologico ed archeologico risale al 2022 sebbene sia stata resa di pubblico dominio solo nel luglio scorso a seguito dei primi necessari interventi di studio. All’interno della cavità è possibile osservare vari scivoli di detriti, i cosiddetti “conoidi”, che si sono formati a causa dell’infiltrazione di acqua e sedimenti dalla superficie all’interno del sottosuolo attraverso fratture nella roccia. Gli “arrivi d’aria” nella cosiddetta sala del bivacco, invece, lasciano ipotizzare una continuazione della superficie complessiva. Alla presenza del sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, di Maria Antonietta Mazzei, alla guida dell’Associazione palazzo Bisenzi e di Giuseppe Maria Della Fina, vicepresidente della Fondazione per il Museo Claudio Faina, sono state esposte al pubblico la Venere Verde, statuetta risalente al Paleolitico Superiore, due relazioni di Umberto Calzoni sui primi scavi alle Tane del Diavolo e le sculture di Arya Baglioni.
Fonte: corrieredellumbria.it 16 mar 2025