Sabato 26 giugno alla villa Casabella di via Porta Marina, il Soprintendente di Salerno Giuliana Tocco e la direttrice del museo pestano, Marina Cipriani hanno aperto due giornate di studio dedicate ad approfondire i restauri a cui sono stati sottoposte le costruzioni. A seguire gli interventi di archeologi, architetti ed esperti di restauro antico di levatura internazionale, tra cui Ruggero Martines, Giuliano Augusti, Salvatore D’Agostino, Gisella Capponi, Paola Coghi, Fabiano Ferrucci, Dieter Mertense, Maria Ioannidou, Tsasos Tanoulas, Sofoklis Alevridis, Giuseppe Voza, Giovanni Scichilone e Stefano De Caro.
Interessanti, le tematiche degli interventi che spaziano da “Conservazione costruttiva” a “Il Tempio di Nettuno nel quadro dell’architettura del suo tempo”, al “Progetto di conservazione del fregio ovest del Partenone”.
E dai lavori di recupero delle strutture, durati circa sei anni e finanziati da Lottomatica, tra gli altri, sono emersi tutti i particolari e le tecniche di costruzione usate anticamente dagli architetti del VI-IV secolo a. C. , quando furono realizzati i templi dell’antica Poseidonia, poi diventata la romana Paestum. Si è potuto quindi accertare che il calcare da usare per innalzare i templi, era tagliato con seghe le cui «lame» erano fatte di corde durissime. Quei massi, poi, erano scolpiti con trapani speciali e, infine, gli altorilievi, dipinti con colori brillanti e preziosi.
“Il dato più importante di questo recupero – dice Marina Cipriani, archeologa e direttrice del sito di Paestum – è che abbiamo avuto la possibilità di conoscere, analizzare, diagnosticare e documentare la situazione dei templi prima, durante e dopo il restauro”. Ricavando, dunque, dati rimasti nascosti durante i restauri dell’800 e del primo 900. Si è potuto capire, così, che quando i monumenti furono innalzati, le scanalature sulle colonne doriche non venivano fatte a terra, ma dopo che la colonna era già stata completata e messa in posa. Si sono scoperte persino le tracce delle corde passate nel volume stesso del blocco per alzarlo a livello delle travi. Un dato unico è quello presentato da una sorta di antichissimo restauro fatto sui blocchi arenaria prima di sistemarli: se risultavano troppo bucherellati, prima di essere lavorati erano restaurati preventivamente, chiudendo i fori con tasselli di piombo fuso e successiva stuccatura.
Fonte: CulturalWeb
Cronologia: Arch. Greca