Nel Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, Ozzano dell’Emilia vide il primo esempio di urbanizzazione del territorio con la città romana Claterna, risalente al II secolo a.C.
Sebbene per molto tempo l’antica città sia stata immaginata dagli studiosi come luogo di passaggio verso la Capitale, oggi, grazie alle nuove scoperte archeologiche, si può asserire che fosse un centro urbano ben sviluppato e con contatti diretti con Roma. Una conferma che arriva dal ritrovamento di iscrizioni, frammenti di marmo colorato, 3mila monete – tra cui un Quinario, moneta d’argento della Repubblica Romana datata 97 a. C. – e un corridoio della cavea di un teatro. Scoperte che hanno interessato solo un decimo della vasta area archeologica, a cui sono stati assegnati per gli scavi del triennio 2022 – 2024 oltre 700mila euro per il teatro e la domus dei mosaici, a cui si aggiungeranno ulteriori fondi “destinati a interventi di scavo archeologico, restauro, valorizzazione e riutilizzo del teatro romano”, ha sottolineato il sottosegretario alla cultura Lucia Borgonzoni.
“Ci troviamo davanti all’area archeologica non stratificata più grande del Nord Italia. Per importanza e quantità di reperti finora riportati alla luce probabilmente si può parlare di una Pompei del Nord”, così parla Borgonzoni in visita all’area archeologica per la presentazione dei reperti rinvenuti nei recenti scavi (ancora in corso).
“Ed è un’area, quella dell’antica città romana di Claterna, che è una continua scoperta. Dopo il foro, le strade, domus con mosaici policromi, impianti termali, ma anche tremila monete in argento e in bronzo, circa cinquanta gemme colorate con incisioni dedicate a varie divinità e numerose strutture tra cui il teatro, dai più recenti scavi relativi proprio al teatro sono infatti affiorati ulteriori materiali preziosi a testimonianza dell’importante passato della città e del suo rapporto con Roma, ma anche e soprattutto dell’immenso potenziale che abbiamo motivo di ritenere ci sia ancora da scoprire. Le ricerche hanno infatti finora riguardato soltanto un decimo del sito, un’area di ben 18 ettari” continua la Borgonzoni.
“Massimo impegno da parte del Ministero per valorizzarlo come merita con risorse economiche e progetti che diano al sito nuova vita: oltre a proseguire con gli scavi, con la Soprintendenza di Bologna abbiamo intenzione di mettere in campo una serie di attività che coinvolgeranno realtà e istituzioni del territorio, pensate per avvicinare alla conoscenza di questo luogo magico e ricco di storia innanzitutto i più giovani e fare da richiamo a quanti più visitatori in arrivo da tutto il mondo. Non ultima, sul tavolo, l’idea di restituire al teatro la sua originaria funzione di luogo di spettacolo”.
Fonte: www.artribune.com, 10 nov 2023