Scavi in corso a Palese. Fra l’hotel La Baia e il lungomare, infatti, in un’area di proprietà privata è stato rinvenuto un insediamento che risale al Neolitico. Ad almeno 7mila anni fa, insomma. Qui, nel cuore dell’ex frazione di Bari, nel terreno antistante una vecchia villa – a coordinare gli scavi la Soprintendenza ai beni archeologici – sono emerse le tracce di un antico villaggio con tanto di sepolture, scheletri e reperti venuti a galla.
Un ritrovamento eccezionale secondo Donato Coppola, docente di Archeologia della Preistoria al dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Ateneo barese, visto che “si tratta di resti di strutture di un abitato Neolitico che non hanno eguali nel panorama della Preistoria italiana per lo stato di conservazione delle testimonianze rinvenute. Sono stati scoperti pavimenti abitativi molto ben conservati nonostante abbiano perlomeno 7mila anni, e altre testimonianze riferibili alla vita quotidiana degli agricoltori del Sesto-Quinto millennio avanti Cristo, come ceramiche e soprattutto un unicum rappresentato da una statuina in pietra che, raffigurante la dea madre, è stata trovata in prossimità di uno scheletro e si può ipotizzare facesse parte di una deposizione rituale”.
A sentire poi Coppola, che è peraltro il fondatore del museo preistorico di Ostuni e lo scopritore della gestante di Ostuni di 28mila anni fa, “molte volte purtroppo le soprintendenza si trovano dinanzi a eccezionalità senza avere gli strumenti per adeguati e opportuni interventi di tutela, anche finalizzati all’acquisizione pubblica di tali testimonianze. Il terreno non è stato ancora riconsegnato ai privati, ma, a mio avviso, si tratta di un sito auspicabilmente da musealizzare per farne un parco archeologico come Sesklo in Grecia e Banpo in Cina. Certo il sito si trova in un’area abitata a differenza dei due casi che ho citato, e questo complica le cose, ma mi auguro siano messe in atto tutte le forme di salvaguardia nell’eventualità estrema che il sito debba essere riconsegnato alla proprietà privata, perché è ovvio che qui non si può edificare nulla visto che i resti vanno salvaguardati”.
Sull’importanza dell’area, poi, è d’accordo Sandro Sublimi Saponetti, docente di Antropologia al dipartimento di Biologia dell’Ateneo barese, che spiega: “Questo sito riveste un grandissimo interesse. Nel mio lavoro cerco di ricostruire il modus vivendi delle antiche popolazioni pugliesi e questo lo si può fare esaminando i resti ossei che, per noi addetti ai lavori, rappresentano una sorta di grande archivio in cui sono registrati molti eventi della vita quotidiana. Sotto questo punto di vista il sito di Palese risponde in maniera perfetta: è un’occasione piuttosto unica di poter esaminare non solo un cimitero molto antico ma anche un abitato e addirittura degli ambienti produttivi. Ma lo scavo effettuato intercetta solo una piccola porzione di questo abitato e, quasi certamente, l’insediamento continua nelle proprietà limitrofe, nella strada circostante e fino al mare”. Un aspetto, quest’ultimo, che visto l’edificato può porre anche ragionevoli dubbi sullo stato di integrità dell’eventuale prosieguo dell’insediamento, magari compromesso negli anni proprio dagli insediamenti abitativi.
Mentre, più nello specifico della ricerca, Sublimi Saponetti ricorda che “durante uno dei saggi di scavo nei quali sono stato interpellato dalla Soprintendenza, a gennaio scorso, una di queste tombe, la cosiddetta tomba 6, non solo ha rivelato interesse perché molto antica, abbiamo stimato risalga a 7500 anni fa, ma perché l’unicità della sepoltura è data dal particolare rituale funerario consistente in una posizione che è stata fatta assumere al cadavere, sepolto ventre a terra, in posizione prona. Una terza caratteristica di questa sepoltura è data dal ritrovamento accanto alla testa di questo individuo di una statuina in pietra che, probabilmente, raffigura la dea madre. Un ritrovamento molto raro, il terzo finora in Italia”.
Ma anche Sublimi Saponetti insiste sulla necessità di salvaguardia dell’area: “Questo sito è un patrimonio di tutti che dimostra come sia importante e quale valore abbia il nostro territorio. Farne un parco archeologico sarebbe la maniera idonea per valorizzarlo. Senza dubbio le soprintendenze a causa della spending review hanno le mani legate ma, siti come quello di Palese, sono “santuari” e meriterebbero attenzione anche da parte della comunità scientifica internazionale. Finora vi ho prelevato 7 scheletri ma, appena l’altro giorno, sono stato convocato perché è stata rinvenuta una nuova sepoltura, dalla quale se ne intravede già un’altra”.
A fare il punto sulla vicenda, infine, è Luigi Larocca, soprintendente ai Beni archeologici della Puglia che premette: “Durante gli anni Ottanta a fronte di alcuni scavi condotti sulla costa antistante che evidenziarono la presenza di materiale risalente al Neolitico venne posto un vincolo, abbastanza esteso, su tutta l’area circostante, compreso il luogo su cui insiste il sito oggetto oggi di scavi. Ma, proprio pochi anni fa, tale vincolo fu impugnato dinanzi al Tar che si pronunciò per la sua rimozione”.
Sullo stato attuale, invece, Larocca chiarisce che “nell’ambito delle indagini preventive è stato effettivamente rinvenuto un insediamento di età Neolitica, nel quale sono state rinvenute otto sepolture e altri materiali che testimoniano un insediamento significativo. Stiamo completando gli scavi e valuteremo il da farsi, visto che si tratta di una di quelle situazioni in cui è necessaria una comparazione fra gl intereressi. In tal senso le due opzioni sul campo, vincolate al completamento dell’indagine archeologica preventiva, cofinanziata dagli stessi proprietari dell’area, possono essere da una parte che si ritenga esaustivo lo scavo e la fase di acquisizione delle informazioni scientifiche nonché dei reperti archeologici e che quindi si esauriscano le esigenze di tutela o che, qualora se ne ravvisino gli elementi, sia necessario riproporre l’iter per mettere nuovamente sotto vincolo l’area”.
Uno scenario in evoluzione, dunque. Anche se, osserva Larocca, “quello che va tenuto presente, tuttavia, è che il sito è di proprietà privata e che gli elementi archeologici rinvenuti e le condizioni generali dell’area non sono tali da lasciar presupporre, almeno al momento, la possibilità di dare vita a un paro archeologico”. Quanto alla destinazione delle scoperte, conclude Larocca, “dobbiamo riconoscere che la disponibilità offertaci dai proprietari ha consetito un’indagine finora molto ampia, consentendo il recupero di importanti reperti destinati sicuramente a confluire nel futuro in un adeguato allestimento museale”.
Ma preoccupato del futuro di quest’area, e convinto della necessità della sua valorizzazione nella prospettiva di farne un parco archeologico, si dice l’architetto Eugenio Lombardi dell’associazione ecomuseale del Nord Barese che, il 15 ottobre scorso, ha scritto una lettera indirizzata, fra gli altri, al ministro Franceschini, al governatore Vendola e al sindaco Decaro, per sollecitare la tutela del ritrovamento e conoscere quale sia il futuro che attende il villaggio del Neolitico di Palese.
Autore: Antonio Di Giacomo
Fonte: http://bari.repubblica.it, 19 ott 2014