Il dipinto nella tomba del Tuffatore è uno dei più misteriosi dell’area archeologica di Paestum. La sua interpretazione è al centro di un nuovo studio condotto dal docente tedesco Tonio Holscher. Per la prima volta lo studioso ha trovato una chiave di lettura diversa da quella individuata in precedenza. L’opera greca è stata così discostata dalle spiegazioni escatologiche e simboliche date finora in decenni di dibattiti e speculazioni tra i massimi esperti.
Holscher, professore di archeologia classica all’Università di Heidelberg, ha pubblicato un volume dal titolo “Il nuotatore di Paestum, gioventù, eros e mare nell’antica Grecia“. Il libro segna una svolta radicale nell’interpretazione del mitico Tuffatore: la figura rappresenta una scena reale, ovvero un giovane che salta in acqua ed è sul punto di tuffarsi. Non sarebbe dunque una metafora del passaggio dalla vita alla morte.
Al centro dell’idea di Holscher c’è la rappresentazione del celebre Tuffatore che l’archeologo ha analizzato pensando ad un pubblico vasto, dedicando la massima attenzione all’emozione suscitata da quella pittura e dal suo respiro poetico. Secondo Holscher, per svelare i misteri di questa iconografia unica nel suo genere bisogna andare oltre “l’opinione comune fino ad ora espressa, che fosse un’immagine del simbolismo escatologico“. Si riferisce all’interpretazione più consensuale sul dipinto, ovvero che il giovane non si gettò in mare, ma fece un passaggio dalla vita alla morte, in cui il mare rappresenta l’eternità.
Per l’archeologo tedesco, al fine di comprendere il senso del tuffatore di Paestum, bisogna ricollocarlo nel contesto greco. Un messaggio che va ben oltre l’arte per rivelarci elementi di vita sociale, politica ed affettiva, consentendoci di esplorare aspetti fondamentali della cultura greca. Per lui la tomba del Tuffatore contiene indizi importanti sul rapporto dei giovani con gli adulti nel mondo classico, “un rapporto molto diverso dal nostro in cui i giovani erano la speranza della società”.
A quell’epoca quindi l’importanza della bellezza non era soltanto una cosa legata all’aspetto esteriore, un tratto fisico, ma una qualità sociale, spirituale ed etica, ovvero che il corpo sano e forte è bello ed è strumento dell’eccellenza umana.
Secondo quanto raccontato dall’archeologo tedesco, il nuotatore di Paestum è una rappresentazione realistica, di “una realtà non banale ma significativa“. Holscher deplora i tanti pregiudizi con cui è stata accostata l’immagine del Tuffatore di Paestum, evidenziando che “il più grande, quel simbolismo escatologico, ha talvolta origine cristiana“. Secondo lui quel salto in mare non è una metafora ma un’immagine reale, un rito di passaggio che richiama a qualcosa che realmente accadeva, una vera e propria attività sociale. Egli insiste sulla realtà del salto del Tuffatore, “un efebo che nel passaggio all’età adulta dimostrò la sua capacità atletica e il suo coraggio saltando davanti agli occhi di uomini adulti che provarono attrazione erotica per i ragazzi, che introdussero nel mondo della polis cittadini“.
Lo studioso ha fatto notare una certa continuità storica e culturale della pratica dei giovani di gettarsi in mare dall’alto, citando Polignano a Mare, sulla costa pugliese.
A livello artistico si tratta di una scena molto bella, una grande armonia del dipinto ad eccezione della testa, unico aspetto “irrealistico, poiché tenuta alta e non tra le braccia, ma mostrarla è importante nell’arte greca, è una convenzione”. Altra convenzione è il modo in cui il sesso veniva rappresentato poiché “anche quello era importante, perché la scena ha una componente omoerotica, ma i greci preferivano il sesso non molto grande. Non è un’infantilizzazione e rappresentarlo grande sembrava loro di cattivo gusto“.
Rimane invece parte di mistero sul luogo dal quale il Tuffatore salta, che sembra una torre di pietra, ma finora gli archeologi non hanno rinvenuto nulla di simile sul sito di Posidonia, ribattezzata Paestum dai romani, in riva al mare e che prese il nome greco dal dio del mare.
La scena, collocata all’interno sulla lastra di copertura della tomba, per ‘guardare’ il defunto, è spoglia ed essenziale e non fa alcun riferimento a divinità o figure mitologiche.
Per molti studiosi rappresenterebbe quindi il passaggio dalla vita alla morte, ma secondo pareri contrastanti il tuffo consapevole del protagonista non combacia con l’idea di aldilà degli antichi greci del V secolo a.C., ovvero un luogo di tenebra tutt’altro che lieto.
Autore: Monia Sangermano
Fonte: www.meteoweb.eu, 18 ott 2022