Alcune precisazioni relative all’articolo “Pantelleria senza archeologi erba alta e zecche negli scavi” di Alessandra Ziniti, pubblicato il 3 giugno.
Le attività del Servizio per i beni archeologici proseguono secondo precise scadenze amministrative e scientifiche. Gli interventi di ricerca archeologica infatti sono stati realizzati grazie ai finanziamenti europei (Por 2000-2006) dall’assessorato regionale dei Beni culturali e ambientali e sono relativi a vari siti archeologici dell’isola (Mursia e Cimillia, Santa Teresa e San Marco, Lago di Venere, Scauri).
In particolare io condivido già dal 2000 la direzione dei lavori e la responsabilità amministrativa dei quattro lavori di scavo con il collega Sebastiano Tusa, soprintendente del mare dal settembre 2004, e che peraltro ancora mantiene gli stessi incarichi per i lavori ancora in corso: lavori di ricognizione, analisi territoriale e scavo archeologico di contrada Scauri, di contrada Lago di Venere, per la realizzazione del parco archeologico in contrada Mursia, dell’acropoli di Pantelleria, dei promontori di Santa Teresa e San Marco. Non è senza significato inoltre il fatto che sono diversi i concessionari di scavo della Soprintendenza di Trapani, che a seguito di concessioni regolamentate scientificamente in modo diverso, hanno incarichi di ricerca: le università tedesche di Greifwald (fino al 2003) e di Tùbingen, la Scuola di specializzazione in Archeologia dell’Università della Basilicata, la facoltà di Conservazione dei Beni culturali dell’Università di Bologna, la facoltà di Conservazione dei Beni culturali dell’Università di Parma.
Le attività didattico-scientifiche delle istituzioni universitarie continueranno anche nel 2005 secondo calendari già programmati con il soprintendente Giuseppe Gini e con me. Le aree archeologiche sono in massima parte proprietà privata: per questo le attività amministrative della Soprintendenza di Trapa-ni dal settembre 2004 sono rivolte alla definizione delle procedure espropriative e di imposizione dei vincoli, a tutt’oggi non ancora definite.
Pare appena il caso di ricordare infine che le prime indagini sull’isola furono effettuate già sul finire dell’Ottocento: si devono a Saverio Cavallari nel 1874 la prima planimetria complessiva delle due colline dell’acropoli, nonché il primo saggio di scavo, a Paolo Orsi e Albert Mayr nel 1894 e nel 1897, la restituzione su carta di quanto dei resti antichi era ancora visibile sulle colline.
Anche se il ritrovamento più eclatante, quello dei tre ritratti marmorei nell’estate 2003, potrebbe aver fatto pensare soltanto a momenti di particolare euforia, è obbligo istituzionale rassicurare il sindaco di Pantelleria sul fatto che il lavoro dell’archeologo si svolge nella normalità quotidiana, fuori dai clamori, con i supporti istituzionali che la legge prevede.
Che qualcuno abbia l’incarico di sovrintendere agli scavi di Pantelleria non c’è dubbio, ma che gli scavi siano in stato di abbandono e con l’erba alta è un fatto sul quale la dottoressa Giglio sorvola e che sta alla base della richiesta di nomina di un commissario ad acta che il sindaco Gabriele ha rivolto all’assessore Pagano.
Fonte: La Repubblica Palermo 08/06/05
Autore: Rossetta Giglio