Una villa romana, necropoli, gioielli – cinque collane e due anelli d’oro – altre strutture, un luogo di culto, un dado con iscrizioni misteriose. Poi un’urna splendida scolpita nel pregiato marmo di Carrara con un’epigrafe riferita a un Magnus Magister Pecoris.
Le indagini archeologiche preventive lungo la direttrice Palermo – Catania hanno portato alla luce un insediamento di epoca romana imperiale su una collina che domina il Fiume Dittaino, nella tratta Palomba-Catenanuova. Questo sito, datato all’Età imperiale, tra la metà del I e il III secolo d.C., ha rivelato tracce di rioccupazioni successive, testimonianza della sua importanza strategica nel controllo della vallata e delle vie di comunicazione.
Le scoperte archeologiche sono avvenute durante gli scavi preventivi in vista del nuovo collegamento Palermo-Catania-Messina, parte essenziale del Core Corridor n. 5 “Scandinavian – Mediterranean (Helsinki-La Valletta)”, che rappresenta un’opera strategica promossa da Italferr.
E’ stata la stessa società a comunicare la notizia, con soddisfazione, sottolineando implicitamente che i lavori vengono svolti con la massima accuratezza, così da giungere a svelare anche nuovi elementi storici che potranno essere valorizzati. Le indagini, in loco, continuano.
A ovest dell’insediamento principale è stata scoperta un’ampia necropoli con 168 sepolture, che offrono le testimonianze di una notevole stratificazione sociale, nonostante il villaggio non fosse grandissimo. Queste includono tombe monumentali e sepolture a “fossa terragna”.
Particolarmente significative sono le tombe monumentali. In un bustum – cioè in una tomba in cui è avvenuta la diretta cremazione del defunto, trasformata poi in un tumulo – sono state trovati cinque collane e due anelli in oro, insieme a un’urna cineraria in marmo di Carrara con un’iscrizione che menziona un “Magnus Magister Pecoris” e un dispensator. Questi reperti suggeriscono una struttura amministrativa complessa e indicano l’importanza dell’allevamento di greggi nella regione.
Il Magister pecoris era il responsabile capo delle aziende pastorali, uno schiavo di fiducia con compiti, caratteristiche, mansioni corrispondenti a quelle del direttore tecnico di un allevamento, che sapeva gestire uomini e animali e che aveva certamente cognizioni di veterinaria. Quindi non era semplicemente un capo dei pastori. Il dispensator era invece una sorta di fattore, tesoriere, segretario, amministratore per conto del proprietario. Da quanto pare di capire il fattore avrebbe offerto la pregiata funeraria al proprio prezioso collaboratore. Un riconoscimento postumo di grande rilievo.
Le indagini hanno anche rivelato la presenza di una villa rustica con ambienti centrali e almeno tre ambulacri, indicando una organizzazione spaziale che suggerisce l’attività produttiva legata alla villa romana.
Nel settore orientale del sito, le indagini magnetometriche hanno individuato tracce di un’area di culto. Questo comprende un canale naturale con ossa animali combuste, strati di bruciato e depositi alluvionali, insieme a reperti, aghi e spilloni in osso lavorato. Un dado con un’iscrizione enigmatica testimonia l’esistenza di riti e pratiche sacre in quest’area.
Qui sono stati trovati anche gli oscilla. L’oscillum, una piccola scultura a forma di disco, raffigurante una testa, era utilizzata nell’antica Roma come offerta votiva appesa agli alberi durante festività come le sementivae feriae, dedicate alla semina, o le paganalia, festività dei villaggi rurali, specialmente per venerare il dio Bacco.
Fonte: www.stilearte.it 5 lug 2024