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PARMA. Rinvenuto a Ravadese il celebre abitato medievale noto come “Casouri”.

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Il celebre “Casouri” (noto anche come “Casalauri”), abitato di età rinascimentale citato, dalle fonti storiche, come plausibilmente ubicato nell’area di Ravadese e che non era mai stato rinvenuto (nonostante i numerosi tentativi che storici, archeologi ed équipe di professionisti hanno effettuato nel corso delle epoche) è stato ufficialmente ritrovato.
A riuscirci, tra il 2022 e il 2023, il personale della Bonifica Parmense – sotto la direzione scientifica degli archeologi Marco Podini (Soprintendenza di Parma e Piacenza) e dell’équipe di Abacus (ditta incaricata della sorveglianza dell’area) – e delle imprese edili (Dallara, Granelli, Italcondotte, Numanti & Rossi, Tirri Felice) impegnati nei lavori per il miglioramento e adeguamento funzionale delle condotte irrigue nel comprensorio del Canale Naviglio, tra Parma e Colorno.
Ad ufficializzare la notizia è stata la stessa presidente del Consorzio di bonifica, Francesca Mantelli, nel corso di un incontro, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli, all’Ape Parma Museo e che ha visto intervenire: Michele Guerra, sindaco di Parma, Maria Luisa Laddago, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza e gli archeologi Cristina Anghinetti (Abacus) e Filippo Fontana (ArcheoVEA).
“La sorveglianza archeologica condotta attraversando un’ampia porzione del territorio parmense, grazie all’intervento di messa in sicurezza del sistema ‘Naviglio’, ha permesso di mettere in luce nuovi indizi sullo sviluppo di questo territorio – ha raccontato Cristina Anghinetti, archeologa Abacus -. L’arco arco cronologico dai puntuali ritrovamenti dell’età del ferro giunge fino ai nostri giorni: reperti che ci raccontano la trasformazione agricola e abitativa di questa porzione della pianura, in cui l’uomo ha sfruttato le risorse della coltivazione e dell’allevamento arrivando a produrre abbastanza plusvalore da stabilire rapporti commerciali, anche grazie a canali navigabili, con territori distanti”.
All’incontro anche una nutrita rappresentanza di studenti: ben 70 giovani appartenenti al liceo artistico “Paolo Toschi” (classi 4A Teatro e 4A Architettura), all’istituto tecnico tecnologico “Camillo Rondani” (classi 4C e 5C) e all’Università di Parma (dipartimento Dusic, insegnamento di Archeologia Classica e Archeologia del Paesaggio), cui è stata offerta la possibilità di un’esperienza didattica unica sui reperti rinvenuti, a loro mostrati e raccontati nella seconda parte dell’incontro, durante una lezione interattiva con gli archeologi.
“I rilevanti ritrovamenti nell’area del sistema ‘Naviglio’ confermano ulteriormente come l’acqua abbia da sempre rivestito un ruolo strategico nello sviluppo delle sfere economiche e sociali dei territori e nella crescita delle comunità dei cittadini – ha spiegato Francesca Mantelli, presidente Bonifica Parmense -. Esprimo un sentito ringraziamento a tutto il personale consortile, alle imprese impegnate nel cantiere, alla Soprintendenza di Parma e Piacenza e all’archeologa Cristina Anghinetti che, con passione e competenza, ci ha seguiti e supportati in questo articolato percorso”.
“La cura del territorio, di cui il Consorzio della Bonifica Parmense si occupa concretamente, implica anche un aspetto storico, di comprensione della verticalità del tempo e, quindi, di ciò che anche il territorio nasconde ai nostri occhi, ma che ci racconta su quanto accaduto molti anni fa – ha dichiarato Michele Guerra -. Prendersi cura delle acque e dei temi idrogeologici, naturalmente lavorando insieme alle altre intelligenze che hanno contribuito alla buona riuscita di questo intervento, è un bel messaggio da lanciare verso un’idea sistemica territoriale che porta alla valorizzazione di belle scoperte”.
Maria Luisa Laddago, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza ha dichiarato: “L’esecuzione dei lavori di sistemazione idraulica condotti dalla Bonifica Parmense contestualmente alle attività di sorveglianza e, in certe aree, di vere e proprie indagini archeologiche in estensione dimostra che è possibile indagare, salvaguardare, valorizzare senza per questo compromettere o ritardare eccessivamente la realizzazione dell’opera che ne ha occasionato la scoperta: tutela archeologica e sviluppo del territorio non sono necessariamente due concetti antitetici a inconciliabili”.
“Il ruolo delle acque, della loro regimentazione e della loro gestione, nella formazione del paesaggio urbano ed extraurbano di Parma rappresenta un tema centrale nella comprensione della fisionomia del nostro territorio – ha concluso Filippo Fontana, archeologo ArcheoVea. Una storia di lungo sviluppata fra usi della risorsa idrica, come motore di sviluppo, e necessità di controllo della forza, a volte anche distruttrice, delle acque”.

Fonte: www.parmatodaily.it 22 gen 2025

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