Da Mondello a Isola delle Femmine e fino a Marzamemi, nell’ estrema punta sud-orientale della Sicilia, sui fondali marini si nascondono anfore e relitti di epoche remote. A recuperarli sono spesso sub e pescatori che li riportano a galla oppure li segnalano alle forze dell’ ordine o agli uffici della Soprintendenza del mare.
Nel mare siciliano sono stati censiti ben 700 punti di interesse storico, culturale e archeologico. «La maggior parte del materiale è stato trafugato – spiega Sebastiano Tusa, al vertice della Soprintendenza del mare – ora le acque non sono più così piene di reperti del passato, anche se noi riceviamo almeno due o tre segnalazioni al giorno di ritrovamenti che potrebbero avere un interesse culturale. Chi trova oggetti, ci chiama per un sopralluogo o li porta, anche se dobbiamo ricordare che in quest’ultimo caso si tratta di un reato a meno che l’oggetto non corra un serio rischio di andare distrutto. Dopo la segnalazione, interveniamo con una squadra in mare per verificare l’ interesse scientifico della scoperta».
Ma quali sono i ritrovamenti più recenti? Quest’estate, le mareggiate hanno riportato a galla alcune anfore a Mondello, nella secca che si trova a 5 metri di distanza dalla costa tra il Charleston e Mondello paese.
«Dopo le mareggiate primaverili in questo tratto di mare – continua Tusa – affiorano alcuni reperti che si trovavano a bordo di un relitto di epoca medievale. Oltre alle anfore, sono state recuperate varie parti della chiglia in legno».
Materiale rinvenuto per caso da pescatori o sub, mentre non è stato possibile intraprendere uno scavo sistematico sul sito dato che i pezzi del relitto sono dispersi in vari punti del golfo.
Nella zona di Capo Gallo, di fronte alla Motomar, sott’acqua alla profondità di circa 25 metri, ci sono i resti di un relitto punico del II o III secolo avanti Cristo. La nave trasportava anfore cilindriche probabilmente piene di grano. Anche questo è stato segnalato dai sub.
A Isola delle Femmine, i pescatori si sono imbattuti in cocci di suppellettili risalenti al V secolo avanti Cristo e fino al I secolo dopo Cristo.
Pochi giorni fa, nei pressi di Marzamemi, alcuni pescatori hanno individuato il relitto di una nave che trasportava marmo, mentre a Sciacca sono stati ritrovati altri reperti di un relitto francese con tanto di cannoni.
Alcune volte, i ritrovamenti sono di epoca recente. Alcuni giorni fa nel mare di Porto Palo, per esempio, sono stati trovati i resti di un caccia americano della seconda guerra mondiale.
Un’altra zona dove di frequente pescatori e sub scoprono reperti è nel tratto di mare che va da Sciacca a Licata. A San Leone, ad Agrigento, un anno fa i subacquei della Lega navale hanno ritrovato un cannone proveniente da un relitto veneziano con fusto ligneo e ruote che è stato poi recuperato ed è attualmente in restauro a Bologna. Sarà poi esposto all’ interno del parco archeologico di Agrigento.
A contribuire ai rinvenimenti fortuiti, ci sono anche i sommozzatori della polizia, dei carabinieri, della guardia di finanza, della capitaneria di porto.
Come è avvenuto un mese fa all’Addaura a Punta Priola, dove la polizia di Stato ha trovato un ceppo d’ancora in piombo di epoca romana.
Su queste tracce e seguendo anche la mappa dei fondali più ricchi di antichità sommerse, ricostruita dagli esperti sulla base delle varie pubblicazioni sul mare, si pianificano le campagne di scavi.
Fiore all’ occhiello di questa attività è il sito di Cala Minnola, a Levanzo, dove sono state ritrovate ad una profondità di 27 metri 80 anfore del I secolo a. C.
A Camarina, nel ragusano, di fronte a Punta Secca, proseguono gli scavi di un relitto bizantino in collaborazione con il Museo delle navi romane e quelli di un relitto del XVII secolo di un veliero armato con cannoni.
A Pantelleria, a Scauri, la soprintendenza del mare sta recuperando un relitto di epoca tardo-romana: un’imbarcazione che trasportava pentole del V secolo dopo Cristo ma che andò in fiamme prima di partire. Nel porto di Terrasini, è stato finanziato il recupero di un relitto del II secolo dopo Cristo, che trasportava anfore di vino.
Fonte: La Repubblica Palermo, 17/08/2007
Autore: Isabella Napoli