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PAESTUM (Sa). Nuove scoperte nel Santuario di Hera alla foce del Sele.

Si è concluso con successo lo scavo archeologico “Il santuario di Hera alla foce del Sele” che ha portato importanti novità in una delle aree archeologiche più significative della Magna Grecia. Il direttore del Parco archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel, ha presentato oggi in conferenza stampa tutti i risultati delle ricerche dell’Università Federico II di Napoli dirette da Bianca Ferrara, che gettano nuova luce sul contesto più ampio del Santuario.
Il Santuario di Hera alla foce del Sele era già conosciuto agli storici antichi; Strabone, descrivendo la Lucania, accenna infatti a questo santuario “…dopo la foce del Sele, la Lucania e il santuario di Hera Argiva, fondazione di Giasone e vicino, cinquanta stadi, a Poseidonia…” e Plinio il Vecchio ne fa un racconto ancora più puntuale “…dal territorio di Sorrento e fino al fiume Sele si estende per trenta miglia il territorio picentino, un tempo appartenente agli Etruschi, famoso per il tempio di Giunone Argiva, costruito da Giasone…”.
Un luogo simbolico e mitico dunque, la cui fondazione viene attribuita niente meno che a quel Giasone capo della spedizione degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro. La dea sarà infatti venerata in questo santuario come Argonia, in memoria della sua origine argiva e della sua speciale protezione alla nave di Giasone, Argo la veloce.
I lavori degli studiosi hanno interessato una struttura di tardo VI secolo a.C. di cui ancora non è ben chiara la funzione e il suo rapporto con il vicino Santuario.
La professoressa Ferrara, Ricercatore di Archeologia Classica presso il Dipartimento di Studi Umanistici Università degli studi di Napoli Federico II, ha spiegato che negli ultimi anni di ricerca, le annuali campagne di scavo, si sono concentrate in una particolare zona definita C, già individuata negli anni ’50 e ubicata a circa 530 metri dal cuore dell’area sacra – dove sono presenti due edifici che si sovrappongono, anche se con un diverso orientamento. Il più recente restituisce la planimetria di un’unità abitativa, di forma quasi quadrata (21,40×24,30 m), con ambienti disposti intorno a una corte centrale.
I materiali rinvenuti consentono di datare l’impianto, nella sua prima fase tra la fine del III e l’inizio del II sec. a.C. L’edificio sottostante, più antico, è realizzato in blocchi isodomi e restituisce una planimetria rettangolare.
L’attività di scavo nel 2017 – concentrata, in particolar modo, nel settore meridionale di questo edificio – ha consentito di datare l’impianto nei primi decenni del II sec. a.C. e la definitiva defunzionalizzazione entro il II sec. d.C.
Gli studenti e i giovani laureati hanno mostrato grandissimo entusiasmo e partecipazione, rivelandosi una forza importante per la ricerca e soprattutto per la diffusione della conoscenza del santuario e del territorio circostante, percepito come una realtà viva e partecipativa. Le attività di scavo, in collaborazione con il Parco archeologico di Paestum, si sono rivelate una palestra preziosa per la formazione degli studenti che hanno anche attivamente partecipato a tirocini universitari e hanno contribuito a rinsaldare un legame forte con la popolazione locale, informata dei lavori nell’area e curiosi di conoscere le nuove scoperte degli enti di ricerca.
A conclusione dei lavori, in occasione del trentennale dell’avvio delle ricerche presso il Santuario alla foce del Sele, sarà organizzata una giornata di studi dedicata alle attività effettuate negli anni e ai risultati fino ad ora evidenziati su aspetti inediti della vita e del ruolo dell’area sacra e di tutto il comprensorio gravitante intorno ad esso in età arcaica e fino alla piena età romana.

Autore: Alessandra Randazzo

Fonte: https://mediterraneoantico.it, 31 lug 2017

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